07 Ago “SINDROME DELLO SGUARDO BASSO”
Pensaci Su…
2015-10-22 11:38:23
Michele Serra dopo Gli sdraiati ha pubblicato ultimamente un altro romanzo: “Ognuno Potrebbe”. Sembra voler continuare il tema delle persone “ferme”, appesantite dalla noia, senza senso
Michele Serra dopo Gli
sdraiati ha pubblicato ultimamente un altro romanzo: “Ognuno Potrebbe”. Sembra voler continuare il tema delle persone
“ferme”, appesantite dalla noia, senza senso. Parla di un mondo dove le persone
che incontri, quando cammini per strada, ti vengono addosso perché soffrono
della «sindrome dello sguardo basso», la stessa sindrome che impedisce alle
coppie di parlarsi e di guardarsi negli occhi.
Un mondo particolare dove si pensa poco e che tutti parlano per
sentito dire, anche se nessuno ti ascolta. Un mondo dove la parola “io” viene
prima di tutto. Giulio, il protagonista del romanzo, è un antropologo
trentaseienne che vive ancora con la madre, che fa un lavoro precario e lo
mantiene. Insieme al suo amico Ricky s’immedesima nei calciatori per foraggiare
il suo narcisismo.
sentito dire, anche se nessuno ti ascolta. Un mondo dove la parola “io” viene
prima di tutto. Giulio, il protagonista del romanzo, è un antropologo
trentaseienne che vive ancora con la madre, che fa un lavoro precario e lo
mantiene. Insieme al suo amico Ricky s’immedesima nei calciatori per foraggiare
il suo narcisismo.
La fidanzata di Giulio, Agnese, è una di quelle che soffrono
della “sindrome dello sguardo basso”. Quando è in compagnia di Giulio guarda
spesso il telefono, dà un’occhiata alle mail, invece di parlare con lui. Giulio è affascinato dall’esultanza di un
calciatore che apre le braccia senza fare nient’altro, se ne sta in disparte,
si sente spaesato e vive in uno stato d’ansia perenne. Gli altri, ai suoi
occhi, sono diventati troppo ingombranti.
Ricorda suo padre che parlava poco e lavorava molto, e che quand’era
piccolo gli aveva dato uno schiaffo perché in un discorso aveva usato troppe
volte la parola “io”. La mamma lo rassicurò che “io” non era una parolaccia.
della “sindrome dello sguardo basso”. Quando è in compagnia di Giulio guarda
spesso il telefono, dà un’occhiata alle mail, invece di parlare con lui. Giulio è affascinato dall’esultanza di un
calciatore che apre le braccia senza fare nient’altro, se ne sta in disparte,
si sente spaesato e vive in uno stato d’ansia perenne. Gli altri, ai suoi
occhi, sono diventati troppo ingombranti.
Ricorda suo padre che parlava poco e lavorava molto, e che quand’era
piccolo gli aveva dato uno schiaffo perché in un discorso aveva usato troppe
volte la parola “io”. La mamma lo rassicurò che “io” non era una parolaccia.
In queste pagine conosciamo il mondo che ci circonda, un mondo
che cambia e che non finisce mai di cambiare, (non so se in meglio o in peggio)
e soprattutto riconosciamo noi stessi.
che cambia e che non finisce mai di cambiare, (non so se in meglio o in peggio)
e soprattutto riconosciamo noi stessi.
Quando insieme alziamo lo sguardo ci
diciamo: “Ognuno Potrebbe”… Che cosa
potrebbe? Migliorare.
diciamo: “Ognuno Potrebbe”… Che cosa
potrebbe? Migliorare.
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