07 Ago La sensibilità, sorgente del bene
L’opinione di Don Chino
2014-01-30 20:57:14
Un canto messo sulle labbra di Francesco d’Assisi dice: “Dolce sentire come nel mio cuore, ora si accende un immenso amore”. Questo “sentire” è la sensibilità, una stupenda qualità umana che si vuole far risiedere nel cuore.
Un canto messo sulle labbra di Francesco d’Assisi dice:
“Dolce sentire come nel mio cuore, ora si accende un immenso amore”.
Questo “sentire” è la sensibilità, una stupenda qualità umana che si
vuole far risiedere nel cuore. Pascal sostiene “che il cuore ha le sue
ragioni che la ragione non conosce”. Sta proprio in queste
“ragioni” del cuore la sensibilità. Essa spinge verso le persone e le
cose e rende possibile un dialogo costruttivo tra la mente e i molti messaggi
in noi e fuori di noi. E’ la sensibilità che rende attivi i ricordi
riportandoli al presente quasi per farli
vivere ancora; è la sensibilità che sostiene i desideri attraverso il tempo per
renderli possibili nelle loro molteplici realizzazioni. Siamo in molti
purtroppo a sottovalutare questa “forza del cuore” e a non attendere
alla sua affermazione e crescita. Confondiamo la sensibilità con la debolezza e
riteniamo gli slanci affettivi verso la vita un dono esclusivo di qualcuno.
La nostra mente è sensibile
Tutti abbiamo la possibilità di “sentire” tutto
ciò che siamo e viviamo, basta impostare nel modo giusto la nostra mente che
non può esaurire la sua attività solo nel capire e nel fare. E’ riduttivo per
la mente conoscere per agire, capire per costruire. La nostra mente ha bisogno
di “innamorarsi” dell’altro, di ogni messaggio che la storia e la
realtà le riserva. Ha l’esigenza di stabilire legami profondi con chi incontra,
conosce, desidera. Tali legami portano nella mente uno stato di permeabilità,
di accoglienza di tutto e di tutti. La sensibilità è davvero importante,
risulta una impostazione mentale che ci fa entrare in sintonia con l’umanità,
la realtà. E’ come un “abitus”
ottenuto dai vissuti e, di volta in volta, sfoggiato per rendere gli incontri
più propri e desiderati. La sensibilità è una forte e bella emozione che ci
serve per rivitalizzare e appropriarci
del presente.
L’origine materna della sensibilità
La nostra psiche ha tanto bisogno di sensibilità quanto di
idee. Le ricerche scientifiche si soffermano spesso ad analizzare l’ambiente
familiare come “culla” della sensibilità. Sottolineano che il
rapporto madre-bambino durante la gestazione e l’accudimento è certamente sorgente di sensibilità, di tratti umani che
segnano la vita di entrambi. La mamma rimane attratta dal figlio e il figlio
dalla madre. Questa reciproca attrazione sta alla base dei comportamenti
relazionali del figlio sia nel presente che nel futuro. Il figlio, nel rapporto
materno, introietta in sé la presenza della madre e si sente sicuro di fronte
agli altri. La mamma penetra nel profondo dell’io del figlio con la sua
immagine umana e dà inizio a una umanizzazione del figlio che poi estenderà al
papà, ai fratelli, agli amici e al futuro partner. Non si insisterà mai
abbastanza su questa “umanizzazione primaria” della madre che poi si
estende e si completa nell’ambiente familiare ricco di interscambi affettivi.
Non basta però l’umanizzazione materna
Anche la scuola, dove il ragazzo e il giovane passano il
periodo importante della loro crescita, deve essere in grado di offrire
messaggi culturali ricchi di stimoli affettivi che incrementano la sensibilità.
Non basta insegnare agli alunni a usare il computer e a spaziare tra i
“siti” onde apprendere qualsiasi informazione. La mente ha bisogno di
mettere in attivo il cuore, quel cuore “che ha le sue ragioni”. La
sapienza del cuore non può essere ignorata se non si vuole ottenere un uomo
robot. Troppo spesso si pensa che i nostri giovani siano aridi di sentimenti e
non si fa niente per avviarli a “sentire” la propria e altrui vita
come sorgente del bello, del vero, del buono, del giusto. Gli stessi romanzi e
gli stessi film dovrebbero diffondere i contenuti del cuore per ottenere un
uomo di “carne” e non un personaggio di “plastica”. Le
caratteristiche dell’uomo sensibile vanno dalla disponibilità all’autonomia,
dalla emozione alla partecipazione, dalla delicatezza alla commozione.
Il riconoscimento della sensibilità
La persona sensibile piange e sorride, spera e dispera, ama
e odia. Insomma è una persona attaccata alla
realtà con i suoi sentimenti. Qualcuno si chiede se queste caratteristiche
vanno supportate da alcune modalità di convivenza, ossia se esiste l’arte della
sensibilità. Certamente, la sensibilità ha bisogno di alcuni accorgimenti per
evolvere e maturare. Sembra che non basti trasmettere alla persona cariche
affettive, messaggi umani, esperienze di gioia, di speranza. La persona è
facilitata ad essere sensibile se, di volta in volta, le viene riconosciuto un
modo di pensare e di agire che avvalora la sua sensibilità. Il riconoscimento
del bene, della generosità, dell’affetto, purtroppo scarseggia e non a caso. Si
gareggia con i riconoscimenti di ogni tipo che esaltano la bellezza,
l’intelligenza, la professionalità. Si nega il riconoscimento alle espressioni
umane dettate dalla sensibilità. Purtroppo tutto ciò che non ottiene la giusta
stima scade di valore.
La sensibilità è contagiosa
La sensibilità infatti rischia di essere considerata una
virtù inutile o un lusso di pochi. Ne è la prova la difficoltà di quasi tutti a
comunicare i propri sentimenti sia in famiglia che altrove. Parliamo di tutto
meno che delle nostre risonanze affettive, delle nostre esperienze di gioia e
di dolore. Eppure la comunicazione degli stati affettivi e delle emozioni
rafforza il rapporto e l’intesa, la conoscenza e la convivenza. Attraverso la
comunicazione dei sentimenti approdiamo alla condivisione, a quel
“sentire” insieme che “produce” il bene. Si passa così da una
sensibilità personale a una sensibilità familiare, sociale. A tutti è capitato
di trovarsi tra persone sensibili e ricevere da loro una
“trasfusione” di umanità. La sensibilità è contagiosa, trasforma le
persone, gli ambienti e promuove la “casa dell’umano” dove è bello
vivere e crescere insieme.
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