07 Ago La Storia di Miki
Italia Parallela
2014-02-12 21:40:04
Miki nasce a Genova nel 1980, in un accampamento di nomadi Rom. La sua famiglia è composta da padre, madre e otto fratelli.
Miki nasce a
Genova nel 1980, in un accampamento di nomadi Rom. La sua famiglia è composta
da padre, madre e otto fratelli.
Ancora in
tenera età lui e i suoi fratelli vengono abbandonati dalla madre che, stanca
del carattere violento del marito, lascia la famiglia. Miki racconta come,
proprio a causa delle violenze del padre anche nei confronti dei figli, l’unica
alternativa a quel clima di terrore fosse la fuga. Inizia così, per lui, una
vita da vagabondo, che trova sostegno nell’abuso di alcol e di droghe e innesca
quel tipo di comportamenti fuori dalle regole che lo porteranno più volte in
carcere.
Quando
arriva a Milano Miki incontra Rossana, più grande di lui di 15 anni.
I due danno
inizio ad una convivenza che consentirà a lui di far parte della comunità di un
nuovo campo nomade. La relazione con Rossana, comunque, non è sufficiente a
distoglierlo dall’eroina e a continuare a infrangere la legge. Nel frattempo la
coppia ha un figlio, nato nel 2000, che molto presto diventerà un caso in
osservazione ai Servizi Sociali per i minori, proprio a causa del comportamento
della coppia. Nel 2006 avviene il nostro primo incontro nel carcere di San
Vittore: Miki chiede di potersi curare in comunità, sottolineando come la
necessità di un ricovero in un luogo protetto sia data dal fatto di essere
padre di un bimbo di sei anni e dal desiderio di poter diventare, in futuro, un
buon genitore.
Purtroppo il
pensiero di tornare presto libero, visto il fine pena a breve, non aiuta Miki
nelle sue scelte. Decide di dedicarsi prima alla sua famiglia: Rossana infatti
ha trovato una roulotte in un altro campo dove potranno insediarsi senza
problemi. Lei andrà a lavorare e lui terrà il bambino…
Chiaramente
le cose non andranno in questo modo e Miki si ritroverà di nuovo in carcere.
Finalmente, nell’aprile del 2007, avviene l’inserimento in Comunità, in regime
di arresti domiciliari. Ci resterà poco più di un mese, dopodiché il “profumo”
della libertà ingannerà Miki per l’ennesima volta, inducendolo ad abbandonare
il programma di cura.
Infine, dopo
altra eroina, alcol e carcere, la storia di Miki si conclude nel modo più
triste, come presa da un copione gia scritto …
Lo
ricordiamo rileggendo la sua ultima lettera:
“San
Vittore, giugno 2008.
Ciao
Giancarlo, un anno è quasi passato e andrò in comunità da libero, il tempo
trascorso in questo inferno mi ha fatto pensare a tutti gli errori commessi …
adesso ho in mente solo di cambiare vita per poter finalmente abbracciare mio
figlio e mia moglie… comunque siano andate le cose mi siete rimasti tutti nel
cuore, l’altra volta non ce l’ho fatta perché ero debole… ora sono io che
rivoglio la mia famiglia e voglio curarmi perché se sto bene io farò stare bene
anche mio figlio… basta! È ora di essere un uomo libero da droga, libero da
carcere, libero da farmaci, mi voglio solo concentrare sulla mia piccola ma
grande famiglia…
Grazie di
avermi pensato per tutto questo tempo, un saluto a tutti. Ciao, Miki. ”
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