07 Ago I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Suor Rosemary Nyirumbe
L’opinione di Don Chino
2017-10-18 16:09:41
La religiosa ugandese che cuce la speranza
La religiosa ugandese che cuce la speranza
Una religiosa da premio Nobel per la pace? “Non
scherziamo, dice la suora, non ho mai
pensato di compiere imprese straordinarie, ma piccole cose fatte con amore”. Suor
Rosemary Nyirumbe operando da
sempre lontana dai media, in quel tormentato buco d’Africa nel Nord dell’ Uganda, è già stata nominata nel 2007
“eroe dell’anno” dalla Cnn e inserita nel 2014 dal settimanale Time tra
le cento persone più influenti del mondo, unica cattolica assieme a papa
Francesco.
La religiosa
ugandese appartenente alla congregazione delle suore del Sacro Cuore di Gesù, laureata e con
master in Etica dello sviluppo, è diventata suora a soli 15 anni, “per amore dei bambini”, dice. E la sua vita è un contagioso inno alla Carità.
Per ora negli Stati Uniti le hanno dedicato una bella biografia riassunta nel
titolo: “Cucire la speranza”. Quella di suor Rosemary è la storia di una
donna africana coraggiosa e determinata che opera nel contesto del
conflitto brutale acceso dal terrorista Joseph Kony.
La piccola grande suora ugandese, mettendo a repentaglio più d’una volta la
vita, è riuscita a scrivere una pagina di speranza e pacificazione in questa
terra martoriata al confine col Sud Sudan e la Repubblica democratica del
Congo. Come? Andando a cercare nella savana, accogliendo, dando istruzione,
lavoro e dignità a tantissime giovani donne che erano state rapite dai
miliziani dell’Lra, schiavizzate, violentate e trasformate in automi. Afferma: “Ho visto coi miei occhi le violenze dei
miliziani su queste ragazze, sui bambini. Io stessa sono stata una loro
vittima. E mi sono salvata per miracolo. Io e le mie consorelle ci siamo dovute
abituare a vivere nella paura”.
A Gulu, nella scuola professionale
femminile di Santa Monica, da lei fondata nel 2001, con laboratori di cucito e
di cucina, sono passate oltre duemila ragazze con i figli nati dai “matrimoni”
imposti dai guerriglieri di Kony. Qui hanno trovato un rifugio e la possibilità
di ricostruire dalle macerie una vita nuova.
“Io ho solo dato affetto, un abbraccio
caldo, senza fare domande, e la possibilità di un riscatto esistenziale”,
spiega la religiosa.
Alla domanda rivolta alla suora, quale
fosse il passaggio più difficile per queste ragazze? “Riuscire a scaricare questo insopportabile senso di colpa, il
terribile fardello del passato. Un passato che non viene perdonato dagli altri
e neanche da loro stesse. E anche oggi, a guerra finita, il problema maggiore
non è la povertà della mia gente, ma il carico psicologico che si portano
addosso queste donne sfortunate, che di notte sentono ancora gli spari e
l’odore del sangue”.
L’infaticabile
suora ugandese s’è pure inventata una linea di borse da donna prodotte dalle
abili mani delle sue ragazze a Santa Monica: borse speciali come le loro
produttrici, e uniche al mondo perché realizzate con un singolare materiale di
scarto, le linguette d’alluminio delle lattine. Grazie all’impresa “Sisters
United”, fondata da suor Rosemary, le borse sono commercializzate in tanti
Paesi. Dai rifiuti nascono cose belle.
È un po’ la storia di queste donne: da un rifiuto della società nasce una
persona nuova.
La suora con orgoglio mette in
mostra la borsa modello “Rosemary” cucita da queste donne libere dalle
violenze. Valore della borsa? Inestimabile, un pezzo di dignità di queste
giovani africane.
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