14 Dic Natale il bue e l’asino del presepe
“Nel paradiso degli animali, l’anima dell’asinello chiese all’anima del bue: “Ti ricordi per
caso quella notte, tanti anni fa, quando ci siamo trovati in una stalla con la mangiatoia…?”
“Lasciami pensare – rispose il bue – nella mangiatoia, se ben ricordo, c’era un bambino
appena nato”. E l’asino: “Da allora sapresti immaginare quanti anni sono passati?”
Il bue: “Eh no, figurati! Con la memoria da bue che mi ritrovo”. L’asino: “Più di duemila”.
“Accipicchia- affermò il bue -”. “E a proposito, lo sai chi era quel bambino?” bue -”. “E a
proposito, lo sai chi era quel bambino?” Il bue: “Come faccio a saperlo? Era gente di
passaggio, se non sbaglio. Certo, era un bellissimo bambino”. L’asino sussurrò qualche
cosa nell’orecchio al bue, di quel bambino. Il bue subito sbottò: “Ma no! sul serio? Stai
scherzado forse?”. L’asino: “E la verità, lo giuro. Del resto io lo avevo capito subito…”
Il bue: “Io non l’ho capito, te lo confesso, si vede che tu sei più intelligente. A me, non
aveva neppure sfiorato il sospetto. Benché, qul bambino fosse straordinario”.
L’asino: “Bene, da allora gli uomini ogni anno fanno grande festa per l’anniversario della
nascita di quel bambino. Per loro è la giornata più bella. Tu li vedessi. È il tempo della
serenità, della dolcezza, del riposo dell’animo, della pace, delle gioie familiari, del volersi
bene. Lo chiamano Natale giù sulla terra”. Il bue: “Tu ci sei già stato, hai già visto questa
festa del Natale?” L’asino: “Ogni anno, faccio una scappata sulla terra. Ho un
lasciapassare speciale. Te lo puoi fare anche tu. Dopo tutto, qualche piccola benemerenza
possiamo vantarla, noi due per aver scaldato il bambino col fiato. Su, vieni quest’anno,
andiamo insieme. Oggi è la vigilia”.
Ed ecco il somarello e il bue decisero di scendere sulla terra, aggirarsi per le vie del centro
di una grande città. Osservavano bene tutto quanto. Era uno spettacolo impressionante,
mille lumi, le vetrine, le ghirlande, gli abeti e lo sterminato ingorgo di automobili, e il
vertiginoso formicolio della gente che andava e veniva, entrava ed usciva dai negozi, tutti
carichi di pacchetti, con un’espressione ansiosa e frenetica, come se fossero inseguiti.
Dovunque le due bestie guardavano: ecco uomini e donne fare pacchi, preparare buste,
telefonare, spostarsi fulmineamente da una stanza all’altra portando pacchi, spaghi, nastri,
carte, pendagli.
Osservò il bue: “Mi avevi detto – che era la festa della serenità e della pace”. Rispose
l’asinello: “Una volta era così. Ma cosa vuoi, da qualche anno, sarà questione della società
dei consumi…le persone sono così le ha morse una misteriosa tarantola. Ascoltali,
ascoltali!” Il bue tese le orecchie. Per le strade, nei negozi, negli uffici, nelle fabbriche
uomini e donne parlavano fitto fitto scambiandosi come pappagalli delle monotone formule
di buon Natale, auguri, auguri, rispondevano, altrettanto auguri a lei grazie. Un brusio che
riempiva la città. Chiese il bue all’asino:“Ma ci credono? lo dicono sul serio? Vogliono
veramente tanto bene al prossimo?” “No, no – disse l’asinello – solamente il giorno di
Natale”. E il bue: “Come era diverso il Natale quella notte!” “Hai ragione – disse l’asino –
Gesù qui non nasce”.
Alzarono il muso per guardare in alto e ritornarono un po’ mesti in Paradio mentre il bue
diceva all’asino: “Gesù nasce solo lassù, sulla terra nascono i regali, gli auguri vuoti, le
cene tra famigliari e amci, le settimane bianche, i viaggi di divertimento. Rispose l’asino:
“Non capisco come mai lo chiamano questo giorno ancora Natale. Noi due testimoni del
vero Natale di Gesù non troviamo più posto sulla terra. Per tanti anni ci avevano ricordato
nel presepe, oggi nelle case si preferisce l’albero di Natale. Tutto sulla terra è cambiato,
forse è per questo che Gesù l’hanno sostituito con il babbo natale che porta ai bambini i
doni. Io che sono un asino ho capito tutto e il mio amico bue ne ha preso atto che è vuoto
questo Natale”.
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