30 Ott Droga, il muro del silenzio
L’opinionista Gianpiero Mughini afferma: “Ma sa, gli analfabeti sono talmente numerosi… il
reame di droga è una cosa che esiste e ha leggi proprie. Nel caso specifico, si trattava di
una povera ragazza che aveva dalla sua solo la giovinezza e finì preda del primo
delinquente”. Ho l’impressione che l’opinionista abbia detto qualcosa che non si vuole
sentir dire. La droga è un tabù? Sì, è un argomento su cui la coltre dell’ipocrisia è molto
spessa. Perché parlarne vorrebbe dire accettarne la complessità e la non risolvibilità. E
allora si finisce sempre lì: proibizionismo o antiproibizionismo? Invece l’argomento è molto
più impegnativo da parte di tutti. Del resto, ci sono 8 milioni di italiani che fanno uso di
droga. Si finge che questi consumatori non ci siano e possano essere redenti, ma non si
sa come. Ci troviamo di fronte a una piaga particolare, perché i tossicodipendenti sono
avvinghiati a quelle sostanze che fanno dipendere loro l’equilibrio e la stessa vita. In
questo senso, diciamo la verità, gli spot non servono a nulla. E poi a che serve parlare di
droga se poi nelle feste Vip è diffusa la cocaina e le canne sono sdoganate? Penso che
nel mondo dello spettacolo siano più quelli che si ‘fanno’ di quelli che non si fanno.
Dappertutto sono violate le norme dei nostri nonni, perché la modernità si è portata
appresso una tensione che è insopportabile. I patrimoni intellettuali presenti nelle
generazioni passate non ci sono più e un ragazzo si trova da solo con l’interrogativo:
consumo la quinta canna o no? Da parte degli adulti poi c’è uno giustificazionismo
imbecille. Cerco di capire perché questo accade. In questo mondo in cui spesso si vende
l’immagine con il consenso iniziale degli stessi genitori che tifano per il figlio perfetto, si ha
come conseguenza situazioni psichiche depresse, ansiogene incontrollabili. La droga
funge, in questi casi, da farmaco. S’aggiunga il business del divertimento che richiede forti
emozioni ed eccitazioni che solo alcune droghe psicoattive procurano. Senza la droga,
infatti, non ci sarebbe stato il rock. Ma nel frattempo passa inosservato un fenomeno
quotidiano grave e preoccupante: lo spaccio e il consumo di droga crescente nel nostro
paese, il numero di morti all’anno per overdose e in generale per droga, molti più dei
femminicidi e di altre emergenze vere e presunte, il numero record di detenuti per reati
connessi alla droga, gli incidenti anche mortali a causa di guidatori in stato di ebbrezza o
di allucinazione, la scalata dell’Italia ai primi posti dei consumi e della tossicodipendenza.
Cresce l’eroina, per non dire delle droghe sintetiche, ottenute chimicamente, oltre quelle
più note. Sono migliaia gli episodi di violenza, di minacce, di ricatti per procacciarsi le
droghe che scorrono come un fiume quotidiano di sangue e di pazzia, e non ci facciamo
più caso. Non c’è giorno che io non senta, magari col passaparola, episodi legati alla
droga: infanticidi per alterazione mentale, uccisioni brutali di nonni, genitori, zii che non
volevano più finanziare il vizio dei loro nipoti scellerati, aggressioni a donne, ex-conviventi,
in stati di allucinazione dovuti alla droga, risse mortali davanti e dentro discoteche tra
ragazzi in preda a deliri di droga, e potrei continuare… Mi fermo qui.
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