Cannabis: Non fumarti il cervello

Cannabis: Non fumarti il cervello

L’opinione di Don Chino
2015-05-23 16:30:18

Alcune considerazioni che possono servire a quelle persone che fanno indebite distinzioni tra droghe leggere e droghe pesanti. Le cannabis di leggero non hanno proprio niente. Lo skunk delle cannabis è micidiale
Alcune
considerazioni che possono servire a quelle persone che fanno indebite
distinzioni tra droghe leggere e droghe pesanti. Le cannabis di leggero non
hanno proprio niente. Lo skunk delle cannabis è micidiale. Negli ultimi anni si
è passati dal 4 al 25 per cento di Thc: lo spinello più forte, chiamato skunk, può provocare da solo
un’overdose, anche senza l’aggiunta di altre sostanze. 

Uno
solo può causare una crisi psicotica. L’età in cui si comincia ad assumere
cannabis si abbassa sempre più. Attenti quindi alla vita che finisce in fumo.
I  politici  hanno l’obbligo di informarsi sui danni al
sistema nervoso centrale.  Viviamo in un
Paese schizofrenico e superficiale, dove si piangono le morti del sabato sera
ma non ci s’interessa mai veramente di cosa le provochi e perché. “Dietro alle
morti – osserva lo psicanalista Claudio Risé – c’è un intero popolo che viene tenuto da politici e media all’oscuro dei
pericoli che l’uso di questa sostanza porta con sé. 
Nessun
giornale italiano ha avuto il coraggio di comportarsi come il quotidiano
britannico The Independent, che
è uscito in copertina con il titolo: “Cannabis – scusateci, ci siamo
sbagliati”. L’articolo rivedeva le posizioni che, un decennio prima, lo avevano
spinto a una campagna per la liberalizzazione delle cannabis. Un cambiamento
dovuto al fatto che, come ha spiegato Colin Blakemore, responsabile del Medical
Research Council, “Il legame tra cannabis e psicosi adesso è chiaro, mentre non
lo era dieci anni fa”.  Tanti disordini
sono creati da ragazzi sotto l’effetto delle cannabis.

 

 

Non sembra però che venga in mente ai politici
che questi comportamenti prepotenti si moltiplicano nelle scuole, discoteche,
strade dove lo spaccio e l’utilizzo di cannabis sono la regola. Certo, è tutta
la società italiana in affanno. Famiglie scollate, scoppiate, padri assenti,
madri in carriera, legislazioni schizofreniche, nessuna certezza lavorativa. Ma
alla base resta un elemento culturale diffuso, quello di una generazione di
quarantenni e cinquantenni  politici e
non che confonde il proprio passato con il presente dei giovani, che è rimasta
indietro quanto a conoscenze e che ha fatto di un generico permissivismo e
ribellismo la sua filosofia di vita.

  

Di
fronte a qualsiasi droga occorre essere veri. Rendere chiaro a tutti, senza
confusione e pressapochismo, che qualsiasi droga fa male. La tolleranza delle
cannabis rappresenta un ulteriore spinta al consumo. È falso ripetere che la
strategia dell’informazione dei danni non darà risultati, anche perché, fino
adesso, è prevalsa la tesi del permissivismo ed è stata diffusa l’idea che gli
“spinelli” non fanno male; anzi qualcuno ha pure sostenuto la tesi, senza un
fondamento scientifico, che le “canne” rilassano, fanno star bene. Evviva!

  

Il
Dipartimento Politiche antidroga nazionale nel 2011 ha pubblicato il volume “Cannabis
e danni alla salute”. Il testo riporta alcuni dati scientifici sui
danni provocati da questa sostanza.  “Le
evidenze hanno dimostrato che la pericolosità varia e aumenta anche in base
alle caratteristiche individuali del soggetto, alle concentrazioni di principio
attivo contenuto, alla frequenza d’uso e al periodo di assunzione, nonché alla
contemporanea assunzione di altre sostanze stupefacenti e alcol. A oggi
esistono prove scientifiche che questa sostanza non può più essere considerata
“leggera” anche per il ruolo di “gateway” che ha dimostrato avere, spesso in
associazione con l’alcol, nell’agevolare l’accesso precoce e la progressione
verso sostanze quali cocaina ed eroina” (Giovanni Serpelloni).                                                
                                                               

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