I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Artemisia Gentileschi

I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Artemisia Gentileschi

L’opinione di Don Chino
2017-05-17 07:34:24

Artemisia Gentileschi nasce a Roma l’8 luglio del 1593

Artemisia Gentileschi nasce a Roma l’8 luglio del 1593. E’ la primogenita del pittore Orazio Gentileschi e di Prudentia Montone. Fin dall’infanzia è avviata a
diventare un’artista dimostrando subito una certa abilità verso la pittura
sacra.
La sua prima tela, “Susanna e i Vecchioni
” (racconto presente nella Bibbia), è dipinta con
uno stile molto naturale. La gestualità dei personaggi è decisa, le espressioni
sono realistiche ed il dipinto mostra la sua conoscenza dell’anatomia umana,
dei colori, del pennello e il suo gusto per la struttura del quadro.
Nell’estate del 1611 Artemisia visita nella sua città alcune opere finalmente
completate: Santa Maria Maggiore ed i suoi soffitti dipinti dal Cigoli e da
Guido Reni; San Pietro e l’estensione della facciata voluta da Carlo Maderno,
il Palazzo del Quirinale, dove il padre insieme a Giovanni Lanfranco, Carlo
Saraceni e Agostino Tassi sta decorando la Sala Regia.
Tassi s’innamora di lei e tra i due nasce una relazione. Il padre Orazio, però,
scopre la tresca e ritenendo la figlia vittima del suo amico/traditore Tassi,
lo fa arrestare e processare per stupro (perdita di verginità senza promessa di
matrimonio) nei confronti della figlia.
Un mese dopo la fine del processo (1612), Artemisia Gentileschi sposa un artista
fiorentino, Pietro Antonio di Vincenzo Stiattesi che frequenta come lei
l’Accademia del Disegno, dove Artemisia diventerà socio ufficiale nel 1616.
In questo periodo la giovane pittrice comincia a elaborare uno stile più
personale. dipinge “Giuditta che
decapita Oloferne”, che rappresenta una delle scene più violente
della Bibbia e che probabilmente rispecchia lo stato d’animo che la sconvolse
durante il processo.
Il realismo e il drammatico chiaroscuro richiamano le opere precedenti di
Rubens e di Caravaggio. Durante il soggiorno fiorentino ha il sostegno di
diversi benefattori della città, tra cui la Famiglia De Medici e la Famiglia
Buonarroti, dalla quale riceve la commissione di completare un affresco
all’interno della loro residenza.
Nel 1620  accompagna il padre a Geneva, a
quel tempo Genova è una città mercantile di ricchi banchieri e così Artemisia
non ha difficoltà a trovare degli acquirenti per le sue opere. Ed è durante il
soggiorno genovese che incontrerà il pittore Anthony Van Dick 
; i due artisti si conoscono artisticamente ed è
abbastanza probabile che si influenzeranno a vicenda.
Una delle sue opere più conosciute e raffinate viene realizzata in questi anni
genovesi: “L’Autoritratto
dell’allegoria della pittura”, nel quale dimostra la padronanza con
la tempera ad olio ritraendo sé stessa nell’atto di dipingere, circondata dagli
strumenti della pittura; un autoritratto abbastanza insolito per i suoi tempi;
l’opera sarà acquistata da Re Carlo d’Inghilterra.
L’ultimo
periodo della sua vita, Artemisia completa “David e Betsabea” e
” Lot  e le sue figlie” (racconti biblici). Una delle sue ultime opere
famose è la sua prima eroina femminile,
“Lucrezia”,
personaggio nel quale Artemisia si identifica: una donna forte, abile  e indipendente.
Artemisia muore nel 1653 e, nonostante la sua arte e la sua importanza, i
critici
 poco scrissero  su di lei. Eppure, in seguito le sue opere
hanno attestato le sue qualità artistiche e soprattutto i suoi tratti di
personalità forte. I colori, le luci e le ombre dei suoi quadri sono ben presto
stati riconosciuti capolavori di grande valore.
Ciò che rimane della sua vita e della sua esperienza artistica sono 34 dipinti
che attestano la sua vita avventurosa e difficile. Metteva nei suoi dipinti
l’amore e lo sdegno, l’ingiustizia e l’innocenza.

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