07 Ago QUEL PICCOLO MONDO DI IERI : Le serate nella stalla
L’opinione di Don Chino
2019-03-28 08:50:18
“I ricordi che ci riportano nel passato hanno qualcosa
da suggerirci, da insegnarci. Conservano esperienze, desideri raggiunti, ideali
che solo il futuro ha potuto accertare. Nel mio piccolo mondo di ieri, povero
di cose e ricco d’umano, ho conosciuto persone, vissuto fatti che hanno
lasciato in me il desiderio di correre verso il futuro con in mano la fiaccola
accesa.” Don Chino
Pezzoli
Le serate nella stalla
Tra
i ricordi indimenticabili ci sono le
serate invernali passate insieme nelle
stalle.. Fino al termine degli anni Cinquanta del Novecento, la vita serale di
molte famiglie veniva trascorsa in stalla.
Un ambiente umido, correlato di ragnatele e dal profumo del fieno che si mischiava con la puzza dello
sterco degli animali. Era il luogo di ritrovo di grandi e piccoli per passare
le ultime ore della giornata al tepore degli animali.
La
stalla era quindi un vero centro di aggregazione sociale dei nonni, genitori e nonni e figli. Qui trascorrevano le lente e lunghe serate
autunnali ed invernali tra il lavoro, le
curiosità, jl divertimento e la
preghiera. In questo luogo abbastanza poco luminoso si tramandavano di
generazione in generazione le tradizioni, i racconti, le arti manuali delle
donne e degli uomini: una vera fucina culturale. Il tutto sotto lo sguardo e la
compagnia di quegli animali che facevano parte della vita di ogni giorno.
La stalla era spesso il luogo dove le persone
anziane, ormai impossibilitate a svolgere lavori pesanti, passavano
praticamente tutta o parte della giornata rannicchiate in un angolo sedute su
uno sgabello e avvolte in una coperta con accanto le culle dei neonati affidate
alle loro cure. Non mancavano i ragazzi e le ragazze grandicelli che
trascorrevano il pomeriggio giocando o facendo i compiti.
Le
persone che non avevano stalla chiedevano ospitalità ai vicini o parenti. La
vita serale era impostata sulla recita del santo rosario, poi vi erano i
racconti, quasi sempre gli stessi che incutevano paura. I personaggi dei
racconti erano quasi sempre spiriti, diavoli, apparizione di morti, streghe,
persone malvagie. Il narratore voleva inculcare negli ascoltatori la
contrapposizione tra il bene ed il male.
Grandi e piccoli ascoltavano con attenzione questi racconti, poi
facevano alcune domande alle quali facevano sempre seguito risposte categoriche
in cui il malvagio periva mentre il buono era premiato.
Gli
uomini, separati dalle donne, in un
angolo della stalla, con un tavolino e alcune sedie, giocavano a carte, a
morra. Gioco quest’ultimo, in cui due giocatori aprendo la mano in modo
simultaneo formavano un numero con le dita, gridando ad alta voce un numero da
due a dieci, tentando di indovinarne la somma. Altro gioco in stalla era la
Tombola con in palio qualche semplice premio.
Il
radunarsi nella stalla di sera, dopo una giornata faticosa di lavoro nei campi,
nei boschi e nell’accudire le bestie,
rappresentava il momento del riposo che serviva pure a riflettere sul lavoro
svolto durante le ore di luce, ma anche
a programmare il da farsi il giorno dopo:
legna da tagliare, letame da trasportare, muretti a secco da ricostruire,
arnesi ed attrezzi da riparare.
Nella
stalla uno spazio era riservato alla panche su cui sedevano le persone durante
le lunghe serate invernali a godere del tepore emanato dal fiato delle mucche. Questo luogo era illuminato
dalla lanterna a olio, tenuta sotto controllo
dagli adulti perché non finisse
per terra o peggio vicino al fieno. Grandi e piccoli portavano persino in
stalla la scodella con la minestra e qualche pezzo di pane o polenta per la cena, una parca cena, preceduta da una
preghiera di ringraziamento al Signore: tutto allora era dono suo.
Nella
stalla avvenivano anche gli incontri dei fidanzati. Quando il giovanotto aveva libero
ingresso nella stalla della sua morosa, significava che era stato riconosciuto
ufficialmente anche dalla famiglia di lei, quindi era praticamente
ufficializzare il rapporto che magari nei precedenti mesi estivi era stato tenuto
nascosto alle rispettive famiglie di appartenenza. I due ragazzi fidanzati, si sedevano vicini, potevano scambiarsi alcune parole, scambiarsi
gli sguardi, non andare oltre. Gli occhi vigili degli adulti e soprattutto delle
mamme o delle nonne erano sempre su di loro. Un mondo quello di ieri, davvero
diverso, con i suoi valori.
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