07 Ago ONESTA’ – Le cose altrui
Pensaci Su…
2019-04-10 14:15:27
Tratto dal libro di Don Chino ” Tracce di moralita’ ”
Le cose altrui
La Bibbia mette insieme il nono e il decimo
comandamento e recita così: “Non
desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo,
né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna
cosa che appartenga al tuo prossimo”.
In questo comandamento appare la parola “desiderare”: è una parola profonda, potente, nuova, attuale. Voi,
ragazzi e ragazze, siete ricchi di desideri, siete spinti da questa forza
interiore che anticipa ciò che volete raggiungere. I vostri pensieri senza la
spinta delle ambizioni sono ripetizioni mentali noiose. Da svegli e da
addormentati, nei sogni liberate tante immagini, avete tante attese per il
futuro. C’è qualcosa dentro di voi che vi dice che il presente non vi basta e
vi affidate ai desideri per rompere la monotonia del presente. In ogni momento
la forza dei desideri vi stacca da ogni difficoltà e vi indica l’arcobaleno.
Nessun uomo o nessuna legge può vietarvi di desiderare, nessuna restrizione può
arrestare il fiume dei desideri che scorre verso il mare della vita.
I desideri e la coscienza
Solamente la
coscienza dà un limite ai desideri. C’è in questo “non desiderare”,
l’intervento della coscienza che guida tutte le nostre azioni, i pensieri e le
scelte. Dio scrive sulle tavole della nuova alleanza: “Non desiderare la roba degli altri”, vuole farci sapere cosa
c’è, cari ragazzi e ragazze, nel nostro cuore insondabile, smisurato. Ci
avverte di fare attenzione ai desideri disonesti e perversi che diventano
bramosia, avidità, istinto smodato, concupiscenza, invidia. Dio ci conosce e
quindi anticipa con il suo comando il rischio di possedere gli altri, i loro
beni. L’invidioso non controlla la sua avidità, vuole tutto e quindi ruba, si
impossessa della vita degli altri per fare soldi, uccide persino per
appropriarsi di beni o della persona che appartiene a un altro. Desiderare la
roba d’altri è il desiderio più triste del mondo, è la negazione dell’onestà, è
il ritorno alla schiavitù delle mente e del cuore.
L’invidia o desiderio malvagio
Lo sapete,
ragazzi e ragazze, che l’invidia ha sempre come compagna inseparabile
l’avidità, che è uno stato ossessivo, furioso, per avere e possedere? Quindi
desiderare la roba d’altri è il più pericoloso dei desideri, il più vuoto, il
più triste. Ci porta ad annullare la dignità nostra e degli altri, a essere
dipendenti da una possessività incontrollabile, da una cupidigia irresistibile
che annulla l’onestà. La Bibbia mette questo comandamento come ultimo, e non
per caso Dio lo ha posto in questa posizione. Come se volesse avvisarci di un
pericolo sottovalutato: “Non desiderare
la casa del tuo prossimo, né la moglie del tuo prossimo, né alcuna cosa che
appartenga al tuo prossimo”. Il tuo prossimo! Le parole del primo comandamento
ci parlano di Dio: “Io sono il Signore,
Dio tuo …”. Le ultime ci ricordano:
“Non desiderare la roba del tuo prossimo”.
Sembra proprio che il Signore abbia racchiuso i dieci comandamenti per noi, dal
primo all’ultimo, e mentre ce li consegna ci dica: “Io sono il tuo prossimo”,
sii onesto.
Parole incomprensibili…
Mi rendo conto che, soprattutto
per voi giovani, il decimo comandamento sia incomprensibile. Voi desiderate
tante cose, fra cui alcune che appartengono ad altri. I desideri fanno parte
dei vostri sogni, che sono tanti, belli e meno belli, possibili e impossibili.
Capite, cari amici, come si possa perdere la virtù dell’onestà solo perché
scatta in voi un desiderio di avere ciò che non avete, sia esso la donna
dell’amico o i suoi beni? È peccato desiderare? Chi può dire di non aver mai
desiderato le cose del suo prossimo? Come si può seguire la legge di Dio se
Egli è così esigente? Non tutti i desideri, cari amici, sono peccato. Gesù non
è così severo da vietarci di apprezzare il valore delle cose. Il desiderio,
infatti, quando è buono e onesto, è una fonte di energia e di progresso per la
vita. Dio ci raccomanda solo di non
desiderare a tal punto le cose degli altri da volercene appropriare
ingiustamente. Ci raccomanda di non desiderare ciò che non è bene, vieta la
cupidigia, la bramosia di possedere qualcosa che non ci appartiene. Ci
suggerisce di essere contenti di ciò che abbiamo.
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