07 Ago Evitare il dolore non si può ma parlarne aiuta
Pensaci Su…
2014-04-16 16:37:55
Leggo ogni giorno alcuni quotidiani, riservo un po’ di tempo ai telegiornali. Le notizie che apprendo sono tante, la maggior parte, pongono problemi, prospettato difficoltà, commentano disgrazie, reati.
Leggo ogni giorno alcuni quotidiani, riservo un po’ di
tempo ai telegiornali. Le notizie che apprendo sono tante, la maggior
parte, pongono problemi, prospettato
difficoltà, commentano disgrazie, reati.
solo realismo. Le difficoltà esistono, gli insuccessi anche. La crisi economica
poi in questo momento sembra essere il vero “mostro” da combattere. In una
parola, i problemi ci sono e chi non ne ha si faccia avanti. Di fronte alle difficoltà e sofferenze
l’individuo è influenzato dalla sua personalità, dall’ambiente socioculturale
in cui vive, ma soprattutto dalle sue certezze morali e religiose.
Usa il proprio capitale umano e spirituale, i valori che
possiede per affrontare il dolore e trovare soluzioni per non subirlo. Fa
riferimento alle sue esperienze familiari e personali che l’hanno visto
vincente in certe difficoltà. S’avvale anche dell’autocontrollo acquisito nell’ambiente
formativo, educativo della s famiglia, scuola, oratorio, parrocchia.
La persona in possesso di una certa resistenza e volontà,
è meno esposta ai crolli e reagisce più facilmente ai colpi di sventura. Un
valido contributo al controllo del dolore
proviene dai vissuti difficili, conflittuali, sofferenti. Le prove della
vita non si affrontano improvvisamente, esigono una preparazione interiore.
Aiuta inoltre a superare la sofferenza la socializzazione della stessa. Sono
gli altri a trasmettere alla persona in difficoltà, fiducia, aiuto e a
condividere le disgrazie con una parola, un sorriso e una presenza umana. Le
persone buone sono presenti in ogni spazio umano, pronte ad accogliere nella
loro vita la sofferenza degli altri. In un primo momento, la sofferenza, è un
racconto interiore, si tratta di una narrazione rivolta a sé. Successivamente,
per non correre il rischio di sprofondare in una forma di comunicazione
delirante, i racconti si condividono con altre persone. Raccontare la propria
sofferenza, significa depotenziarla, disinnescare gli stati esplosivi di
rabbia, rancore.
sofferenze, da quelle più gravi a quelle quotidiane? Come mai, due persone,
poste nella medesima situazione, reagiscano diversamente a tali sofferenze?
recentemente, si sono soffermati. Hanno
scelto, la parola “resilienza” , un temine che intende esprimere le capacità
dell’individuo d’esprimere idee, elasticità, vitalità, energia di fronte alle
prove della vita e al dolore. Una capacità
che non si acquisisce, una volta per sempre, ma rappresenta un cammino da
percorrere, perché la vita è fatta di prove, dolori e distacchi. Le risorse
interne acquisite, permettono di reagire
alle difficoltà, di non trovarsi sprovvisti. Tra queste risorse in grado di
dare una risposta al dolore, vanno ricordate: l’attaccamento sicuro ad una
figura di riferimento, il contesto affettivo in cui si vive dove si è benvoluti
e in grado di riconoscere ed accettare gli aiuti offerti dagli altri. Un valido
contributo al controllo del dolore
proviene dai vissuti difficili, conflittuali, sofferenti. Tali vissuti ci riservano una preparazione
interiore, una mente intelligente e resistente. Va poi ricordato, che una
condizione che aiuta a superare la sofferenza è la socializzazione della
stessa. Le persone che palesano le loro difficoltà spesso trovano aiuto nelle persone buone presenti in ogni spazio umano, pronte ad
accogliere nella loro vita chi soffre. Bisogna però lasciarsi accogliere,
farsi voler bene e raccontare il dolore per
depotenziarlo, disinnescare gli stati esplosivi di rabbia, rancore. So
che non basta, vogliamo conoscere il perché della sofferenza… Alla prossima riflessione.
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