07 Ago L’onestà, un valore utile
Pensaci Su…
2018-05-09 07:50:20
Tratto dall’ultimo libro di Don Chino Pezzoli ” Tracce di moralità ”
Ho sempre ritenuto l’onestà un valore molto importante, ma, purtroppo,
col tempo mi sto rendendo conto che, come diceva Giovenale, “L’onestà è
lodata da tutti, ma muore di freddo”. Pertanto, mi chiedo: l’onestà,
oggi, è ancora un valore? Penso proprio di sì. La persona onesta piace, si
cerca, si condivide insieme le scelte economiche, riceve da noi fiducia e
responsabilità. Il termine “onestà” ha la stessa radice latina di “onore”, ossia di
dignità e ci dà la misura della nostra e altrui lealtà e trasparenza. Le
persone oneste vivono rettamente i rapporti famigliari, amicali, non rubano,
non danneggiano la natura, i beni in comune, non
traggono vantaggi o favoritismi per quello che fanno. Stimano gli altri,
operano lealmente per il bene comune, senza identificarsi con etichette
culturali o religiose. Il filosofo Cartesio diceva: “Vorrei che le poche persone oneste fossero
tutte riunite in una città. Allora sarei ben felice di lasciare il mio eremo
per andare a vivere con loro, se mi volessero accogliere in loro compagnia”.
Anch’io penso che siamo felici se stiamo insieme a persone oneste.
La fiducia
ci vuole
Una domanda è lecita per voi cari amici che vi trovate
in un contesto sociale spesso disordinato dove l’imbroglio è furbizia e la
mancanza di onestà è costume: le persone oneste sono degne di fiducia? Su di
loro certamente possiamo fare affidamento, sono quello che dicono di essere. Le
persone oneste, infatti, permeano di rettitudine le loro azioni, scelte e
relazioni; attendono alle responsabilità e riservano rispetto agli altri; onorano
il lavoro non perdono tempo, non sottraggono beni, soldi. L’onestà è la virtù
delle persone semplici e sagge che tengono con sé la coscienza per vagliare ciò
che è bene o male. Voi ragazzi e ragazze vi chiedete spesso: come mai è così
difficile essere onesti? In un mondo in
cui la disonestà sembra quasi un luogo comune e spesso porta al successo,
perché essere onesti? Non rischiamo di essere ritenuti ingenui stupidi? Gli
altri non si approfitterebbero di noi? Così pensano in molti! Eppure, una società con molti disonesti non
può reggere, si disgrega. Se non possiamo credere all’onestà delle persone che
ci stanno vicine, i rapporti vengono meno, la convivenza soffre di una
“malattia” grave: il sospetto.
La
furbizia non serve
Durante una
serata in cui parlavo di onestà, mi si è accesa una lampadina nella testa. Sono
intervenuti nel dibattito alcuni ragazzi e ragazze e una di loro mi disse: “Anche in Italia c’è la mafia ma non tutti
gli italiani sono mafiosi. Il problema è che sono furbi”. Mi si faceva notare,
inoltre, come solo da noi la parola “furbo” rientri nelle categorie umane degne
di rispetto, nonostante il dizionario definisca la furbizia la “qualità
di chi, nella vita, sa raggiungere i propri scopi, evitando accuratamente le
insidie e ricorrendo a ingegnosi espedienti”. La furbizia, alla luce dei fatti che
accadono, non è una virtù eticamente accettabile. E’ un atteggiamento che
nasconde la disonestà dei più forti in una società in
cui i deboli soccombono. Scrive, a proposito Michele Serra che “da noi
– non c’è niente da fare – la furbizia, che è una delle più spregevoli
manifestazioni di assenza di talento, continua a sembrare una virtù. E
dire ‘li ho fregati!’ piace da matti, anche se è la voce del ladro a parlare”. Aggiungo, inoltre, che la superficialità
e tolleranza hanno permesso di portare i furbi al potere, di accrescere
boriosamente il loro prestigio a danno degli onesti.
La scorta
dei principi
Per essere
“onesti”, ragazzi e ragazze, è necessario credere in voi stessi, ripetervi
che l’onestà vale, senza molti tentennamenti. Con la scorta di solidi principi
si è costruita l’evoluzione sociale e si è affermata in molti una coscienza
attiva che rifiuta ogni atto di disonestà.
Mahatma Gandhi, Martin Luther King, madre Teresa di Calcutta e altri hanno dato una
testimonianza ferma, fiera e dignitosa, pur senza manifestazioni violente. Di
contro, aumenta il disappunto nel
rilevare abituali comportamenti furbeschi, furfanteschi che facilitano il
raggiungimento di posizioni sociali importanti prive di merito, conseguite
attraverso raccomandazioni, raggiri a scapito della rettitudine. Riflettiamo
cari amici, sulla disonestà, un comportamento disdicevole, dannoso per noi e
per gli altri. Come si può avere fiducia di una persona disonesta, di chi sa
trarre vantaggi dalle situazioni agendo con immoralità mascherate? La risposta
la date voi cari amici che spesso vi chiedete: di chi dobbiamo fidarci? (Tratto
dal libro “tracce di moralità di don Chino Pezzoli).
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