I Comandamenti Verticali

I Comandamenti Verticali

L’opinione di Don Chino
2014-12-16 17:45:23

La più grande rivoluzione del mondo
Nell’excursus di Benigni in televisione in queste sere  apprendiamo che c’è «il Dio liberatore, che ci
insegna come dalla legge venga la libertà e dalla libertà l’amore». Il Dio
creatore, in queste tavole della legge, ha ceduto il posto al Dio liberatore da
ogni tipo di schiavitù che annienta la vita. Dio non vuole l’uomo schiavo,
sottomesso a un potere politico, lo libera attraverso Mosè, un ebreo fragile e
insicuro e persino balbuziente. Libera il suo popolo dalla più grande potenza d’allora,
l’esercito egiziano perché la “libertà è amore, cammino, vita”. Dio scrive con
il suo dito sulle tavole da consegnare a Mosè le dieci leggi, dieci comandi.

 

Il primo comandamento:
“Sono Javè tuo Dio che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla casa di
schiavitù. Tu non avrai altri dei all’infuori di me. Non ti prostrerai davanti
ad essi, né renderai loro un culto, perché io Javè tuo Dio sono un Dio geloso”.
Commenta Benigni: «E’ un Dio geloso, che ci vuole tutto per sé. Un Dio
implacabile, che ci vieta di «inginocchiarci davanti agli idoli (soldi, potere,
sesso, droga) perché gli idoli addormentano, mentre Dio inquieta». Quanti idoli
hanno preso posto nella nostra anima…

 

Il secondo comandamento: “Non
ti servirai del nome di Javè tuo Dio, per una menzogna, perché Javè non lascia
impunito colui che si serve del suo nome per una menzogna.” Benigni sottolinea
che “c’’è la consapevolezza che in 3500 anni di storia sono state combattute
più guerre in nome di Dio che per qualsiasi altra cosa, e questa è la più
grande bestemmia», e l’Isis che «usa il nome di Dio per terrorizzare gli uomini,
ma questo è un delirio di Dio, è un inno alla morte».

 

Il terzo comandamento:
“Ricordati del giorno di sabato, per santificarlo. Durante sei giorni lavorerai
e farai ogni tuo lavoro, ma il settimo giorno è il sabato in onore di Javè tuo
Dio Non farai alcun lavoro né te, né tuo figlio, né il tuo schiavo, né la tua
sciava…”. Benigni puntualizza che in questo comando di Dio, “c’è la certezza che
il riposo fa parte del lavoro» e che «il rombo della creazione sfocia nel
silenzio del sabato. Il senso del tutto è nel silenzio. Pensate oggi quanto ce
ne sarebbe bisogno: siamo tutti sempre connessi con tutto il mondo, ma
disconnessi con noi stessi. Nessuno ha più il coraggio di rimanere da solo con
se stesso. Ma i Comandamenti ci dicono di fermarci: siamo andati talmente di
corsa con il corpo, che la nostra anima è rimasta indietro. Fermiamoci (è il
monito con cui Benigni conclude questa prima serata evento)  altrimenti l’anima ce la perdiamo per sempre”.

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