25 Nov L’uomo, il “padrone” della donna?
Ogni anno dedichiamo una giornata in difesa delle donne: 8 marzo e il 25 novembre.
Pamela, una ragazza di ventisette anni, lascia un pensiero su Facebook per far capire
alle donne di amarsi per impedire all’uomo di possederle. Sostiene che è proprio il
bisogno dell’altro, la continua ricerca di qualcuno che le ascolti e apprezzi, il non sentirsi
sufficienti, il non percepirsi, non piacersi che le fa essere vittime, prima di sé, poi degli
uomini. Sono sempre disposte a fare di tutto per piacere all’uomo che dicono di amare,
sono sempre pronte a rinunce e sacrifici per sentirsi dire: “Sei dimagrita, sei bella, sei
tonica…”. Pamela si domanda: “Ma quanti sacrifici siamo disposte a fare per piacere
soprattutto a noi stesse?”. Continua Pamela:
“Le donne spesso non ragionano con il cervello, non riescono a essere razionali e si fanno
abbindolare. Alcune donne quando sono innamorate perdono la cognizione dello spazio e
del tempo diventando succubi dei loro uomini, non hanno occhi altro che per loro. Primo
step: ‘Ciao amiche, ciao amici, per voi non ho più tempo!’. Secondo step: ‘Addio
discoteche ed eventi!’. Terzo step: ‘Addio anche al pub’. Quarto step: ‘Casa, divano e film’.
Quinto step: ‘Aiuto, sono rimasta sola!’.
Se lui fosse il principe azzurro andrebbe anche bene, peccato che il principe azzurro non
le farebbe mai passare questi cinque step privandola della sua libertà. Nessuno può farci
sentire inferiori, se non siamo noi a permetterlo. Il nostro valore non dipende da qualche
centimetro in più o in meno, dalla misura del reggiseno, dal colore dei capelli o se siamo
prestanti e attive nel fare sesso. Abbiamo un’intelligenza intuitiva, un’anima nobile, un
cuore tenero. Siamo perfette nelle nostre imperfezioni. Non esiste una donna che splende
di più e una che splende di meno.
Esiste semplicemente la donna che splende perché crede in sé e in ciò che vale, accanto
alla donna che continua a vivere nel buio o di luce riflessa.
Ma se l’uomo riduce una donna a schiavetta è perché anche lei lo vuole, soprattutto
all’inizio del rapporto. L’emozione iniziale è in grado di annullare ogni valutazione sulla
libertà del rapporto. Noi donne dobbiamo stare vigili di fronte alle schiavitù d’amore, ossia
al tentativo di possesso che alcuni uomini mettono in atto con espressioni accattivanti: ‘Tu
sei mia, ti voglio, ti amo’. Lui a parole e promesse, sempre certificate dall’amplesso
sessuale, seduce la sua donna. Un bel giorno queste donne possedute, svuotate, si
risvegliano da un incubo, si accorgono non solo di essere sole, ma pure cornute. Hanno
rinunciato alle loro passioni, amicizie e interessi, cambiando il modo di vestire, di truccarsi
e si trovano, dopo aver sacrificato tutto, sole, deluse, spente. Attendono uno sguardo, una
carezza sincera, di un altro, se arriva, può capitare di tutto.
Se vogliamo alzare la testa e riscattarci, facciamoci alcune domande: quanto tempo
dedichiamo alla nostra anima, al nostro io e al conoscerci davvero? Quante volte
andiamo dall’estetista, dal parrucchiere o in palestra? Se davvero vogliamo rispetto,
impariamo a dare rispetto e dignità a noi stesse e al nostro corpo. Spesso la dignità ce la
togliamo con le nostre mani. Ce la togliamo tutte le volte che cerchiamo attenzioni,
apprezzamenti, tutte le volte che versiamo lacrime per qualcuno che non ci apprezza,
tutte le volte che non ci amiamo e che ci vendiamo e svendiamo. Riprendiamoci quella
dignità che è nostra e ci appartiene. Noi donne abbiamo dei doni meravigliosi: siamo
mogli, mamme, nonne, lavoratrici e casalinghe.
Noi donne possiamo mettere al mondo un altro essere umano e sentirlo crescere dentro
di noi. Un dono meraviglioso, un regalo della natura che ci dovrebbe rendere fiere e
orgogliose di essere donne, una potenzialità che ci valorizza. Non so se tutte le donne
sono consapevoli di questo dono meraviglioso della maternità. Noi donne siamo anche
più capaci di affrontare il dolore con amore, pazienza e dedizione. Eppure ogni giorno ci
sono sempre più donne uccise, violentate, lasciate sole con i figli. Prima ancora che
l’uomo cambi il rapporto con noi, occorre percepire noi stesse positivamente, ripeterci
ogni giorno che ci siamo come protagoniste in casa, a scuola e sul lavoro. Insegniamo
anche alle nostre figlie questa capacità umana di eccellere, di lottare per liberare se
stesse da quel complesso d’inferiorità verso il maschio ancora presente nelle diverse
culture planetarie”.
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