I GRANDI MAESTRI DELL’ UMANITA’ Don Luigi Monza

I GRANDI MAESTRI DELL’ UMANITA’ Don Luigi Monza

L’opinione di Don Chino
2018-02-08 17:25:34

“Diede una casa alla carità”

Una piccola figura
protesa verso un bambino: è la statua di don Luigi Monza, posta all’ingresso
alla “nostra famiglia” di Bosisio Parini di Lecco, struttura scientifica  che accoglie bambini disabili. Quella statua
in quel luogo ha un significato particolare: la storia dell’Istituto, oggi
l’unico istituto scientifico italiano riconosciuto per la ricerca e la
riabilitazione nello specifico ambito dell’età evolutiva , e la vita di Don
Luigi Monza, fondatore. Storia dell’istituto e quella del suo  e del suo fondatore sono intimamente legate..

Don Luigi, vivendo
intensamente nella quotidianità il suo ministero pastorale,  ha fondato 
l’Associazione “La Nostra Famiglia”. perché “la carità avesse una casa”
e in ogni sede la “carità fosse di casa”. In ogni dimora, la carità avrebbe
trovato, accanto alla compassione (il sentimento per farsi evangelicamente
prossimo), la scienza, perché don Luigi ripeteva spesso che “scienza e tecnica
sono al servizio della carità”.

Alcune espressioni del
suo messaggio, come “una carità estesa fino agli ultimi confini della terra,
ovunque ci sia un bene da compiere” e “il bene va fatto bene”, esprimono la
qualità di un impegno: una carità che diventa “Famiglia”, un laboratorio di
umanità che risponde a queste domande: «Chi sono io? Qual è il mio posto nel
mondo? Anche il bambino disabile deve trovare a questa domanda una risposta
positiva: io sono uno che altri amano e rispettano; io sono uno che sa e vuole
fare; io sono uno che sa dare amore e rispetto”.

Era il 28 maggio 1946
quando i primi due bambini, Vera e Umberto, fecero il loro ingresso alla casa
di Vedano Olona, ospiti dell’Istituto Medico Pedagogico appena sorto. Presto ne
seguirono altri. I bambini accolti presentavano disturbi psico -mentali,
espressione di ritardo mentale, e turbe del comportamento; vi era un certo numero
di bambini epilettici.

“La Nostra Famiglia”
nacque come istituto medico-psicopedagogico, ma con un’apertura caratterizzata
dall’attenzione alla persona e da uno spirito di accoglienza inconsueti per i
tempi Fin dall’inizio l’approccio alla patologia del bambino avveniva con
intervento multi – professionale.

Accanto alla scuola
speciale organizzata nell’Istituto si attuavano interventi di rieducazione
settoriali e si usavano diverse strategie in rapporto alle caratteristiche dei
singoli soggetti, per i quali veniva elaborato un progetto personale di
rieducazione. Una caratteristica inculcata da don Luigi era l’impegno di farsi
carico non solo dei bambini ma anche dei loro familiari.

Fiducioso com’era nel
futuro, proprio perché la carità non conosce la parola “basta!”, don Luigi
diceva alle sue discepole: “Voi gettate il seme di un albero…”. Il resto
sarebbe venuto dopo. “La Nostra Famiglia” di don Luigi non ha mai cessato di
crescere. Don Luigi, nei suoi ultimi istanti di vita, a chi lo scongiurava di
lottare ancora contro il male, perché preoccupato del futuro dell’Opera,
rispondeva: “Vedrai, vedrai, vedrai…  

In un famoso
apologo si legge: “Un uomo, passando per la strada, vede un bambino che muore
di fame e grida al cielo: “Dio, che cosa fai per lui?”. E una voce
risponde: “Io, per lui, ho fatto te”. 
Sembra una domanda di un’attualità sorprendente.  Eppure questa domanda la ritroviamo
semplicemente riproposta anche da don Luigi

Monza in una
delle sue lettere che si chiede insistentemente che cosa conta il corpo di un
disabile fisico e mentale? Nella visione di don Luigi  Monza il corpo è il primo dono  che riceviamo dal Creatore, il primo oggetto
di  riguardo e, come tale, va circondato
di rispetto, attenzione, stima e cura.


Il cardinale Carlo Maria Martini tratteggiò la grandezza interiore di questo
maestro d’umanità:

“Don Luigi non aveva un carattere quieto, si infiammava e si appassionava e
questo non sempre rende facili i rapporti 
né suscita sempre giudizi favorevoli da parte degli altri e degli stessi
superiori. E’ cosa che succede anche ai santi. Come loro, don Luigi non si
rassegnò, sicuro come era che “alla fine si vince sempre quando si vuole il
vero bene” e pervenne così a quella stupenda sintesi che è “l’armonia della
carità”. In essa si compongono zelo e pace, attenzione alle persone e libertà
dalle critiche malevole, prudenza 
nel discernere e capacità nel concretare (….).

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