Adolescenza, età delle sfide

Adolescenza, età delle sfide

L’adolescente deve fare i conti con ciò che sta avvenendo nel suo corpo e nella sua
psiche al fine di capire che tipo di persona è e vuole diventare. I genitori spesso credono di
avvicinare il figlio alleandosi ai suoi comportamenti, vivendo loro le pure e i tratti
adolescenziali. O si oppongono al figlio con chiusure e divieti. Non sanno che pesce
pigliare. Mamma e papà spesso sono in crisi e si accusano a vicenda sulle cause e
responsabilità dei silenzi, delle fide, dei ricatti del figlio. Non sono preparati e attrezzati di
modalità efficienti per accompagnare l’adolescente alla “seconda nascita” o affermazione
della sua personalità. Basterebbe maggior ascolto dell’adolescente per facilitarlo in questo
momento evolutivo in cui spicca il “volo” della sua autonomia.


Le difficoltà da gestire 

L’adolescenza per il figlio è un tempo magico per conoscere le proprie specificità e
aspirazioni e iniziare a sognare la propria vita. Si tratta, a volte, solo di un sogno che
cozza contro la realtà, ma certamente necessario per distinguerlo dalle abitudini famigliari.
Questi tentativi per affermare il proprio sé, da una parte, lo fa sentire orgoglioso e sicuro,
dall’altra tentennante e pauroso. Si tratta di una “rivoluzione” che richiede energia, tempo
e sostegno dei genitori. Se sono però preparati e si assumono la responsabilità. Nel caso
non lo siano, tutto può accadere, l’ansia e la paura possono mettere sotto sopra la
famiglia, affermarsi le più assurde ribellioni e l’abbandono a se stesso del figlio, in un
momento particolare della sua crescita.

La negoziazione del genitore

I genitori sappiano relazionarsi con l’adolescente, accompagnarlo verso la vita adulta e il
mondo esterno. Nell’’espletare il proprio ruolo normativo e affettivo, trovino la distanza
ottimale col giovane, cosa che può variare con molta frequenza. È richiesta molta
flessibilità e capacità di vedere le cose in prospettiva. Sono solito dire ai genitori che si
tratta di un’età di passaggio e che loro devono sostenere questa evoluzione e valorizzare
e stimolare la persona che sta per “nascere”. Si tratta di un “capolavoro” che l’adolescente
sta realizzando, loro sono solo i maestri dell’artista e non l’artista. Mi piace questa
affermazione che mette in guardia i genitori ad essere solo i maestri, a non sostituirsi al
figlio mentre attende a realizzare il suo capolavoro.

Uno stile educativo paziente e attivo

Sbagliano quei genitori che limitano eccessivamente le emozioni dell’adolescente con
divieti, restrizioni dettate dalla paura. Chiedo spesso a questi genitori la prudenza e
pazienza e di saper attendere attivamente. Un’attesa difficile, ma possibile, se è vigile,
dialogica e attenta. L’adolescente non deve scorgere di avere vicino un genitore confuso,
incerto nel suo ruolo o che abbandona il figlio a sé stesso nel momento in cui ha bisogno
di un confronto con l’adulto. Due sono i modi sbagliati di rapportarsi all’adolescente:
l’autoritarismo e il lassismo. Il primo, di solito, è presente nella coppia insicura che pone
arbitrariamente dei vicoli assurdi: “non fare questo, non fare quest’altro”. Il secondo modo
di rapportarsi e il concedere tutto e far capire all’adolescente che può “fare quello che
vuole”. Significativa è la lettera di Angelo che riporto.

 Caro papà e mamma,
Vi scrivo questa lettera, leggetela attentamente e capirete come sto dentro. Da poco
tempo in casa è iniziata una battaglia: io da una parte, tu papà e la mamma dall’altra.
Di questa battaglia, o lotta ne ho bisogno. Non posso dirvi il perché, non conosco le parole
per farlo. Ma, sappiate, che ho bisogno di questa lotta, disperatamente. Ho bisogno di
litigare con voi, per dirvi chi voglio essere o meglio come desidero diventare. Lo so che si
tratta di un tiro alla fune, io da un capo della corta e tu papà e mamma dall’altro.
Ho disperatamente bisogno che voi manteniate l’altro capo della corda, lo stringiate forte
mentre io strattono l’altro capo, mentre cerco di trovare dei punti di appiglio per vivere
questo mondo nuovo. Prima io sapevo chi ero, chi eravate voi, chi eravamo noi, ma
adesso non lo so più. In questo momento sono alla ricerca dei miei confini e a volte riesco
a trovarli solo quando faccio questo tiro alla fune con voi. Rifiuto quasi tutto quello che mi
avete quindi trasmesso. È proprio in quel momento che sento di esistere, e per un minuto
riesco a respirare. E lo so che vi manca quel dolcissimo bambino che sono stato. Lo so,
perché quel bambino manca anche a me e questa nostalgia è quello che rende adesso
tutto così doloroso.

Ho bisogno che tu papà e mamma amiate anche il peggio di me, anche quando sembra
che io non vi ami. In questo momento ho bisogno che voi mi siate vicini. Lo so che vi
disturba essere trattati male, ma ho bisogno che voi ci siate, per non trovarmi solo e fragile
nelle prime difficoltà reali della vita. Non arrendetevi in questo conflitto che mi insegnerà a
capire che le mie ombre non sono più grandi della mia luce. Questa è la battaglia che mi
farà capire che i sentimenti negativi non significano la fine di una relazione, ma l’inizio di
un nuovo rapporto che mi permette di crescere.

Questa tempesta si placherà. E io dimenticherò le sfide, le impennate e disubbidienze e
anche voi le dimenticherete. Tutto si dimentica quando i momenti difficili sono serviti per
essere migliori. Lo so che ora non c’è nulla di bello o soddisfacente per voi in questa
situazione, tutto è dovuto al mio narcisismo che spesso si relaziona con voi con parole e
azioni sgradite. Vi faccio soffrire, anche se nella mia testa è come se avessi due persone:
il figlio che avete educato e il ribelle che vuole lo scontro. Discuto con voi, mi lamento, a
volte vi offendo, mi chiudo nel silenzio. Per favore, tenete stretto l’altro capo della fune.
Sappiate che state facendo il lavoro più importante che qualcuno possa mai fare per me in
questo momento”. (Il vostro Angelo)

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