07 Set L’immaginazione creativa
Il libro L’immaginazione creativa, di Roy Eugene Davis, lo definisco miracoloso perché è
stato per me prezioso. Ha apportato decisi miglioramenti nei miei rapporti sociali, una
maggiore prosperità e un ampliamento di coscienza. Consiglio di leggere questo libro
come una guida giornaliera, affinché questi principi diventino parte di voi. Espongo
sinteticamente questi principi spesso sconosciuti presenti dentro di noi.
Diamo spazio a qualcosa di sconosciuto che vive dentro di noi e che ci aiuta a liberarci
delle tossine del passato, o meglio a ripulire la mente. Ossia incominciamo a pensare, a
immaginare, a fantasticare che ci sia qualcos’altro nella nostra mente. Che cosa vuol dire
c’è dell’altro? Che noi non siamo solo pensieri, ricordi, paure, tristezze, intenzioni e
progetti. Siamo altro! Ci sono tantissime immagini che ripetutamente arrivano alla nostra
mente, che risiedono in una zona profonda dell’Io che si è formata attraverso il tempo, i
vissuti diretti o indiretti. Si ritiene persino che alcune immagini siano pervenute alla nostra
zona inconscia dell’io nel periodo della gestazione. Quante immagini, basterebbe
analizzare i sogni notturni.
C’è un esercizio abbastanza semplice che possiamo fare con noi stessi: immaginare
dentro di noi un deposito. Immaginare mentre andiamo a letto, di avere dentro di noi, nel
buio della mente che si sta addormentando, un deposito d’immagini, in cui durante la notte
autonomamente si apre la porta ed escono tante immagini una dietro l’altra che finiscono
sullo schermo della nostra mente. Ecco, che ogni notte noi sogniamo, ossia viviamo in un
mondo particolare fatto di forme, colori e suoni. Ci stacchiamo dai consueti modelli che la
nostra mente ha presente durante le giornate. Ossia siamo totalmente diversi. Una
domanda però è necessaria: questo “deposito” che apre la sua porta durante i sogni, la
tiene chiusa, sigillata, mentre la nostra mente percepisce la realtà e la pensa? Certamente
no. Noi siamo contagiati dalle molteplici immagini che questo deposito possiede e invia
alla mente. Queste immagini puliscono la mente dalle abitudini e la rinnovano di continuo
e rompono gli schemi razionali che spesso fermano la nostra mente.
Dobbiamo affidarci alla loro invasione per far funzionare il deposito delle immagini. I cinesi,
che come gli alchimisti erano altrettanto conoscitori dell’anima, dicevano che il saggio,
senza intenzione, va alla meta. Noi dobbiamo sapere che i nostri ricordi sono il passato, i
nostri pensieri sono il presente e non ci aiuteranno a rinnovarci. Quando la mente
comincia a essere libera da ogni identità, allora produce le immagini rinnovatrici che
mettono in atto desideri e attese che ci rinnovano. Senza questa miniera d’immagini
interiori che ci fa sognare e quindi rinnovare i nostri pensieri, la nostra mente invecchia e si
chiude a ogni speranza presente e futura. Noi certamente siamo i nostri pensieri, anche se
questi per essere dinamici, sempre nuovi, hanno bisogno che le molteplici immagini
entrino in gioco. Sono immagini che riguardano il passato, il presente e vanno verso il
futuro che attendiamo sempre migliore.
Dobbiamo farci ogni giorno questa domanda: ho tanti desideri? Quando esercitiamo sogni
e desideri siamo veramente entrati nel gioco della vita, tutto poi verrà da sé. Una volta
eravamo abituati a dire ai figli: “Fai un lavoro sicuro, vai in banca, vai in un’azienda solida
così tutta la vita sarai a posto”. Quello non era essere a posto, quello era morire di
abitudini. Essere a posto significa rischiare ogni giorno, sapere che i pericoli possono
venire da un momento all’altro; ma ammettere che c’è altro in noi. Gli antichi l’avrebbero
chiamato ‘altro’, Atena, dea della saggezza, una signora sconosciuta che ci abita e ci
rinnova. Noi siamo veramente contenti solo quando ci lasciamo condurre da questa
immaginazione creativa che rinnova il presente e prepara il futuro. Quando una persona
cessa di immaginare, sognare non vive più, ha deposto le ali, vive i suoi giorni con il
drappo nero appeso alla sua porta.
Afferma Marc Augé: “Cambiamo il mondo prima di immaginarlo”. Quest’affermazione, in
apparenza innocua, nasconde una minaccia tremenda: l’incapacità attuale di immaginare il
futuro che ci attende. Non immaginiamo più, ci siamo tolti molti desideri e la speranza
soprattutto. Ciò ci ha resi più insicuri, più fragili, privandoci persino della facoltà di sperare.
Sembra poca cosa, in confronto ai più impellenti problemi umani e sociali. Ma invece, a
pensarci bene, è fondamentale. Se davvero questa capacità ci fosse stata negata, ci
troveremmo di fronte a un ennesimo cambiamento epocale, che va ad aggiungersi ad altri
sconvolgimenti e ci spingerebbe verso ulteriori incertezze esistenziali. Perché la facoltà di
immaginare è il motore della vita e dell’evoluzione della stessa. È quella che ci permette di
progettare, di indirizzare gli sforzi verso un obiettivo comune. Un mondo senza
immaginazione è un mondo desolato, subìto, indesiderabile.
Lo scrittore Sartre ha riposto nella immaginazione la speranza per una società nuova e
più democratica, affidando all’utopia (cioè all’immaginazione di un mondo che non c’è) un
potere rivoluzionario. Il potere dell’immaginazione è divenuto l’immaginazione al potere.
L’esclusiva facoltà umana non aveva mai avuto una responsabilità tanto grande. Eppure
basterebbe poco. Basterebbe fermarsi un momento: anziché chiudere gli occhi, aprirli e
provare a immaginare e poi ancora immaginare una persona leggera, che crede nei sogni
che si avverano solo se sono accolti con entusiasmo. “Se accettassimo di interpretare
questa vita come parte di un sogno, forse potremmo accettare il fatto che i sogni fanno
parte di questa” (Luca Doveri).
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