07 Ago BUONGIORNO TRISTEZZA
Pensaci Su…
2016-10-06 13:46:56
Nessuno, proprio nessuno, può sostenere di non aver mai provato mementi di tristezza.
Nessuno, proprio nessuno, può sostenere di non aver mai
provato m0menti di tristezza. E’ un
sentimento umano che trova posto nella nostra vita. Nasce dalla paura di
sbagliare, da un senso di responsabilità eccessivo, da un’autocritica continua.
E da quel timore di perdere la faccia davanti agli altri.
Questi e altri motivi che analizzeremo sono i maggiori
responsabili di questo stato d’animo. Stiamo però attenti che la tristezza non diventi
cronica, sarebbe come un’ombra che, passo dopo passo, s’impossessa della nostra
vita fino a spegnere ogni speranza
E’ bene subito precisare
che non si presenta con i tratti della depressione che ci porta a isolarci, a
ripiegarci su noi stessi, a lasciarci andare. E neppure con quelli della disperazione
che travolge l’anima in alcuni frangenti dell’esistenza. La tristezza è un
sentimento che mi ricorda il sole quando è velato dalle nubi: c’è ma non riesce
a scaldarci.
Il cervello quando è
adombrato dalla “nube” della tristezza non riesce ad irradiare bene la sua
forza e calore, non è più libero di svilupparsi, è impedito da emozioni
negative e, in parte, inutilizzato. Insomma, la tristezza è un “freddo” dentro.
Indubbiamente cerchiamo di trovare il motivo che ci causa questo stato d’animo.
Scopriamo che spesso siamo vittime di un ingiustizia, di una
delusione affettiva, di una perdita. Le situazioni dolorose certamente hanno il potere di compromettere l’umore, di
velare di malinconia la mente. C’è però
un tipo di tristezza che spesso diventa abitudine,
modo di vivere. E’ presente in noi quando
cessiamo d’essere protagonisti della
nostra vita, affidandoci passivamente
agli eventi.
Avvicino spesso giovani e adulti con uno sguardo malinconico e cerco
di capire come mai hanno tanta opacità in sé, nonostante stiano vivendo un
momento normale della loro vita. Scopro
che alcuni di loro sono tristi perché troppo teorici. “Tanto fumo e niente
arrosto”, recita un antico detto popolare. Una vita intessuta di solo idee e
programmi, poco pratica, non soddisfa.
Guai se le nostre potenzialità si tengono sigillate,
imprigionate nella mente e se ci trinceriamo nelle nostre chimere. Non possiamo
vivere solo di sogni, occorre fare qualcosa. C’è poi chi è triste perché getta la
spugna con facilità, rinuncia a lottare, a risolvere i problemi. Insomma, si
rassegna, rinuncia a vivere pienamente. Non meno triste è chi non sa
relazionare con le persone e non ha il
coraggio di prendere le distanze dai legami sbagliati di cui è circondato.
Quali sono i rimedi possibili? Ricette non ce ne sono, ma
solo qualche comportamento nuovo da adottare. E’ utile darci una mossa,
modificare il modo di pensare, d’affrontare le difficoltà. Non serve, ad
esempio, lamentarci continuamente come se la vita riservasse solo a noi guai,
insuccessi…
Un tale aveva scritto all’entrata di casa sua: “Sono sempre
contento, entra pure”. Credo che costui almeno ci provava a essere contento,
prendendo le distanze dai pensieri negativi. Noi siamo i nostri pensieri. Alcuni specialmente
possono essere fatali: il senso d’inferiorità nei rapporti, la frustrazione,
l’insicurezza, l’umiliazione subita ogni volta che mandiamo giù il famoso
“rospo”, l’invidia, la gelosia, il rancore verso qualcuno…
Per favore, arrabbiamoci, gridiamo, discutiamo, buttiamo
fuori questo “rospo”. E’ necessario liberarci da certi stati d’animo. La rabbia
non va trattenuta, accumulata, “stagionata” nei meandri della psiche. Se la fermiamo dentro, ci riserverà i suoi effetti
nocivi sull’umore.
Sorridiamo e facciamo sorridere gli altri. Il sorriso
risolleva il tono dell’umore e scioglie gli stati malinconici più rapidamente
che un antidepressivo. Il sorriso è quello scossone che strappa la vostra
coscienza dall’usuale direzione in cui è collocata e ci mette in relazione con
un mondo diverso, possibile, vivibile. E’ la spinta che ci fa cercare un altro modo di guardare
alla realtà e ci permette di essere ottimisti. Ma basta saper sorridere e far sorridere?
Forse non basta per essere contenti, ci vuole anche qualcosa
in più. Scorgere quel “filo” che Dio fa scendere sulla terra, attaccarsi, non
mollarlo. Purtroppo ci siamo staccati,
convinti di poter stare in piedi da soli. Ci siamo trovati fragili, impotenti e tristi. Riafferriamo
questo “filo”, non è impossibile, ve lo assicuro.
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