I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Grazia Deledda

I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Grazia Deledda

L’opinione di Don Chino
2016-11-02 09:31:56

La famosa scrittrice sarda Grazia Deledda nasce a Nuoro il 27 settembre 1871 da una famiglia agiata:

La famosa scrittrice sarda Grazia Deledda nasce a Nuoro il 27 settembre
1871 da una famiglia agiata: il padre che ha conseguito il diploma di
procuratore legale, si dedica al commercio del carbone ed è un cattolico
intransigente.

Diciasettenne Grazia, invia alla rivista “Ultima moda” di Roma il
primo scritto, chiedendone la pubblicazione: è “Sangue sardo”, un
racconto tragico nel quale la protagonista uccide l’uomo di cui è innamorata e
che non la corrisponde, ma aspira ad un matrimonio con la sorella di lei.
Tra il 1888 ed il 1890, collabora intensamente con riviste romane, sarde e
milanesi, incerta tra prosa e poesia. L’opera che segna più propriamente
l’inizio della carriera letteraria è “Fior di Sardegna” (1892), che
ottiene buone recensioni.
Gli scritti risentono di un clima tardo romantico, esprimendo in termini
convenzionali e privi di spessore psicologico un amore vissuto come fatalità
ineluttabile. E’ anche, per lei, un’epoca di sogni sentimentali, più che di
effettive relazioni: uomini che condividono le sue stesse aspirazioni
artistiche sembrano avvicinarla, ma la scrittrice rimane nei primi anni della
sua carriera preferisce rimanere sola.
Sollecitata da Angelo De Gubernatis, si occupa di etnologia: della
collaborazione alla “Rivista di Tradizioni Popolari Italiane”, che va
dal dicembre 1893 al maggio 1895, il miglior risultato sono le undici puntate
delle “Tradizioni popolari di Nuoro in Sardegna”.
Nel 1895 presso Cogliati a Milano, viene pubblicato “Anime
oneste”. L’anno successivo esce “La via del male” che incontra
il favore di
Luigi Capuana.  Durante
una permanenza a Cagliari, nel 1899, conosce Palmiro Madesani, funzionario del
Ministero delle Finanze in missione. Contemporaneamente compare a puntate su
“Nuova Antologia” il romanzo “Il vecchio della montagna”.
Nell’ottobre
del
1899
la scrittrice si trasferì a
Roma. Nel 1900, sposò Palmiro Madesani, funzionario del Ministero
delle
Finanze,
conosciuto a
Cagliari
e sposato dopo due mesi dall’averlo conosciuto
[7].
Egli era originario di Cicognara di
Viadana,
in provincia di
Mantova,
dove anche Grazia Deledda visse per un periodo. Dopo il matrimonio, il
mantovano Madesani lascia il lavoro di funzionario statale, per dedicarsi
all’attività di agente letterario della moglie. A Roma condusse una vita
appartata. Ebbe due figli, Franz e Sardus.
Nel 1904 viene pubblicato il volume “Cenere”, da cui verrà tratto
un film interpretato da
Eleonora Duse (1916).  I due romanzi del 1910, considerati in genere
frutto di una tenace volontà di scrivere piuttosto che di autentica
ispirazione, sono notevoli tuttavia per essere, il primo, “Il nostro
padrone”, un testo a chiaro sfondo sociale e il secondo, “Sino al
confine”, per certi aspetti autobiografico.
Nel 1912 esce “Il segreto di un uomo solitario”, vicenda di un
eremita che scelto l’isolamento per nascondere il proprio passato. “Il Dio
dei viventi”, del 1922, è la storia di un’eredità da cui traspare una
religiosità di carattere immanente.  
Il 10 settembre 1926 Grazia Deledda
riceve il
Nobel per la
Letteratura: è il secondo autore in Italia, preceduta solo da
Carducci vent’anni prima; resta finora
l’unica scrittrice italiana premiata.  L’ultimo romanzo “La chiesa della
solitudine” è del 1936. La protagonista è, come l’Autrice, ammalata di
tumore. Di lì a poco Grazia Deledda si spegne, è il 15  agosto del 1936.

Mutiamo tutti, da un giorno all’altro, per lente e inconsapevoli
evoluzioni, vinti da quella legge ineluttabile del tempo che oggi finisce di
cancellare ciò che ieri aveva scritto nelle misteriose tavole del cuore umano.
” (Grazia Deledda)

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