07 Ago I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – VIRGILIO
L’opinione di Don Chino
2015-10-29 16:17:00
Virgilio nacque a Mantova il 15 ottobre del 70 a. C e morì a Brindisi il 21 settembre del 19 a. C. Il padre era un piccolo proprietario terriero arricchitosi tramite l’apicoltura, l’allevamento e l’artigianato, mentre la madre, di nome Magia Polla, era la figlia di un facoltoso mercante
Virgilio nacque a Mantova il 15
ottobre del 70 a. C e morì a Brindisi il 21 settembre del 19 a. C. Il
padre era un piccolo proprietario terriero arricchitosi tramite l’apicoltura, l’allevamento e l’artigianato, mentre la madre, di nome Magia Polla, era
la figlia di un facoltoso mercante. Virgilio frequenta la scuola di grammatica
a Cremona, poi la scuola di filosofia a Napoli e infine la scuola di retorica di Epidio a Roma.
congeniale alla natura del mite Virgilio, riservato e timido, e dunque quanto mai
inadatto a parlare in pubblico. Infatti, nella sua prima causa come avvocato
non riuscì nemmeno a parlare. In seguito a ciò Virgilio entrò in una crisi
esistenziale si recò Napoli alla scuola dei filosofi Filodemo e Sirone per
apprendere i precetti di Epicuro.
in contatto con Mecenate ed entrò a
far parte del suo circolo, che raccoglieva molti letterati famosi dell’epoca.
Il vate frequentava le tenute terriere di Mecenate, che egli possedeva in Campania nei pressi di Atella ed in Sicilia. Attraverso Mecenate, Virgilio conobbe Augusto e collaborò
alla diffusione della sua ideologia politica. Divenne il maggiore poeta di Roma e dell’Impero.
ai suoi compagni di studio Plozio Tucca e Vario Rufo di
distruggere il manoscritto dell’Eneide, perché, per quanto l’avesse
terminata, non aveva fatto in tempo a rivederla. Ma i due consegnarono i
manoscritti all’imperatore, e l’Eneide, anche se reca tuttora evidenti
tracce di incompiutezza, divenne in breve il poema nazionale romano. Lo stesso
Dante nella Divina Commedia chiama Virgilio, il suo maestro, la sua guida e
attinge da lui pensieri e coraggio per continuare il suo viaggio lungo i gironi
dell’inferno e del purgatorio, fino a consegnare il poeta fiorentino a Beatrice
alle soglie del Paradiso.
celebre epitaffio: “Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc
Parthenope; cecini pascua, rura, duces”; ovvero: “Mi generò Mantova,
la Calabria (il Salento) mi rapì: ora mi custodisce Partenope (Napoli); cantai
i pascoli (le Bucoliche), i campi (le Georgiche), i condottieri
(l’Eneide)”.
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