07 Ago Gioco, Alcol e Droga
Una finestra sul mondo
2014-02-10 16:46:59
La polidipendenza e il poliabuso comportano la compresenza di più forme di dipendenza o abuso sia da comportamenti patologici, sia da sostanze psicoattive nella stessa persona.
La necessità di prestare attenzione al problema del gioco
d’azzardo patologico (gambling) è ormai evidente, per la diffusione che esso ha
conosciuto in pochi anni. Questa nuova forma di dipendenza sta evolvendo,
assumendo nuove e più gravi connotazioni, che non possono più essere
sottovalutate. Per esempio, anche il gambler è vittima del poliabuso, così come
succede per altre forme di dipendenza. La polidipendenza e il poliabuso
comportano la compresenza di più forme di dipendenza o abuso sia da comportamenti
patologici, sia da sostanze psicoattive nella stessa persona. Ravenna
descriveva il policonsumatore come colui che fa un uso compulsivo di varie
droghe in tutte le situazioni, motivando il proprio bisogno con l’incapacità di
fare a meno della sostanza e associando il consumo anche a comportamenti di
tipo antisociale. (Ravenna, 1997). Questa definizione può essere estesa alla
polidipendenza del giocatore d’azzardo.
Secondo una classificazione di Alex Blaszczynski, i più
predisposti dei “pathological gamblers” alla polidipendenza avrebbero una
maggiore compromissione a livello neurofisiologico e di personalità, che trova
nella predisposizione all’impulsività e all’iperattività, oltre che nei tratti
antisociali, un terreno fertile per l’accesso a una serie di comporta- menti
problematici e addiction.
Dipendere, non importa da cosa
Gli aspetti compulsivi della dipendenza prevalgono spesso
sulla scelta dell’oggetto da cui dipendere. La stessa persona prova più
comportamenti d’abuso nello stesso periodo, oppure in fasi successive della
propria storia di vita (cross-addiction), come se ogni dipendenza fosse in
grado di sostituire la precedente, rispondendo ai medesimi bisogni eccitatori
del sistema neuronale e psichico dell’individuo, in perfetta rispondenza alle
leggi consumistiche interiorizzate. La società attuale ci propone un modo
veloce e rapido di riempire e coprire un vuoto interiore di cui non siamo
capaci di farci carico. Non esiste esercizio alla tolleranza della
frustrazione, dell’assenza del piacere, ma educazione al costante riempimento
della noia e del vuoto, con il godimento di oggetti. Per questo motivo non è
tanto importante quale sia lo strumento, quanto l’effetto ricercato: una
dipendenza vale l’altra, in un turbinìo di emozioni tanto forti quanto
evanescenti e pertanto da ricaricare costantemente con nuove emozioni.
Le analogie con la tossicodipendenza
Il Gap (Gioco d’azzardo patologico) ha molte analogie
cliniche e neurobiologiche con la tossicodipendenza e l’alcolismo e viene
considerato come una “dipendenza senza sostanza”. In tutti i casi, l’approccio
all’oggetto di dipendenza è caratterizzato da compulsività (l’impossibilità di
resistere all’impulso di giocare), craving (uno stato di tensione crescente
caratterizzato dall’attrazione incontrollabile verso la sostanza, che dura fino
a che il soggetto non mette in atto il comportamento), senso di piacere durante
l’azione del comportamento, perdita di controllo e persistenza del
comportamento nonostante la sua associazione con conseguenze negative di
diverso genere.
Le conseguenze sulla sfera familiare, sociale e lavorativa
possono essere altrettanto gravi della tossicodipendenza e, benché possa
apparire sorpren- dente, anche il gambling produce conseguenze fisiche
(alterazione del sonno e dell’appetito) o sulla salute. Studi neurofisiologici
mettono in evidenza l’attivazione degli stessi sistemi neurobiologici
generalmente associata all’abuso di sostan- ze, anche nel caso di altri tipi di
comportamenti patologici. È presente infine lo sviluppo della tolle-ranza (il
giocatore deve incrementare le giocate o le puntate per ottenere il livello di
eccitazione ricercato) e una vera sindrome di astinenza (alla so-spensione
improvvisa del gioco, il soggetto diventa irritabile e irrequieto).
Tenendo presenti tutti questi aspetti comuni, gli studi
recenti sostengono la formulazione di un concetto unico di dipendenza
patologica, che includa ogni comportamento che abbia le caratteristiche sopra
descritte. Si ipotizza, infatti, di superare l’attuale differenziazione
diagnostica tra i disturbi del controllo degli impulsi, a cui afferisce
attualmente il gambling, e i disturbi correlati a sostanze, facendoli invece
convergere, insieme a una serie di comportamenti dipendenti senza sostanze, in
una categoria generale di dipendenze patologiche. Con il termine addiction,
vengono identificati ormai una svariata serie di comportamenti, non solo quelli
che prevedono l’uso di sostanze, dai disturbi alimentari, a internet, al gioco
d’azzardo patologico, ma che hanno in comune l’instaurarsi di una vera e
propria dipendenza. Persone strutturalmente predisposte verso la dipendenza,
molto spesso con un funzionamento psichico di tipo borderline, potrebbero
dipendere da più comportamenti contemporaneamente.
Il frequente riscontro di polidipendenza va a sostegno
dell’ipotesi che esista una base comune a tutte le forme di dipendenza. Si
stima che il Gap sia presente da 8 a 10 volte in più negli alcol dipendenti,
piuttosto che nella popolazione generale, e che i tossicodipendenti abbiano una
probabilità da 3 a 6 volte maggiore di ingaggiarsi nel gioco problematico.
Spesso il gioco rimane un problema considerato come secondario o sottovalutato,
per la focalizzazione dell’attenzione sulla dipendenza da sostanze o per la
tendenza dei tossicodipendenti a non dichiarare la presenza del gambling. A sua
volta, chi ha una diagnosi di gioco pro-blematico, presenta un concomitante abuso di sostanze in una
percentuale che varia dal 25 al 63%, a seconda del campione di riferimento.
Il gioco d’azzardo problematico e patologico, quindi,
presenta un alto livello di co-morbilità (dia-gnosi di più di un disordine
psicologico contemporaneamente nello stesso soggetto) con una serie di
problematiche psicologiche, tra cui sono evidenti l’alcolismo e l’uso di
sostanze.Dipendenze coordinate
È verosimile, inoltre, che esista un legame tra la scelta
della tipologia di gioco e la scelta della sostanza, in modo che entrambi
rispondano a si-mili bisogni psico-fisici: chi predilige i giochi d’azione
ricerca l’attivazione e il brivido, perde il controllo e prova euforia ed
eccitazione; effetti che possono essere amplificati dalla cocaina; i giochi per
fuga, invece, rispondono alla ricerca di sollievo dall’ansia e di fuga dai
problemi, in modo simile all’alcol. Alcuni tipi di giochi (tipo le slot
machines) sono comunque più frequentemente associati con l’abuso di sostanze
rispetto ad altri.
La predisposizione alla polidipendenza, rappresenta quindi
una nuova sfida per l’offerta terapeutica, per la possibilità che il soggetto
cerchi aiuto per uno solo dei propri disturbi o che passi facilmente da una
dipendenza all’altra.
Sicuramente la cura diventa più complessa, maggiore è il
numero di fattori implicato. Il gioco di per sé è un problema multifattoriale.
Se c’è co-morbi-lità con l’abuso di sostanze, sarà più complesso il trattamento
e l’accesso allo stesso, oltre che la motivazione e la costanza del paziente
durante il trattamento.
Fonti bibliografiche:
Caretti, La Barbera – Le dipendenze patologiche, Raffaello Cortina
Editore, 2005
Malati di gioco – da Quaderni dell’Osservatorio n.8, Asl di
Lodi, dicembre 2010
Recalcati – Clinica del vuoto, Franco Angeli, 2002
Peter Ferentzy et al. – Illicit Drug Use and Problem
Gambling, Hindawi Publishing Corporation, ISRN Addiction, Volume 2013, Article
ID 342392
Federserd informa, n. 18, Ottobre 2012
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