IL CIMITERO DEL MEDITERRANEO

IL CIMITERO DEL MEDITERRANEO

Pensaci Su…
2016-04-21 08:10:51

Il Mediterraneo torna di nuovo ad essere un cimitero. Un peschereccio che trasportava circa 700 persone si è capovolto nel Canale di Sicilia, a circa 60 miglia a nord della Libia.
Il Mediterraneo torna di nuovo ad essere 
un cimitero. Un peschereccio che trasportava circa 700 persone si è
capovolto nel Canale di Sicilia, a circa 60 miglia a nord della Libia. Un
mercantile, dirottato nella zona per prestare soccorso, ha tratto in salvo
alcuni superstiti. Si teme che il bilancio delle vittime sia di poco inferiore
alle settecento unità. 

Il barcone che si è rovesciato in questi giorni nel canale di Sicilia
sarebbe partito dall’Egitto e avrebbe poi caricato i migranti sulle coste della
Libia nord occidentale. È incredibile, la crudeltà  dei trafficanti che hanno riempito la barca
fino all’inverosimile. 
L’incidente è accaduto intorno a mezzanotte quando il barcone era appena
uscito dalle acque libiche e si trovava ancora a circa 120 miglia nautiche a
sud di Lampedusa. 
Si stanno cercando letteralmente le persone superstiti tra i cadaveri che
galleggiano in acqua: la drammatica immagine è riferita dal premier maltese Joseph Muscat. Il capo
del governo maltese ha aggiunto che, nonostante il dibattito politico in corso,
Malta e Italia sono ancora da soli ad affrontare la gravissima crisi.
I cadaveri recuperati sono stati
allineati su uno dei ponti della nave Gregoretti, della Guardia costiera. La
nave sta coordinando i soccorsi in mare di tutte le unità navali impegnate
nella ricerca di eventuali superstiti. 
Sarà molto difficile il recupero dei corpi delle centinaia di vittime. Secondo quanto
riferiscono i soccorritori presenti sul posto, il tratto di mare dov’è avvenuto
l’affondamento del barcone è troppo profondo per consentire l’intervento dei
sommozzatori.  
Chiediamoci: possiamo fermare questa nuova  shoa o dobbiamo assistere ancora per anni e
anni questo esodo della morte? La risposta va trovata non tanto in chi generosamente
soccorre queste persone in fuga dalla guerra e fame, quanto in chi decide a
Strasburgo le sorti di migliaia di vite. 
Mentre i parlamentari europei parlano, litigano, questi disperati
stringendo i loro bambini finiscono la loro storia di sofferenza e di rifiuto
in fondo al mare. 
Si va dicendo che non si possono accogliere tutti. E’
vero, ma mi permetto di ricordare che la causa di questo esodo selvaggio va
addebitata anche a coloro che 
spregiudicatamente hanno sempre difeso i loro interessi economici in
questi Paesi africani e asiatici. 
Papa Francesco fa sentire la sua voce, testimonia con gesti di accoglienza
quella carità cristiana che il fermento di una umanità solidale. A Lesbo papa
Francesco ha detto ai profughi:  “Tanta gente che soffre, non sa dove andare, ha dovuto fuggire. Andremo
anche a un cimitero: il mare. Tanta gente è annegata. Lo dico non per
amareggiare ma perché il vostro lavoro possa trasmettere lo stato d’animo con
cui faccio questo viaggio.
” 
Ma non bastano le parole di  papa Francesco. Questa nuova shoa ha dei
complici da smascherare. Sono forse chi detiene i poteri economici forti che
sponsorizzano le guerre per  vendere le
armi e salvaguardare i loro giacimenti petroliferi?  La mia è solo una domanda.

 

 

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