07 Ago Il mio ragazzo si droga
L’opinione di Don Chino
2014-07-22 22:21:00
”Con il mio ragazzo sto davvero bene insieme e non ci manca niente, ma lui ha un difetto che mi fa paura: si droga.
”Con il mio ragazzo sto davvero bene insieme e non ci manca niente, ma lui ha un difetto che mi fa paura: si droga. Ha iniziato qualche anno prima di conoscerlo. Fa abuso principalmente di cocaina e ogni tanto anche di ecstasy, io non ce la faccio più a vederlo così. È più forte di lui, non riesce a smettere, dice che purtroppo ama gli eccessi e non riesce a controllarsi, la stessa cosa è anche con l’alcol, beve troppo e diventa un ragazzo eccitato, a volte aggressivo. Non so cosa posso fare per aiutarlo a smettere, non posso rinchiuderlo in casa o minacciarlo di dirlo ai suoi genitori, non posso sempre fargli scenate ad ogni incontro, non voglio stare in questa situazione, sono stufa di piangere e vederlo così, perché lui è veramente l’amore della mia vita, lo amo e stiamo davvero bene insieme”. (Maura)
Mara vuole un consiglio
Prima di tutto questa ragazza dice di essere innamorata del suo ragazzo tossicomane. E’ necessario che si renda conto che si trova di fronte a un problema non risolvibile solo con il suo amore. Quante volte si ha l’illusione che basti la vicinanza, le raccomandazioni, le lacrime per staccare dalla droga una persona dipendente. Se poi la persona tossicodipendente smette di far uso di sostanze, si pensa, ingenuamente, che abbia superato la crisi d’astinenza. Non è affatto vero. Il tossicodipendente spesso afferma che, in alcuni periodi della sua vita, ha smesso completamente di far uso di una o più sostanze. Più volte devo far capire ai tossicodipendenti che difficile non è smettere, difficile è non ricominciare. Ogni percorso di guarigione esige tempo, professionalità, impegno e nuovi vissuti. Noi ai ragazzi che chiedono aiuto per uscire dalla dipendenza, chiediamo un periodo di tempo per vivere nuove esperienze in un contesto ordinato e finalizzato al recupero delle forze interiori.
La domanda cruciale
Sono molte le persone che si pongono la domanda: “Ma dalla droga si esce? Credo che sia la domanda che implicitamente si pone anche Maura. La risposta non può essere che positiva, altrimenti dovrei sostenere che la tossicodipendenza è una malattia cronica e recidivante. Le nostre ricerche e soprattutto la mie esperienze trentennali dimostrano come ci sono stati soggetti capaci di liberarsi da questo legame patologico e vivere una vita normale, lontani dalle droghe e dall’alcol. Come devo riconoscere che alcuni, per motivi che vanno analizzati attentamente, non ce l’hanno fatta a uscire da questo tunnel. Infatti, vanno presi in considerazione diversi fattori che possono favorire o ostacolare il recupero, la possibilità del recupero. Si pensi alla situazione familiare del soggetto, all’ambiente sociale in cui vive, alla fragilità psichica o ad alcuni disturbi di personalità che possono ostacolare lo sforzo evolutivo. Non è da sottovalutare una certa predisposizione del soggetto alla dipendenza.
Intelligenza e volontà
Noi siamo soliti dire che una testa che riflette ha maggiori possibilità di recupero. Liberati i neuroni dalle tossine, il soggetto che sa pensare, più facilmente motiva le sue scelte, dà un senso alla sua vita, riordina le relazioni, riattiva i sentimenti, risveglia la coscienza. Così anche una valida volontà necessita come risveglio delle forze psichiche e contrasto alle passività, soprattutto per raggiungere un buon autocontrollo. Riflessione e volontà sono importanti, ma non sono sufficienti. Anche nelle affermazioni di Maura sembra esserci una valutazione errata che se il suo ragazzo “volesse smettere di drogarsi” potrebbe riuscire. Quante volte il tossicomane promette di smettere di drogarsi a se stesso, alla mamma disperata, al proprio figlio,alla ragazza e poi ricade di nuovo. E’ sbagliato pensare che questo disagio si risolve unicamente con un po’ di testa e tanta buona volontà. I fallimenti del tossico spesso avvengono nel momento in cui pensa di poter smettere di drogarsi perché ha deciso o ha promesso a qualcuno. In questo modo rimuove il problema, sottovaluta la sua fragilità psichica.
Ciò che occorre fare
E’ necessario fare una seria diagnosi per ogni caso, prima d’ iniziare un percorso riabilitativo. Si tratta di una valutazione che prende in considerazione: la persona con i suoi vissuti, le sue difficoltà evolutive, le sue risorse, l’ambiente in cui è cresciuta e vive, la disponibilità ad essere aiutata, le persone che le stanno vicino. E’ necessario quindi conoscere la persona che abusa di droga per poi trovare il modo d’ interagire sul disagio. Nessun operatore saggio sottovaluta la storia del tossicodipendente che cerca di esplicitarla attraverso un’anamnesi dinamica il più completa possibile. Tutto ciò avviene durante gli incontri che richiedono tempo, attenzione e competenza. Segue poi una diagnosi più approfondita del soggetto con l’aiuto di test, confronti, verifiche comportamentali. Di grande aiuto è la Comunità terapeutica per facilitare la ripresa fisica e psichica del tossicodipendente. Il vantaggio di questo ambiente consiste: interrompere l’uso di droghe, liberare il corpo e la mente dalle tossine, proporre regole di vita, mettere in condizione il terapeuta di svolgere interventi efficaci di recupero. Non è poco.
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