07 Ago QUEL PICCOLO MONDO DI IERI : La banda del Paese
L’opinione di Don Chino
2019-02-22 08:39:45
“I ricordi che ci riportano nel passato hanno qualcosa
da suggerirci, da insegnarci. Conservano esperienze, desideri raggiunti, ideali
che solo il futuro ha potuto accertare. Nel mio piccolo mondo di ieri, povero
di cose e ricco d’umano, ho conosciuto persone, vissuto fatti che hanno
lasciato in me il desiderio di correre verso il futuro con in mano la fiaccola
accesa.” Don Chino
Pezzoli
La banda del paese
Nelle feste patronali o negli
anniversari sociali importanti la banda del paese sfilava con orgoglio per le
strade. I bandisti erano orgogliosi di appartenere al Corpo Musicale e
ostentavano lo strumento lucidato prima della prestazione. I suonatori si
radunavano al mattino in divisa e a suon di musica, preceduti dal maestro, aprivano
i festeggiamenti per le strade seguiti da un nugolo di ragazzini in corsa. L’accoglienza
della gente era sempre festosa. I comitati dei festeggiamenti provvedevano al
pranzo dei musicanti e ai fiaschi e bottiglioni di vino. Precedeva i suonatori,
solitamente, il tamburino che percuoteva la pelle tesa del tamburo emettendo un
suono ritmico che segnava il passo di marcia della Banda. La gente accompagnava
questo personaggio con la canzone: “L’è lù,
l’è lù, sì sì, l’è pròpi lù! L’è ‘l
tamburo principal della Banda d’Affori, ch’el comanda cinquecentocinquanta
pifferi”.
Al mattino
la Banda sfilava per le vie del paese per invitare la gente alla festa. Nel
pomeriggio, c’erano altre esibizioni, si comincia davanti alla chiesa,
accogliendo con note solenni l’uscita della statua del patrono accompagnato
durante tutta la processione per le vie del paese. Al termine della cerimonia
religiosa, la Banda nuovamente si scioglieva, per poi riunirsi e concludere col
concerto serale in piazza.
Dopo
l’applauso e i fuochi d’artificio, che col rumore e lo stordimento chiudevano i
festeggiamenti, e i suonatori tornavano alle loro case con qualche bicchiere in
più in corpo e quindi barcollati. Ad accompagnarli a casa c’erano le mogli
indispettite che immediatamente buttavano sul letto l’artista gli levavano le
scarpe riservandogli qualche parolaccia che lascio al lettore immaginare.
In passato,
tra i suonatori abbondavano falegnami, sarti, barbieri, e spesso anche qualche
fabbro: esponenti dell’artigianato, che però, proprio per la precarietà del
settore, erano costretti ad integrare i guadagni con la musica. Percepivano
pochissimo nelle prestazioni musicali, ma a quel tempo arrotondavano con
qualche lira in più i costi famigliari.
La Banda in
qualche paese è rimasta, anche se ormai per molti rimane solo ricordo. degli
anziani. Solo gli anziani, dunque, sanno anche oggi fischiettare quei melodici
e ritmati motivetti rimasti nella loro memoria. Le nuove generazioni
preferiscono la musica pop e rock. Ora nelle feste folcloristiche o del paese
trovano spazio i diversi gruppi orchestrali. Un altro pezzo di storia dei
nostri paesi che rimane nelle foto che sono appese alle pareti di alcuni Comuni
o Parrocchie.
Qualche
parola va spesa anche per le Fanfare che prendevano, alcune il nome del gruppo
che rappresentavano (bersaglieri, alpini, carabinieri) e altre i nomi dei paesi
in cui il gruppetto di suonatori aveva origine. Le Fanfare onoravano con la
loro presenza compleanni, matrimoni, ricorrenze, anniversari, serate delle
contrade, avvenimenti di folclore. Alcuni suonatori che provenivano dalla
Banda, con i loro strumenti musicali, componevano il gruppetto. Tra gli
strumenti indispensabili c’erano: clarinetto, tromba, trombone, cornetta,
sassofono, contrabasso, il tamburello. Insomma, un piccolo gruppo affiatato che
si prestava a rallegrare con gli strumenti a fiato e a ripercussione i
matrimoni, le domeniche nelle osterie. Non mancavano mai i fiaschi e
bottiglioni di vino, necessari (come dicevano i suonatori) per “bagnarsi la gola”.
La misura delle bevute di mosto era spesso senza misura…
Facciamo
un applauso alla Banda e Fanfara del nostro paese. Un lungo batter di mani di
gratitudine per tutti i suonatori di clarini, grancasse, piatti, tamburi,
trombe e tromboni che in giacchetta rossa o nera rigata d’oro, portavano in
paese momenti di festa, di gioia. Ringraziamo ragazzi, ragazze, uomini, donne,
più o meno bravi che suonavano uno strumento musicale con passione. A questi
umili artisti un vero riconoscimento per aver rallegrato e alleggerito la vita
della gente d’allora, almeno per un giorno.
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