I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Giuseppe verdi

I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Giuseppe verdi

L’opinione di Don Chino
2018-03-21 18:00:33

Musicista delle grandi passioni

Giuseppe Verdi nacque a
Roncole di Busseto, vicino Parma, nel 1813. Di famiglia modesta, prese le prime
lezioni da musicisti locali e compose all’età di 15 anni pezzi di musica sacra
e profana. Respinto nel 1832 all’esame di ammissione al Conservatorio di Milano,
studiò poi privatamente.

Iniziò a comporre le
prime opere mentre era maestro di musica al comune di Busseto.  Il Nabucco (1842) – il cui coro Va’ pensiero
fu assunto dai patrioti a simbolo della lotta per la libertà dall’oppressore –
e I Lombardi alla prima crociata (1843) ricevettero un’accoglienza trionfale.
Del 1844 è Ernani, primo importante frutto della collaborazione tra Verdi e il
librettista Francesco Maria Piave.

L’esperienza e la
padronanza perfetta dei mezzi tecnici produssero tre grandi capolavori:
Rigoletto (1851), Il Trovatore (1853), La traviata (1853), in cui Verdi, ormai
ricco e affermato, non ebbe paura di affrontare temi anticonvenzionali con
insuperabile talento drammatico e grande capacità di introspezione psicologica.

È il caso della
Traviata, tratta dal romanzo “La signora dalle camelie” di Alexandre Dumas
figlio, ambientata nel mondo borghese contemporaneo. La cortigiana Violetta,
bella e mondana ma affetta dalla tisi, conosce a una festa Alfredo. I due si
innamorano e vanno a vivere insieme in campagna. Il padre di Alfredo,
preoccupato dallo scandalo che potrebbe sconvolgere la sua famiglia, chiede a
Violetta di lasciare il figlio. Violetta si sacrifica e abbandona l’innamorato
senza spiegazioni. Alfredo si crede tradito, e soltanto quando sarà richiamato
sul letto di morte di Violetta, conoscerà la verità. Ma è troppo tardi e
Violetta muore tra le sue braccia.

Le tre opere, sebbene
colpite dalla censura e inizialmente accolte negativamente dal pubblico,
raggiunsero presto grandissima popolarità; le parallele vicende politiche che
avrebbero portato all’unità d’Italia (Risorgimento) aumentarono inoltre il prestigio di Verdi come musicista nazionale.

Dopo la trilogia, le
opere di Verdi furono molto più distanziate tra loro, e gli argomenti scelti
con ancora maggiore cura. Mentre in Germania andava affermandosi la rivoluzione
teatrale di Wagner,
Verdi si indirizzò verso il grand-opéra francese, un tipo di opera a sfondo
storico o religioso che prediligeva scenografie sfarzose, grandi scene di massa
ed elaborate coreografie di danza (opera).

Sul modello francese
compose le opere “Vespri siciliani” (1855), Don Carlos (1867) – entrambe per
l’Opéra di Parigi – e Aida, ambientata nell’antico Egitto, che andò in scena al
Cairo nel 1871 per celebrare l’apertura del canale di Suez.

Dopo Aida Verdi diradò
molto l’attività compositiva: al 1873 risale il Quartetto per archi e al 1874
la Messa da Requiem (in memoria di Manzoni), ma è solo del 1887 l’opera
successiva, Otello; l’ultimo capolavoro è Falstaff (1893), opera comica venata
di malinconia.

Verdi morì nel 1901 a
Milano, città dove aveva fondato una casa di riposo per musicisti, nel cui
oratorio è sepolto, commemorato da un epitaffio del poeta Gabriele D’Annunzio: “Pianse
ed amò per tutti”.

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