PASQUA – IL DESIDERIO DI VIVERE

PASQUA – IL DESIDERIO DI VIVERE

Rinascerò rinascerai
Quando tutto sarà finito
Torneremo a riveder le stelle
Rinascerò rinascerai
La tempesta che ci travolge
Ci piega ma non ci spezzerà

Siamo nati per combattere la sorte
Ma ogni volta abbiamo sempre vinto noi
Questi giorni cambieranno i nostri giorni
Ma stavolta impareremo un po’ di più… (Roby Facchinetti)

La passione più tenace riguarda certamente la propria vita. Tutti desiderano vivere. Le cose, gli oggetti che le persone vogliono avere ogni giorno, dovrebbero potenziare il desiderio di vivere. La società dei consumi conosce molto bene questo legame tra il desiderio di vivere e quello dell’avere. Ha messo, infatti, a disposizione un emporio di merci: prodotti, cultura, sesso, divertimento, cibi. Il rischio sta che desideriamo le cose a scapito del desiderio più vero, quello di esserci, di esprimere le nostre facoltà interiori: la capacità di pensare, volere, credere, amare. Il desiderio dell’avere purtroppo ha annientato quello dell’essere.  

La forza interiore 

 Le molteplici distrazioni e provocazioni sono ormai entrate nel cervello. Ci si butta nel fare, nelle dipendenze per non avvertire in noi il vuoto, il non senso. Nemmeno si apprezza il riposo domenicale per ascoltarsi, approfondire le scelte e comportamenti. Il rumore e la frenesia del fare sono come una droga che appaga l’istinto, una dipendenza incontrollabile. Con facilità ci si isola dal centro interiore per essere attratti da mille messaggi esterni. La mente, invece, ha bisogno di quiete di sentirsi viva, pensante e di trovare se stessa, d’esprimere le sue potenzialità umane e spirituali. La nostra storia è intessuta d’esperienze, vissuti gioiosi e dolorosi che richiedono una costante concentrazione interiore per cogliere il significato. Tutto ciò che la mente trattiene è motivo di desideri.

 Il collegamento interiore

Alcune persone restano lontani dal proprio centro interiore. Mi ricordano un’affermazione dello scrittore francese Gustave Flaubert: “Mi sento vecchio, usato, nauseato di tutto. Gli altri mi annoiano come me stesso. Ciononostante lavoro, ma senza entusiasmo e come si fa un compito. Non attendo altro dalla vita che una sequenza di fogli di carta da scarabocchiare in nero. Mi sembra d’intraprendere una solitudine senza fine, per andare non so dove. Sono io stesso a essere, di volta in volta, il deserto, il viaggiatore e il cammello”. È una sorta di nausea, di vuoto, di scoraggiamento; una sensazione che aleggia in molte persone adulte demotivate che vivono fuori da se stesse, scollegate con il proprio sé. Non hanno desideri, ma solo emozioni, istintività.

La fonte dei desideri

I desideri nascono dagli interessi, dalle scelte, dai vissuti sempre da completare. Gli adulti spesso credono di poter trasmettere ai giovani un copione della propria vita da interpretare. Sono convinti purtroppo che basti trasmettere alle nuove generazioni alcune convinzioni che hanno accompagnato la loro formazione. Certo, ci vuole un insegnamento appassionato, coerente. Non serve però inculcare nella testa dei giovani modelli di vita, travasare nelle loro teste prediche moralistiche, innestare nella loro identità i nostri “rami secchi”. Guai se i giovani ricevono “rami” di altri, non potranno mai rinverdirli. Finiranno persino per disprezzare il dono della vita. Stimoliamoli, per favore, a sperimentare le difficoltà, le contraddizioni, la fatica d’ogni giorno. Siano messi di fronte alle sofferenze, agli insuccessi. Solo così produrranno la voglia di rinascere qui e lassù. 

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