15 Lug La voglia di cambiare
Clelia, una ragazza di ventotto anni scrive sul suo blog alcuni pensieri. Si chiede: “Perché
mi accade, in certi momenti di essere formale, imbalsamata, frenata nei miei
comportamenti? In quei momenti la mia mente si ribella spingendomi verso scelte
trasgressive inaspettate. Si tratta di un bisogno di uscire da certi schemi ripetitivi o peggio
da uno stile di vita consueto, abitudinario. In questi momenti in cui mi riduco a una persona
ripetitiva, monotona nelle parole, gesti e scelte, mi sgolo una, due birre e mi sento diversa
o esco con un amico e faccio sesso. Mi sento cambiata, ma solo per poche ore…
Altre volte sbotto in famiglia dico cose di cui poi mi pento, polemizzo sul lavoro per il solo
gusto di rompere quel susseguirsi delle ore sempre uguali. Anche queste reazioni stupide
non servono”. Le rispondo con alcune riflessioni che possono servire anche ad altri in
questa condizione.
Ci è capitato e spesso ci capita di reagire in maniera immediata in una situazione e poi di
rimuginare sopra a lungo. Basta poco per una reazione incontrollata: una scenata di
gelosia tra amici, una battuta poco carina nel bel mezzo di una cena, la perdita di controllo
durante un colloquio di lavoro, una parola offensiva verso una persona cara. L’ alcol, la
marijuana, il sesso per modificare l’umore. È come se a volte perdessimo il controllo di noi
stessi e un altro prendesse in mano la nostra vita. Dopo l’accaduto ci chiediamo: “Mi sono
comportato in quel modo?”. “Ho detto veramente queste parole?”. “Mi sono sballato?”. Il
più delle volte è l’istinto che comanda, anche se improvvise reazioni evidenziano la voglia
di cambiamento.
Gli exploit incontrollati tuttavia ci orientano verso il desiderato cambiamento. Ci rivelano
quella parte inconscia di noi stessi in movimento che anticipa persino i propositi, le
intenzioni di volere rompere gli schemi obsoleti, abitudinari. Avvertiamo che dentro di noi ci
sia uno sconosciuto, una seconda persona che, in certe circostanze, può intervenire per
modificare, cambiare quello che pensiamo di essere. Il primo passo allora consiste
nell’abituarci a evitare qualunque definizione rigida di noi stessi. Il secondo passo, richiede
di cercare un dialogo diretto con questo “sconosciuto” che vive dentro di noi e provare a
delegarlo a modificare alcuni nostri comportamenti.
Suggeriamo a questo “sconosciuto” di farsi sentire, di uscire allo scoperto. Magari alla sera
scriviamo su un foglio tutte le richieste di questo “sconosciuto”, esaminiamole e
confrontiamole con i vissuti della giornata. In questo modo ci renderemo conto che i
suggerimenti di questo “sconosciuto” sono in contrasto con le nostre idee o mettono in
discussione il nostro modo di vivere. Non solo. Rileveremo anche che questa parte
profonda dell’io vuole “scendere in campo” in maniera creativa, innovativa, per cambiare il
nostro modo di vivere.
Ognuno di noi ha ben presente cosa non va e cosa andrebbe corretto per migliorare,
cambiare, dare alla propria vita una sterzata significativa. Non serve definirci impulsivi,
timidi, iracondi e imprevedibili. E se questi tratti negativi che tanto bistrattiamo
nascondessero una risorsa interiore che vuole rendersi disponibile?
Ho letto la favola della Bella e la Bestia e con sorpresa ho colto un particolare: solo
quando la Bella impara ad amare la Bestia scopre che dietro le sue sembianze mostruose
si nasconde il principe dei suoi sogni. Anche noi possiamo imparare ad accogliere i nostri
difetti convertendoli in immagini positive, in risorse disponibili. Ogni volta che non ci
comportiamo come vorremmo ed emergono in noi zone d’ombra, anziché respingerle,
cominciamo a concederle uno spazio dentro di noi. Dopo questa semplice auto-analisi e
disponibilità interiore proviamo ad avvertire una piacevole sensazione di cambiamento e
quindi di affermazione. In questo modo accoglieremo quegli aspetti profondi del nostro io,
creando un’armonia interna che ci farà sentire più forti e in sintonia con la nostra identità
profonda. Si tratta di ascoltare la nostra parte istintiva.
Essa è dotata di un potere immenso sul nostro benessere. Negli animali l’istinto fa
compiere imprese incredibili: le api “sentono” i fiori a chilometri di distanza e un cane può
ritrovare il padrone anche dopo anni, alcuni uccelli migrano verso luoghi lontani per
svernare e poi tornano a primavera ai loro nidi. Noi invece ignoriamo questa grande
risorsa interiore, o peggio la temiamo, la controlliamo. Ciò avviene perché l’istinto nasce
prima che si formano i nostri pensieri, che orientano le scelte e i comportamenti.
Molte cose possono aprire o chiudere le porte all’istinto: le nostre convinzioni, la
concezione che abbiamo della vita, il modo di rapportarci a noi stessi, i ruoli che
interpretiamo, ma anche l’educazione, le credenze, il sentire comune. Se tutte queste cose
non mettono a tacere l’istinto, la nostra vita può fluire liberamente e il nostro
comportamento essere armonico. In caso contrario si può innescare un conflitto interiore
che rischia di bloccarci, di renderci finti e infelici.
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