I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Pitagora

I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Pitagora

L’opinione di Don Chino
2016-07-21 09:54:47

Pitagora fu il fondatore della matematica o il capo di una setta politico-religiosa?

Pitagora fu
il fondatore della matematica o il capo di una setta politico-religiosa?
Comunque sia, il suo nome è ancor oggi legato a un importante enunciato
scoperto dieci secoli prima della sua nascita e probabilmente dimostrato dopo
la sua morte: il teorema di Pitagora

Si racconta
che Pitagora nacque a Samo verso il 572 a.C. Recatosi giovane in Egitto per
apprendere la sapienza custodita dai sacerdoti, in seguito alla conquista
persiana nel 525 a.C. fu deportato a Babilonia.  Ritornato nella sua Samo, disgustato dalla
tirannia che vi trovò emigrò in Italia.

Giunto in
Italia, Pitagora si stabilì a Crotone, all’epoca una potente città-Stato retta
da un’aristocrazia latifondista, entrata in crisi dopo i conflitti con la
vicina Locri. L’arrivo di Pitagora ne arrestò la decadenza: con una serie di
discorsi convinse i Crotoniati a convertirsi a una vita sobria e moderata.

Si racconta
infatti che, dopo averlo ascoltato, oltre duemila persone invece di tornare
alle proprie case fondarono una comunità. Emerge così l’immagine di un Pitagora
educatore politico in grado, grazie alla sua autorevolezza morale e religiosa,
di rianimare un’intera città richiamandola ai valori aristocratici
tradizionali.

Crotone
rifiorì sotto la guida di pitagorici entusiasti: il suo esercito sbaragliò nel
510 a.C. quello, tre volte più numeroso, della vicina Sibari.  I seguaci di Pitagora erano al culmine del
successo, ma poco dopo la vittoria su Sibari, la situazione cambiò:
l’aristocrazia dominante cominciò a vedere di malocchio questa comunità o setta
che divinizzava il proprio fondatore e seguiva rituali segreti, incomprensibili
per i non iniziati.

Scoppiò una
rivolta, che portò alla cacciata dei pitagorici da Crotone; Pitagora stesso
fuggì e morì a Metaponto, forse nel 494 a.C. I seguaci sopravvissuti si
dispersero, ma mantennero vivi i suoi insegnamenti anche nell’esilio, in
particolare a Taranto, dove un secolo e mezzo più tardi il pitagorico Archita
giocò un importante ruolo politico e scientifico.

Le fonti ,
tuttavia, ci presentano un’immagine di Pitagora lontanissima da quella che oggi
abbiamo di uno scienziato o di un filosofo: propugnava dottrine esoteriche e la
sua vita appare costellata da fatti miracolosi e misteriosi. Pitagora
professava la trasmigrazione delle anime (metempsicosi) con il ciclo
delle reincarnazioni.

Da tutto ciò
emerge l’immagine di uno sciamano: Pitagora ci appare come l’esponente di
un’arcaica sapienza orientale, assai lontana dalla razionalità del pensiero
scientifico e filosofico greco.

Questo
ritratto sembra davvero incompatibile con quello più conosciuto che lo vuole
scopritore del famoso teorema della geometria che prende il suo nome, dei
cinque poliedri regolari, delle grandezze irrazionali, dei rapporti numerici
che regolano le armonie musicali; più che mai incompatibile con l’immagine che
lo vuole iniziatore e fondatore di uno studio teorico della geometria che si
basa su principi e definizioni.

Noi
ricordiamo  Pitagora  soprattutto 
per il suo Teorema che  dimostra
che “Il quadrato costruito sull’ipotenusa di un triangolo rettangolo è
equivalente alla somma dei quadrati costruiti sui cateti”. Questo teorema
(geometria) era già noto ai Babilonesi almeno dal 1800 a.C. Siccome l’area del
quadrato grande e quella dei quattro triangoli è la stessa nei due casi, anche
le aree delle parti restanti del quadrato con il fondo bianco, cioè quella
costituita dai quadrati costruiti sui cateti, e quella dal quadrato costruito
sull’ipotenusa, sono uguali. 

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