07 Ago La domanda importante : sono umile ?
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2019-04-25 08:41:21
La riflessione sull’umiltà mi ha catturato da tempo. Voglio chiamarla virtù o predisposizione interiore.
La
domanda importante: sono umile?
La riflessione sull’umiltà mi ha catturato da tempo.
Voglio chiamarla virtù o predisposizione interiore. Trovo utile, quindi, fare
subito un chiarimento: umile non è chi si svaluta o sottovaluta, né chi si
mostra o appare fragile, dimesso, ritirato, poco coraggioso o audace nei sogni
e negli obiettivi che vuole raggiungere.
La giusta stima della propria vita ed
essere umili non fanno a pugni. L’umiltà
è l’attitudine di vivere facendo esperienza di tutto quello che c’è fuori di
noi, nel mondo, con ammirazione e stupore. È il vedere noi stessi come
una piccola parte in un insieme più vasto, abitato da persone e creature dalle
quali possiamo imparare, sempre. Galileo disse: “Non ho mai conosciuto uomo
così ignorante da non aver nulla da insegnarmi”.
Sono solito affermare prima a me stesso
e poi agli altri che la persona umile può esser conscia del proprio valore,
mentre dà valore agli altri. So pertanto esprimere ciò che penso e che desidero
in maniera forte e decisa, rimanendo capace
di ascolto e rispetto per l’altro che è quella parte fuori di meche mi
manca e quindi mi completa.
Rilevo spesso nelle persone umili una
particolare dignità. Anche se sono persone di successo e importanti hanno la saggezza e l’esperienza necessaria per
comprendere i loro limiti e il valore altrui. Queste persone nella storia hanno
messo in luce la qualità dell’umiltà che non è stata un ostacolo nel portare a
termine ciò che hanno realizzato nella vita. Al contrario, è stata una fonte di
forza, che ha permesso loro di ricevere rispetto e poter offrire maggiore
fiducia nelle persone con le quali sono venute in contatto.
Sono pertanto certo che una persona dotata
di umiltà riesce a vedere oltre il proprio punto di vista o interesse. È ben
radicata in sé stessa e, allo stesso tempo, sa andare oltre se stessa. Ha l’intelligenza di riconoscere che siamo tutti
dipendenti gli uni dagli altri e che ognuno ha un ruolo unico, e a volte
inaspettato, da svolgere. Ha il buon senso di ritenere che tutto quello di cui
abbiamo bisogno ci arriva da una rete di relazioni estese. Possiede la saggezza
d’ammettere che tutti dipendiamo, per la nostra esistenza, dal sostegno pratico
ed emotivo di altre persone.
Ritengo che l’umiltà è pertanto un movimento orizzontale, non verticale:
mi faccio di lato per fare posto all’altro, a lui, al suo bisogno, alla sua
richiesta, al suo sapere, alla sua opinione. Io e l’altro siamo vicini e allo
stesso livello, entrambi utili, importanti e preziosi, ognuno con le sue
peculiarità. Ne consegue che penso che nel lavoro come nella vita privata, la
complessità che ci circonda rende sempre più importante chiedere consigli e informazioni
a chi ha più esperienza di noi. La persona umile riesce a sentirsi, per questo
né sminuita, né minacciata. Al contrario, chi è orgoglioso potrebbe non
chiedere e quindi non ricevere l’aiuto di cui ha bisogno.
Del resto, l’esperienza mi ha insegnato
che quando credevo di essere
superiore agli altri o non ho
riconosciuto i miei limiti ho persola capacità di ascoltare. Un detto
tibetano paragona l’uomo orgoglioso ad una tazza rovesciata: non lascia entrare
nulla e non può quindi essere riempita. O meglio a un bicchiere pieno fino
all’orlo che non può contenere altro.
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