07 Ago QUEL PICCOLO MONDO DI IERI : Le fontanelle e i pozzi
L’opinione di Don Chino
2018-09-20 09:05:15
“I ricordi che ci riportano nel passato hanno qualcosa
da suggerirci, da insegnarci. Conservano esperienze, desideri raggiunti, ideali
che solo il futuro ha potuto accertare. Nel mio piccolo mondo di ieri, povero
di cose e ricco d’umano, ho conosciuto persone, vissuto fatti che hanno
lasciato in me il desiderio di correre verso il futuro con in mano la fiaccola
accesa.” Don Chino
Pezzoli
Le fontanelle e i pozzi
Ho chiesto alla signora Antonia di 86 anni vissuta in
un paese al sud di Milano di raccontarmi come si procurava l’acqua ai suoi
tempi.
“Noi che abitavamo in campagna avevano i pozzi che
venivano alimentati dall’acqua piovana. Con il secchio appeso alla corda e
calato nel pozzo, portavamo in superfice l’acqua, la filtravamo e bollivamo. Alcuni
pozzi erano attrezzati di un sistema di pompaggio manuale per estrarre l’acqua
attraverso un tubo. Nelle nostre case c’erano secchi e mastelli per l’acqua
grandi e piccoli”.
“In paese c’erano tre fontane dove le famiglie
attingevano l’acqua. Donne e uomini al mattino si recavano alla fontana più
vicina per riempire almeno due secchi contenenti e portare a casa almeno 15 litri
d’acqua per l’uso dell’intera giornata. Quando al sabato si faceva il bagno, si
scaldava l’acqua nella calderina della stufa
e versata in una tinozza. Per lavare i panni ci recavano ai torrenti oppure
al lavatoio comunale. L’acqua era considerata un bene prezioso e fondamentale e di
conseguenza usata con parsimonia e trattata con rispetto”.
“Un tempo procurarsi l’acqua non era così semplice come lo è al
giorno d’oggi; l’acqua, nonostante non fosse ancora una risorsa in via di
esaurimento come lo è in questi tempi, veniva sempre risparmiata, spesso
riutilizzata, e mai sprecata, soprattutto in tempi di guerra. Mia nonna mi
racconta che nel suo paese, ai tempi della Prima Guerra Mondiale occorreva
andare a prenderla ai pozzi, situati in alcune zone del paese, riempirne grandi
secchi e portarseli a casa, dove venivano svuotati in bacinelle per i vari
bisogni. Un paio di volte alla settimana, però, a turno lei e i suoi fratelli
dovevano tornare in paese a prenderne dell’altra, per non rischiare di rimanere
senza”.
“Ogni casa aveva una o più cisterne di pietra, credo
ardesia, dove si formavano delle riserve d’acqua: sia quella che arrivava da
qualche ruscello e quella piovana. In questo modo si poteva avere l’acqua più o
meno sempre, ma per forza di cose si doveva essere parsimoniosi nell’usarla”.
“Ricordo molti
contadini che, coltivando i loro terreni, erano in seria difficoltà, quando
pioveva poco, non potevano irrigare le loro coltivazioni. Ma per ovviare a
questo problema avevano escogitato il sistema delle cisterne per la raccolta
dell’acqua piovana. Me le ricordo bene, erano cisterne molto grandi che si
trovavano nei loro terreni. Quell’acqua poi veniva usata appunto per irrigare.
Però ricordo bene anche molte donne che andavano di buon mattino al torrente a
lavare le lenzuola e altri panni che poi lasciavano ad asciugare sugli enormi
sassi delle rive”.
“Noi avevamo con l’acqua un rapporto di grande
rispetto. L’epoca del consumismo è iniziata solo dopo quando ero adulta. Lo
spreco dell’acqua veniva visto nella mia famiglia come qualcosa di impensabile:
i rubinetti erano sempre aperti. Ora dire a un ragazzo e adulto che l’acqua va
comunque risparmiata è difficile e spesso noi anziani siamo tacciati di
arretratezza”.
“Mio padre, mi ha raccontato che agli inizi del
novecento l’acqua se la procuravano da un pozzo che si trovava a 30 metri da
casa. L’attingevano con un grande secchio e veniva impiegata per tanti
utilizzi: per cucinare, lavarsi e abbeverare le capre, mentre per lavare i
panni andavano ad un ruscello vicino. Alcune volte andavano a procurarsi
l’acqua ai fontanili dove l’acqua che scorreva da un tubetto di ferro o di
legno scavato. Per bagnare l’orto costruivano delle dighe scavando nella terra,
utilizzando l’acqua del ruscello; quando l’acqua arrivava al culmine, aprivano
la diga e l’acqua straripava sul terreno”.
Un
mondo quello che racconta Antonia che i giovani devono conoscere per apprezzare
il bene dell’acqua. L’acqua è vita e sciuparla, inquinarla è davvero grave.
Alcuni esperti ci fanno sapere che le riserve d’acqua potrebbero esaurirsi per
i cambiamenti atmosferici globali in atto. San Francesco la chiamava “sora”,
sorella e la benediveva. “Laudato si’,
mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et
casta”.
https://your-app.it/promozioneumana/wp-content/uploads/2019/07/POZZI.jpg
No Comments