07 Ago LA FERMEZZA
Pensaci Su…
2018-07-03 08:31:14
Tratto dall’ultimo libro di Don Chino Pezzoli ” Tracce di moralita’ ”
La fortezza interiore
La fermezza,
o fortezza interiore, è una qualità morale che assicura la costanza nelle
difficoltà. Questo vocabolo che indica risolutezza nell’agire, a molti sembra
vecchio. Chiedere, a voi ragazzi e ragazze, decisione, intraprendenza nel
pensare e agire è necessario, in questi momenti difficili di ansia, paura e
angoscia. Mi chiedo spesso: è così difficile compiere il bene? Le scelte e le
azioni impegnative costano fatica, si scontrano con la nostra mente pigra e
timorosa. Difficilmente lasciamo il sicuro per l’insicuro. La paura poi non si
controlla, specie nei momenti in cui è in gioco la nostra incolumità. La
fermezza interiore ci aiuta a non restare fermi e ripetitivi nelle nostre
azioni, insignificanti. Solo coloro che partecipano al gioco del bene sono come
“lampade sopra il moggio” che
illuminano sé e gli altri. Non esistono per questi atleti della vita la noia,
gli stati di angoscia e di disgusto: sognano e poi si impegnano per un mondo
nuovo.
La vulnerabilità
Forti, ma
fragili? Pare di sì. La consapevolezza della nostra vulnerabilità o fragilità,
mette in atto le risorse interiori. Se siamo coscienti della nostra debolezza,
ci chiediamo come prepararci a sostenere il bene e a non lasciarci ingoiare dal
male. Non è facile, poiché le emozioni e le compulsioni, le apprensioni e le
ansie, spesso ci bloccano. Di fronte alle difficoltà improvvise perdiamo il
controllo. So benissimo, cari giovani, che la vostra è l’età dei sogni, delle
azioni dettate dal narcisismo e della voglia di far colpo sugli altri. Vi
chiedo però di vigilare sulla fragilità, se non volete commettere errori gravi
o addirittura irreparabili. So che manca questo stato di allerta, sia a voi sia
a noi. Deve esserci per non trovarci spiazzati di fronte ai “tiri di rigore”
della vita. Gesù stesso, con una domanda, mette a nudo la fragilità dei
farisei, che si ritenevano giusti e condannavano l’adultera: “Chi di voi è senza peccato scagli la prima
pietra”. Un duro interrogativo, fa sapere l’evangelista, che ebbe come
risposta un immediato esame di coscienza da parte degli accusatori che
desistettero nel loro intento. L’atteggiamento dei farisei è come il nostro:
siamo attenti e vigilanti sulla fragilità altrui e ignoriamo la nostra.
La fiducia
In questa condizione umana di
vulnerabilità, dobbiamo anzitutto fidarci di Dio, che non ci lascia mai e ci
rafforza. Io son solito, di fronte alle prove della vita, attivare il mio
“telefonino mentale” per comunicare con Dio. Mi risponde? Non ho dubbi, anche
se qualche volta mi fa attendere… Mentre sono in attesa, non rimango passivo,
cerco in me stesso le possibili soluzioni ai problemi e alle difficoltà. Mi
lamento anche perché mi sento solo, a volte sfiduciato, ma poi Lui arriva in
soccorso. Allora mi abbandono, mi metto nelle sue mani. Beati noi, quando
avremo imparato davvero a fidarci di lui. Gesù ci dice: “Non
preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il
vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e
il corpo più del vestito? […] E chi di voi, per quanto si preoccupi, può
allungare anche di poco la propria vita”. Non dobbiamo preoccuparci della vita, lui è con noi e noi siamo in lui
e con lui. Conoscendo la nostra fragilità, ci invita a rimanere in lui, come il
tralcio nella vite, per portare frutti.
La pazienza
I forti interiormente sono
pazienti, esprimono la loro forza non nell’attaccare, bensì nel resistere.
Penso alla capacità di lottare nelle prove della vita: un genitore minacciato
dal figlio, una donna abbandonata dal suo uomo o viceversa, un lutto improvviso
per la morte di una persona cara, l’abbandono delle forze fisiche. Aristotele,
scrive: “È principalmente nel
resistere alla tristezza che alcuni sono detti forti”. La resistenza
quindi alla tristezza, al tedio, alla passività. La quotidianità, infatti, ci
pone davanti alla scelta della nostra e dell’altrui felicità, anche quando
viviamo momenti difficili e siamo delusi e amareggiati da tutti e tutto. La
fortezza è necessaria per toglierci dall’anima la patina della tristezza, dello
scoraggiamento. Occorre soprattutto in una società molle, flaccida, confusa, in
cui ci si spaventa di fronte alle consuete difficoltà: lo studio, il lavoro, la
vita coniugale, i rapporti sociali spesso conflittuali. Gesù riassume questa
resistenza dell’anima in queste parole: “Il regno dei cieli soffre la violenza e i violenti se ne
impadroniscono”. In altre parole, lo
scontro con la vita è difficile, occorre determinazione. (dal libro Tracce di
Moralità di don Chino Pezzoli)
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