29 Ago Il frammento di luce
“Un professore terminò la lezione, poi pronunciò le parole di rito: “Ci sono domande?”. Uno studente gli chiese: “Professore qual è il significato della vita?”.Qualcuno tra i presenti, che si apprestava a uscire, rise. Il professore guardò a lungo lo studente, chiedendo con lo sguardo se era una domanda seria. Comprese che lo era. “Le risponderò”, disse. Estrasse il portafoglio dalla tasca dei pantaloni, ne tirò fuori uno specchietto rotondo, non più grande di una moneta. Poi disse: “Ero bambino durante la guerra. Un giorno, sulla strada, vidi uno specchio andato in frantumi: ne conservai il frammento più grande. Eccolo. Cominciai a giocarci e mi lasciai incantare dalla possibilità di dirigere la luce riflessa negli angoli bui dove il sole non brillava mai: buche profonde, crepacci, ripostigli. Conservai il piccolo specchio.” (Newer Older).
A cosa serviva quello specchio al professore durante la sua vita? È lui stesso a dirlo. Sostiene che diventando uomo finì per capire che non era soltanto il gioco di un bambino, ma la metafora di quello che avrebbe potuto fare nella vita. Esso stesso si paragona a un frammento di uno specchio che non conosce nella sua interezza. Dice infatti, che “con quel frammento di specchio potevo mandare la luce, la verità, la comprensione, la bontà, la tenerezza nei luoghi nascosti del cuore degli uomini e cambiare qualcosa in qualcuno”. E aggiunge: “Forse altre persone vedranno e faranno altrettanto. In questo, per me, sta il significato della vita”.
Il professore insegna all’alunno a impostare la sua vita in un senso non distruttivo, ma costruttivo, non nichilista, ma fiducioso nell’esistenza stessa. Lo specchietto che ha trovato quando era bambino è servito al maestro per illuminare gli angoli bui, i crepacci, le buche, i ripostigli della vita dove il sole non brillava. Tutti possediamo qualche talismano o segreto che serve per illuminare gli incontri, i luoghi bui, i fatti calamitosi. Forse non sappiamo di averlo. Il professore insegna all’alunno a impostare la sua vita in un senso non distruttivo, ma costruttivo, non nichilista, ma fiducioso nell’esistenza stessa. Lo specchietto che ha trovato quando era bambino è servito al maestro per illuminare gli angoli bui, i crepacci, le buche, i ripostigli della vita dove il sole non brillava. Tutti possediamo qualche talismano o segreto che serve per illuminare gli incontri, i luoghi bui, i fatti calamitosi. Forse non sappiamo di averlo.
La leggenda è di una chiarezza sorprendente. Il professore vuole presentare al giovane alunno il realismo della vita: sa di essere un “frammento di uno specchio” Gli dice: “Anch’io sono il frammento di uno specchio che non conosco nella sua interezza”. Toglie immediatamente dalla mente dell’alunno l’illusione di capire tutto di questa vita. E aggiunge: “Con quello che ho, però, posso mandare luce, la verità, la comprensione, la bontà, la tenerezza nei luoghi nascosti del cuore degli uomini e cambiare qualcosa in un invito, quindi, a lasciare che si levi il cicalio dei pessimisti, di chi priva la vita di senso per partito preso, accusando chi dà senso alla vita d’ingenuità, di volontarismo. Essi dicono che nessun entusiasmo e nessuna fede potranno cambiare un dato di fatto, ossia l’assurdità e l’insignificanza della vita. Aggiungono, inoltre, che chi non accetta un tale dato di partenza, necessariamente è uno sciocco o peggio una specie di manipolatore delle coscienze, animato da chissà quali inconfessabili scopi. Nessuno scopo, è presente in chi crede nella vita, ma solo un po’ di saggezza che fa illuminare le sue piccole storie. Aggiungo che c’è tanta paura in chi non dà senso alla sua vita. Dice il professore della leggenda: “Con quel frammento di specchio potevo mandare la luce, la verità, la comprensione, la bontà, la tenerezza nei luoghi nascosti del cuore degli uomini e cambiare qualcosa in qualcuno”. (Dal mio libro: “Almeno La felicità”).
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