07 Ago QUEL PICCOLO MONDO DI IERI : Il materassaio
L’opinione di Don Chino
2018-11-21 08:54:57
“I ricordi che ci riportano nel passato hanno qualcosa
da suggerirci, da insegnarci. Conservano esperienze, desideri raggiunti, ideali
che solo il futuro ha potuto accertare. Nel mio piccolo mondo di ieri, povero
di cose e ricco d’umano, ho conosciuto persone, vissuto fatti che hanno
lasciato in me il desiderio di correre verso il futuro con in mano la fiaccola
accesa.” Don Chino
Pezzoli
Un materasso è un grande cuscino, normalmente posto
su di una rete ancorata ad un letto, su cui dormire o riposare. Il termine materasso deriva
dall’arabo e significa “gettare” e “posarsi su”. Durante
le Crociate gli europei adottarono il metodo arabo di dormire su
di un cuscino poggiato direttamente sul terreno.
Storicamente il materasso è stato imbottito di
paglia, da cui il termine alternativo pagliericcio, di crine, di lana di pecora o altri materiali morbidi. I
materassi moderni sono di vari tipi e possono essere costituiti
da molle ricoperte di strati più o meno spessi di lana o altri
materiali morbidi, oppure composti interamente di lattice di gomma.
Prima che la tecnologia e l’innovazione prendessero il sopravvento … il materasso
e la manutenzione dello stesso erano appannaggio di una categoria di artigiani che con il tempo è andata a scomparire: i Materassai. Di
seguito vediamo, come questi sapienti artigiani, operavano
durante le varie fasi di lavorazione.
Il materassaio inizia al primo step con la riempitura di ciò che va a mettere nel grande cuscino: è la fase
più difficile. Se si tratta di lana, l’artigiano esegue la cardatura e il
recupero di 12/13 kg di lana, la cui varietà, poi “apre la bocca”, ovvero si
strappa una parte della fodera per iniziare l’insaccamento della lana stessa,
partendo generalmente da un angolo. Con pazienza, e costanti movimenti
ripetitivi, si riempie la prima metà
per poi ripetere lo stesso lavoro dall’angolo apposto rispetto a quello
precedentemente utilizzato.
La riempitura è una fase delicata e, soprattutto, molto personalizzata in
quanto varia dall’età e dal peso della
persona che, a lavori terminati, usufruirà quotidianamente del materasso.
La facilità con cui si possono commettere errori, inoltre, è abbastanza
elevata. Una gobba o uno spazio vuoto, infatti, possono compromettere la buona
riuscita del materasso. Completata questa fase, ricucita la “bocca”, si passa
alla trapuntatura che, ancora
oggi ( per i pochi che ancora sono rimasti) , viene realizzata con l’uso di
aghi lunghi circa 30 cm.
Un materassaio al lavoro. Il filo, in un primo momento, viene fissato con
un nodo scorsoio in 7 punti sulla lunghezza del materasso, in 2 punti sulla
larghezza ed infine in 6 punti centrali. Successivamente, il bordo, dopo essere
stato reso omogeneo tramite la punzonatura,
viene ridefinito con una cucitura a vista detta francatura. Si fissava e si abbelliva con un fiocchetto di
cotone tutti i nodi della trapunta, e voilà … il prodotto finale era pronto per
l’uso.
Anche questo mestiere appartiene ai ricordi del passato quando il
materassaio entrava nelle corti delle cascine con la sua piccola cardatrice,
una sacca dove conteneva gli attrezzi e rinnovare i materassi vecchi, li
riparava quelli confezionava di nuovi. Le donne lo aiutavano a svuotare
l’involucro di lana da ripassare nella
cardatrice un piccolo strumento artigianale conservato da alcuni antiquari.
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