Le dispense dei poveri: le pattumiere

Le dispense dei poveri: le pattumiere

L’opinione di Don Chino
2014-06-05 23:59:38

Cresce costantemente il numero di persone che per vivere cerca cibo, oggetti tra i rifiuti. Il fenomeno coinvolge le nostre città e periferie
Cresce costantemente il numero di
persone che per vivere cerca cibo, oggetti  tra i rifiuti. Il fenomeno coinvolge le nostre
città e periferie. Cittadini che prima avevano un tenore di vita medio, ora
sono in una condizione di assoluta povertà. Chiamiamoli “barboni” e per
alleggerire il termine clochard. Andrea ha 54 anni, è milanese, e rovista tra i
rifiuti. Un anno fa lavorava in un’azienda di tessuti, poi tutto è andato in
malora e lui si è trovato sulla strada. L’unica chance per sfamarsi è
ispezionare le pattumiere. “Non mi fa piacere, mi sono adattato”, mi
confidò Andrea.  Aggiunge: “Sono tanti,
troppi quelli che come me sono alla ricerca di cibo nei cassonetti. Nella
spazzatura trovo dai rasoi elettrici ai giocattoli per bambini, oggi ho
recuperato sei dvd e li ho rivenduti a sei euro per poi mangiare un piatto di
pasta”.

Una folla che vive grazie agli scarti delle
nostre città. Una folla di anziani e giovani che alimenta un fenomeno che
qualche anno fa apparteneva sopratutto ai Rom. Sono cittadini che prima avevano
un tenore di vita medio, normale, ora sono nella miseria.  Secondo i numeri diffusi dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT), sono
circa dieci milioni gli italiani in povertà assoluta. I dati evidenziano l’estensione
della povertà ad ampi settori di popolazione. Povertà che ha contribuito alla
crescita dei “rovistatori” delle pattumiere”.  

Negli ultimi mesi c’è stato un aumento
d’italiani ma i più numerosi protagonisti del fenomeno sono ancora i migranti.   Nei mesi
estivi  in cui le città si svuotano e
anche le pattumiere, arrivano ai Centri d’Accoglienza  in gruppo questi poveracci per chiedere cibo,
vestiti, un letto per riposare. Moti di loro sono donne che portano con sé i
loro piccoli figli dalla sguardo triste e le mani sporche. Mi chiedo più volte:
“Cristo dove si è fermato?”, se tanti poveri percorrono le strade delle nostre
città alla ricerca di cibo? Forse si è davvero fermato vicino alle case dei
ricchi per gridare, ancora una volta, che chi “accoglie uno di questi poveri,
accoglie lui”. Credo però che dovrà gridare forte e a lungo: “Guai a voi ricchi
che siete sazi!”. Capiranno? Non lo so.

Un fatto è certo che il grande scandalo
del nostro tempo è davanti a tutti, i media lo pubblicizzano: alcuni politici e
funzionari dello Stato rubano i soldi dei cittadini e si divertano mentre i
poveri soffrono la fame. Si va dicendo che il Governo deve intervenire, mandare
a casa i ladri.  Si  va affermando persino che è urgente adottare
scelte che promuovono una certa uguaglianza tra i cittadini.

Alcuni politici  più sensibili credono in una società più
giusta in cui il povero possa addentare almeno un pezzo di pane.  Papa Francesco  dice ai credenti e ai non credenti di fermarsi
scendendo da Gerusalemme a Gerico per soccorrere il povero, l’emarginato. L’atteggiamento
dei credenti è spesso come quello del sacerdote e del levita che avevano fretta
di correre al tempio.

Per favore, vogliamo fermarci vicino ai
poveri, dividere il pane con  gi
affamati, accogliere i senza tetto, curare gli ammalati nel corpo e nella
psiche? Le favelas delle nostre periferie hanno bisogno di persone con il
“cuore di carne” e non di sasso. Lo so che il mio richiamo alla carità verso i
più  poveri che rovistano nelle
pattumiere può infastidire chi sta  addentando l’aragosta. Domando scusa, ma  tacere tanta povertà e miseria è peccato. Il lettore ci pensi…    

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