07 Ago Corte Costituzionale boccia legge Fini-Giovanardi sulla droga.
Una finestra sul mondo
2014-02-21 18:43:43
La Corte Costituzionale “boccia” la legge Fini-Giovanardi che equipara droghe leggere e pesanti: nella norma di conversione furono inseriti emendamenti estranei all’oggetto e alle finalità del decreto.
La Corte Costituzionale “boccia”
la legge Fini-Giovanardi che equipara droghe leggere e pesanti: nella norma di
conversione furono inseriti emendamenti estranei all’oggetto e alle finalità del
decreto.
Le nuove norme in materia di
droga, infatti, erano state inserite con un emendamento, in fase di
conversione, nel decreto legge sulle Olimpiadi invernali di Torino del 2006. A
sollevare la questione di legittimita’ era stata la terza sezione penale della
Cassazione
Con la decisione rivive la legge
Iervolino-Vassalli come modificata da referendum del ’93, che prevede pene più
basse per le droghe leggere.
La Corte costituzionale, nella
odierna Camera di consiglio – si legge nel comunicato integrale della Consulta–
ha dichiarato l’illegittimità costituzionale riguardo le motivazioni – per
violazione dell’art. 77, secondo comma, della Costituzione, che regola la
procedura di conversione dei decreti – legge degli artt. 4-bis e 4-vicies ter
del d.l. 30 dicembre 2005, n. 272, come convertito con modificazioni dall’art.
1 della legge 21 febbraio 2006, n. 49, così rimuovendo le modifiche apportate
con le norme dichiarate illegittime agli articoli 73, 13 e 14 del d.P.R. 9
ottobre 1990, n. 309 (Testo unico in materia di stupefacenti).
Tra le ricadute quelle per i
detenuti in carcere condannati in via definitiva grazie alle pene rafforzate
della Fini-Giovanardi perché’ le pene andrebbero ora riconteggiate.
La Comunità di San Patrignano ha
emanato una nota esprimendo la sua preoccupazione per la cancellazione delle
norme su misure alternative: “la Corte Costituzionale cha cancellato per vizio
di forma la cosiddetta legge Fini-Giovanardi, con motivazioni dettate
esclusivamente dalla trasformazione del decreto in legge. Senza voler entrare
nel merito della distinzione fra le droghe leggere e le droghe pesanti che si
viene a riproporre con la Jervolino Vassalli, siamo soprattutto preoccupati per
la cancellazione di norme che facilitano il ricorso a misure alternative al
carcere, che oggi sarà possibile solo per condanne sotto i 4 anni, contro i 6
della Fini Giovanardi.”
“Il recupero, continua la nota,
quindi, diventerà più difficile. Oltre a questo viene esclusa la possibilità di
vedersi riconosciuta l’applicazione della disciplina del reato continuato in
ragione del proprio stato di tossicodipendenza o l’eventualità di vedersi
cancellata la multa accessoria alla condanna in caso di esito positivo
dell’affidamento in prova ai servizi sociali. E, ancora, l’opportunità concessa
al magistrato di sorveglianza di affidare provvisoriamente e urgentemente il
detenuto tossicodipendente ad un percorso di recupero. Sono argomenti, questi,
che riguardano la vita e il futuro delle persone che vogliono abbandonare la
droga”.
“Siamo convinti e ribadiamo
ancora una volta – conclude San Patrignano – il principio che il carcere non
sia la soluzione al problema della dipendenza da droga, ma che debba essere
fatto salvo il principio dell’illiceità del consumo di qualunque sostanza.
Per nulla preoccupato invece Stefano Anastasia, Presidente della “società
della ragione” contento per la decisione dell’Alta Corte:
“Quanto raggiunto oggi è un ottimo risultato – rileva Anastasia – perchè dà la
possibilità di dare una prospettiva diversa a chi attualmente è imputato o
condannato per fatti legati alle droghe leggere, anche con qualche sollievo
alla situazione penitenziaria italiana. Finisce il proibizionismo della
Fini-Giovanardi e questo ci consente di poter raggiungere gli altri Stati che
stanno discutendo su una nuova politica in materia di droghe”.
Di differente tenore il commento
dell’on. Carlo Giovanardi
coautore del testo della legge abrogata e che si dice convinto che con questa
sentenza “la Corte Costituzionale scavalca il Parlamento”.
“La legge – spiega
Giovanardi – è entrata in vigore all’inizio del 2006 e nessuno dei Governi
e dei parlamenti eletti nel 2006, 2008 e 2013, con maggioranze di
centrosinistra, di centrodestra o tecniche ha mai provveduto a modificarla.
Prendo atto che dopo otto anni la Corte Costituzionale scavalca il Parlamento
confermando alcuni articoli aggiunti nella legge di conversione e annullandone
altre sulla base anche di una ben orchestrata campagna promozionale”.
Nel merito della questione
Giovanardi sottolinea che “rimane in vigore la legge precedente, che punisce
con l’arresto e il carcere sia lo spaccio di cannabis che quello di altri tipi
di droghe, con la relativa riproposta confusione giurisprudenziale di quale sia
la quantità di sostanza che fa scattare la sanzione penale, mentre il
ricollocare in tabelle diverse le cosiddette droghe leggere e pesanti è una
scelta devastante dal punto di vista scientifico e del messaggio rivolto
soprattutto ai giovani su una presunta differenziazione di pericolosità dei vari
tipi di sostanza, delle cui conseguenze la Corte stessa si assume tutta la
responsabilità”.
La segretaria di Radicali
Italiani, Rita
Bernardini ha commentato con una sua nota la decisione della
Corte Costituzionale sostenendo, tra l’altro che: “Da pluripregiudicata (come
Pannella e altri radicali) per le mie disobbedienze civili sulla legalizzazione
della cannabis, chiedo agli esponenti moderati e ragionevoli presenti in tutti
gli schieramenti politici, di attivarsi subito per la legalizzazione/regolamentazione
della marijuana e, in primo luogo -e immediatamente- per consentire ai malati
che ne possono trarre beneficio di poter accedere effettivamente ai farmaci
cannabinoidi.
Per quanto mi riguarda, ha
aggiunto la Bernardini, proseguirò a disobbedire fino a che i malati e i
consumatori saranno costretti dalla legge a rifornirsi al mercato criminale al
quale il nostro Stato ha appaltato la gestione di un fenomeno sociale che
coinvolge milioni di persone”.
Diverse e opposte le conclusioni
del sen. Maurizio Gasparri
nel suo commento: “La decisione della Corte Costituzionale avrà delle ricadute
sociali devastanti. Si smantella di colpo un impianto normativo che ha prodotto
ottimi risultati soprattutto in termini di prevenzione, che fu il frutto di un
ampio dibattito e che recepì tutte le indicazioni provenienti dagli operatori
del settore, dalle comunità di recupero, dalla società civile.
Si tratta di una scelta
sbagliata- aggiunge il vice presidente del Senato Gasparri – che rischia di
incrementare lo spaccio e il consumo di sostanze stupefacenti laddove rivive
una legge che prevede pene più basse per le droghe leggere. Uno schiaffo
inferto a chi in questi anni ha lavorato con dedizione per il recupero di tanti
tossicodipendenti, ai ragazzi che hanno con tenacia capito che la droga porta
dipendenza e quindi la morte, e hanno invece scelto la vita.
Oggi si è scritta una pagina buia
della storia giuridica del nostro paese. Spiace che tanta superficialità
diventi il tratto saliente di un organo che doveva essere di garanzia e invece
diventa strumento di demolizione della società italiana. La Corte
Costituzionale è sempre di più un grave problema di questo Paese”.
Osservatoriodroga.it
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