07 Ago I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Boris Pasternak
L’opinione di Don Chino
2016-05-04 08:31:06
Boris Leonidovic Pasternak, scrittore sovietico e grande poeta universalmente noto per il suo romanzo “Il dottor Zivago”
Boris
Leonidovic Pasternak, scrittore sovietico e grande poeta universalmente noto
per il suo romanzo “Il dottor Zivago” (tradotto in ventinove lingue
e venduto in milioni di copie), nacque a Mosca il 10 febbraio 1890 da una
famiglia di intellettuali di origine ebrea. Studiò inizialmente composizione al
conservatorio e filologia all’università di Mosca ma poi si laureò in Filosofia, sempre nella medesima università.
Segui poi a Marburgo le lezioni del filosofo neokantiano Cohen. Esordì in campo
letterario nel 1914 con una raccolta di poesie dal titolo “Il gemello delle
nuvole”, per poi dar vita ad altre importanti sillogi, come “Oltre le
barriere”, “Mia sorella vita”, “Temi e variazione” e
“Seconda nascita”, in cui sembrò ricercare una scarna semplicità del
verso e una misura classica, ben lontana dalle esperienze. Si distaccò infatti dal futurismo sia per indole caratteriale (i
futuristi, e le loro versioni russe erano artisti molto aggressivi), sia per
inclinazioni artistiche, preferendo atmosfere intime, domestiche, quasi
immemori della storia in cui il poeta si muoveva.
Sul piano
politico, dopo aver partecipato al fervido clima intellettuale degli anni
immediatamente seguenti alla rivoluzione, aderì alla rivoluzione russa, cercando di essere sempre leale
con il regime pur senza nascondere le atrocità che questi commetteva. Dopo gli
sconvolgimenti della rivoluzione Pasternak decise dunque di restare in patria,
dove aveva un posto preminente tra i poeti contemporanei, ma cominciò a sognare
un’altra Russia oltre quella sovietica, a vagheggiare cioè una Russia dello
spirito, una Russia dell’anima, europea, universale.
L’anno del distacco definitivo dalla politica culturale del partito avviene nel
1946, quando prende corpo il violento attacco contro gli intellettuali
“deviazionisti e borghesi”. In quello stesso anno, ironia della
sorte, comincia la stesura del suo capolavoro “Il dottor Zivago“, che gli procurò sicuramente
un’improvvisa e vastissima notorietà mondiale ma anche moltissime grane tra i
sovietici.
Basti ricordare che il dattiloscritto, pur non essendo un’opera anticomunista,
venne rifiutato dall’Unione degli Scrittori e non poté esser pubblicato in
Russia, tacciato come “libello” antisovietico. Fortunatamente lo
pubblicò in Italia Feltrinelli nel 1957 dopo varie e complesse
traversie editoriali. La critica occidentale accolse il libro trionfalmente,
tanto che nel l958 a Pasternak venne assegnato il
Premio Nobel per la letteratura.
La notizia fu considerata in Russia come un insulto alla rivoluzione e
Pasternak accusato di tradimento, fu minacciato di espulsione. Il regime lo
costrinse a rinunciare al Nobel che senz’altro, come
riconoscimento, aveva una timbratura anti-sovietica, ma da quel momento in poi
lo scrittore si chiuse in un amaro silenzio, rifugiandosi nell’esilio della sua
dacia a Peredelkino, nei pressi di Mosca.
Insomma, “il romanzo offre una ricostruzione della storia russo-sovietica
dei primi tre decenni del secolo senza proporre giudizi, ma suggerendo
un’alternativa spiritualistica, nutrita di sensibilità cristiana, alla versione
univocamente eroico-materialistica offerta dalla letteratura ufficiale”.
Boris Pasternak visse gli ultimi anni rigidamente controllato dal regime e morì
nel suo ritiro di Peredelkino il 30 maggio 1960. Osteggiato in vita e
profondamente incompreso nel suo Paese, l’opera poetica di questo grande
scrittore ha però indubbiamente esercitato un notevole influsso sui poeti russi
meno conformisti.
“Il dono dell’amore è come ogni altro dono. Può essere grande
quanto vuoi, ma non si rivelerà mai senza illuminazione. Con noi invece, è come
se ci avessero insegnato a baciarci in cielo e poi, ancora fanciulli, ci avessero mandati a vivere sulla terra, contemporaneamente, perché mettessimo alla
prova l’uno con l’altro questa capacità. È l’apice di una compatibilità senza gradazioni, in cui
nessuno è superiore o inferiore, un’equivalenza di tutto l’essere, con tutto
che genera gioia, con tutto che si rianima.” (Boris Pasternak)
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