07 Ago L’onesta’ intellettuale
Pensaci Su…
2019-03-21 14:05:57
Tratto dal libro di Don Chino ” Tracce di moralita’ ”
L’onestà intellettuale
Nel mondo dei
cosiddetti intellettuali, c’è un valore sempre più raro e ormai in via di
estinzione: l’onestà intellettuale. In altre parole, gli studiosi non sono più
onesti in ciò che dovrebbe caratterizzare il loro modo di essere, la loro
attitudine complessiva nei confronti del reale, e, di conseguenza, in relazione
alla loro specializzazione: che sia l’arte, la narrativa, la saggistica, la
critica letteraria, cinematografica, artistica oppure il giornalismo e così
via. Non sono onesti nel loro modo di porsi davanti ai fatti, alle opinioni; di
conseguenza, non sono corretti nei confronti della loro disciplina. Questo
avviene perché, a monte, non sono onesti come persone. Un giornalista
televisivo che cominci il suo servizio mettendo il proprio giudizio davanti
alla spiegazione oggettiva del fatto su cui deve riferire, peraltro ampiamente
manipolato, ribaltato rispetto alla realtà, è uno dei tanti esempi di disonestà
intellettuale.
Gli
opinionisti e critici
Alcuni opinionisti,
narratori e critici sono disonesti non perché sono ignoranti, stupidi e nemmeno
perché sono brutti e cattivi per destino o per vocazione: Lo sono perché avidi
e vanitosi. Di conseguenza, per appagare la propria brama si fanno mettere il
guinzaglio e sono disposti, dietro compenso, a comunicare notizie false, non
obiettive, non documentate e parziali. Siccome viviamo in un mondo di individui
asserviti, questa è la regola vigente, fra quei cosiddetti intellettuali che
contano. La notizia della disonestà intellettuale finisce per non stupire più,
o meglio per passare del tutto inosservata. Non ci si fa più caso e dunque, non
ci s’indigna più. Il fatto che la giornalista di qualsiasi rete televisiva ci
“passi” le notizie edulcorate e manipolate secondo lo schema gradito al potere,
sembra ormai normalissimo, anzi, non vi si scorge nemmeno più, ormai, alcuna
disonestà. Del resto, quel che fa lei, lo fanno tutti. Sia l’informazione della
stampa, della radio e della televisione, sono appiattite, omologate secondo i
desideri dei poteri finanziari che manovrano le marionette nel teatrino della
globalizzazione.
La
medicina ufficiale
Un discorso analogo
va fatto per le cattedre universitarie, per le case editrici, per la critica e
le mostre d’arte, i concerti musicali, il teatro, il cinema, lo sport e ogni
genere di spettacolo; senza dimenticare il settore scientifico, la sanità
pubblica e privata, la ricerca, la sperimentazione, l’innovazione tecnologica.
Nel caso della sanità e dei colossi dell’industria farmaceutica, il pensiero
unico ha decretato la criminalizzazione di qualsiasi forma di medicina
alternativa (a dispetto dell’evidenza, e cioè del fatto che, da sempre, popoli
interi, come quelli dell’India, si curano mediante la medicina naturale): pure,
se un malato di cancro muore dopo aver rifiutato le cure ospedaliere, basate
sulla chemioterapia ed essersi affidato alla medicina delle Cinque leggi
biologiche di Hamer, immediatamente si leva un immenso clamore mediatico per
sottolineare le imperdonabili responsabilità delle medicine “non scientifiche”,
tacendo bellamente il fatto che, secondo stime prudenti, una parte delle
malattie sono provocate dalle cure stesse della medicina accademica e
ufficiale.
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