07 Ago I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Antonio Meucci
L’opinione di Don Chino
2016-06-23 20:11:17
Il grande scienziato italiano Antonio Meucci nasce a San Frediano, il quartiere popolare della città di Firenze, il 13 aprile 1808.
Il grande
scienziato italiano Antonio Meucci nasce a San Frediano, il quartiere popolare
della città di Firenze, il 13 aprile 1808. La sua è una famiglia povera: non
può completare gli studi presso l’Accademia di Belle Arti e inizia a lavorare
molto giovane; svolge varie professioni, da quella di impiegato doganiere, a
quella di meccanico di teatro. Nell’ambiente teatrale incontra Ester Mochi,
sarta, che diventerà sua moglie.
Antonio Meucci si appassiona fin da giovane all’elettricità fisiologica e
animale. Segue anche la politica: è coinvolto nei moti rivoluzionari del 1831
e, a causa delle sue convinzioni politiche per le sue idee liberali e
repubblicane, sarà costretto a lasciare il granducato di Toscana. Dopo lunghe
peregrinazioni nello Stato Pontificio e nel Regno delle Due Sicilie, Meucci
emigra a Cuba, dove continua a lavorare come meccanico teatrale. Nel 1850 si
trasferisce negli Stati Uniti, stabilendosi nella città di New York.
Meucci porta avanti i suoi studi sull’apparecchio telefonico già da tempo, ma è
nel 1856 che l’invenzione viene completata con la realizzazione di un primo
modello. Lo scienziato Meucci ha le idee chiare, tuttavia mancano i mezzi
economici per sostenere la propria attività. Ben presto arrivano a mancare i
soldi anche per la propria sussistenza: Meucci può contare solo sull’aiuto e la
solidarietà di altri emigrati italiani conosciuti.
Gli accade inoltre di rimanere vittima di un incidente su una nave: Meucci è
costretto a letto per mesi. La moglie Ester sarà costretta a vendere tutte le
attrezzature telefoniche a un rigattiere per soli 6 dollari.
Meucci non demorde e nel 1871 decide di richiedere il brevetto per la propria
invenzione, che chiama “teletrofono”. Il problema economico si
ripresenta: con i 20 dollari che ha disposizione non può nemmeno permettersi di
pagare l’assistenza dell’avvocato che ne esige 250. La strada alternativa è
quella di ottenere una sorta di brevetto provvisorio, il cosiddetto caveat,
che va rinnovato ogni anno al prezzo di 10 dollari. Meucci riuscirà a pagare la
somma solo fino al 1873.
Nello stesso periodo, con un’ampia documentazione sulle sue ricerche, Meucci si
rivolge alla potente American District Telegraph Company di New York,
richiedendo la possibilità di utilizzare le linee per i propri esperimenti. La
compagnia non coglie le potenzialità economiche dello strumento e procura allo
scienziato italiano una nuova delusione.
Nel 1876 Alexander Graham Bell presentato domanda di brevetto
per il suo apparecchio telefonico. Gli anni successivi della vita di Meucci
saranno spesi in una lunga vertenza per rivendicare la paternità
dell’invenzione.
Meucci trova una sponsorizzazione da parte della Globe Company, che intraprende
una causa con la Bell Company per infrazione del brevetto.
La causa termina il 19 luglio 1887 con una sentenza che, pur riconoscendo
alcuni meriti ad Antonio Meucci, dà ragione a Bell. In sintesi la sentenza
affermerebbe che Meucci avrebbe inventato il telefono, ma non quello elettrico.
Antonio Meucci muore all’età di 81 anni, il 18 ottobre 1889, poco prima che la
società Globe presenti ricorso contro la sentenza. La Corte Suprema
statunitense deciderà per l’archiviazione del caso.
Per oltre un secolo, ad eccezione dell’Italia, Bell è stato considerato
l’inventore del telefono. Il giorno 11 giugno 2002 il congresso degli Stati
Uniti ha ufficialmente riconosciuto Antonio Meucci come primo inventore del telefono.
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