22 Apr L’abbraccio… interiore
Gli psicologi non danno soluzioni alla solitudine, bensì ci guidano a saper trovare le
risposte che cerchiamo. A volte dubitiamo di noi stessi e per questo tendiamo a
concentrarci sempre su quello che si trova al di fuori di noi. Ogni soluzione risiede dentro
di noi. Pensiamo di non farcela, di essere deboli, di non sapere come metterci di nuovo in
cammino. Ciò è frutto di una chiara mancanza di auto-ascolto. C’è una vocina dentro di noi
che ci indica dove dobbiamo andare. Si percepisce se ci lasciamo abbracciare dal silenzio.
Provo a farvi da guida…
Immergerci dentro di noi è terribile perché vuol dire imbatterci in quel bambino debole che
piange ancora in noi, vuol dire anche incontrarci con le parti di noi che neghiamo e
rifiutiamo. In questo caso, è importante mantenere la mente aperta e accettare chi siamo
senza il timore di scoprire alcune ombre. Lasciamo che i nostri pensieri ritornino nella
nostra testa come stormi d’uccelli, non dobbiamo temerli, anche se sembrano impedire
ogni nuova attesa. Sono pensieri che spesso riguardano il passato che vorremmo
seppellire per sempre, anche se è impossibile perché il passato ci appartiene. I ricordi
vanno purificati soprattutto dalla patina della sofferenza, quasi sempre svanita, ma spesso
foriera di paure. Rivivere il passato negativo non serve, è una tecnica nociva che non
risolve nulla, bensì peggiora tutto. Le paure non ci devono invadere la mente, vanno
conosciute, elaborate, depotenziate.
Le nostre migliori alleate che sanno che cosa dobbiamo fare senza timore, senza
aspettative, senza i “forse”, sono le nostre risorse interiori. Quando ci sentiamo persi,
quando il nostro mondo sembra crollare, ritroviamoci con noi stessi, in questo spazio di
silenzio interiore, perché in esso troveremo la soluzione alle nostre angosce. Dobbiamo
forse chiuderci in una stanza per ritrovare noi stessi? Macché, camminiamo in mezzo alla
natura, percepiamo i piedi che appoggiano sul terreno, è un buon punto di partenza per
ascoltarci. Il suolo è il primo elemento che dobbiamo tenere in considerazione, poiché è
quello che ci sostiene, ci dà stabilità e sicurezza, permettendoci di avanzare. Camminare
tra i boschi e i sentieri, arrampicarsi fino alle cime, correre tra i prati, tutto ciò serve per
liberare la mente. Questo contatto con la terra, fertile e generatrice, dalla quale riceviamo
la protezione e il nutrimento, è necessario per allontanare quei vuoti mentali che sono
sintomi più frequenti di abbandono.
Così, forti e radicati al suolo, procediamo nel nostro cammino per far rinascere in noi, la
fiducia, la speranza di estendere i nostri contatti umani, specialmente dopo un periodo
negativo. Ricordo con entusiasmo, a proposito, come i campeggi, le gite, le escursioni, i
sentieri tracciati sul nevaio impegnavano la nostra mente a controllare ogni passo. Questo
assiduo controllo ci liberava la mente da tutte le paturnie e preoccupazioni, pronta poi a
promuovere nuovi incontri.
Mossi da questa catarsi interiore, il nostro sguardo può alzarsi a scrutare il cielo e tutte le
sue novità, e le nostre braccia possono aprirsi e accogliere l’energia del sole. Grazie alla
sua luce e al suo calore ci carichiamo di entusiasmo, l’istinto creativo si accende di
passione, coraggio e determinazione, tutto appare realizzabile. Fervore e vitalità risuonano
dentro di noi e ci ricordano che il nostro astro interno non vede l’ora di risplendere.
Camminando tra la natura è impossibile non essere sollecitati dai sensi: colori, luci, soffi e
pensieri ci avvolgono insieme a profumi e rumori d’ogni genere, come quelli del bosco o
delle cascate. Spesso sorseggiamo l’acqua che sgorga tra le rocce, elemento costituente
del nostro essere ed energia in costante movimento. Seguendo il suo flusso riscopriamo la
nostra capacità di adattamento, di aggirare gli ostacoli e di procedere inesorabilmente,
dalla sorgente fino alla foce, in un continuo processo di trasformazione, a volte calmo e
impercettibile, altre turbolento e precipitoso. Durante questo cammino nelle profondità
dell’anima ritroviamo le nostre emozioni, che scorrono inafferrabili e indefinibili, risalendo
in modo imprevedibile la superficie e scomparendo poi di nuovo. Tutto ci spinge all’azione
e al movimento, tutto stimola il desiderio di farcela, di essere protagonisti di qualcosa di
entusiasmante.
E se al termine o nel mezzo del nostro camminare decidiamo di riposare, contemplando,
in silenzio, una notte stellata, immediatamente porteremo beneficio al nostro spirito,
placheremo la mente o lasceremo che tutto ciò che deve accadere accada, immersi nel
profondo blu dell’universo. In questo viaggio di speranza ogni cosa che vediamo,
tocchiamo e udiamo ha un senso. I profumi, i colori, le forme, i suoni, tutto ciò che ci
circonda diventa un messaggio forte che ci porta oltre il tempo e ci c’interroga sull’eterno.
L’abbraccio interiore fa nascere in noi la speranza di tenerci per mano e camminare
insieme verso la meta.
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