07 Ago NATALE 2018
Pensaci Su…
2018-12-19 18:29:58
” Tu sei vicino ”
È la mente umana che fa “morire” Dio e
un motivo c’è: sentirsi lei stessa onnipotente, onnisciente. L’uomo fa morire
Dio per sostituirlo. Ciò che afferma Thomas Carlyle è interessante: “Se Cristo tornasse oggi tra noi, la gente
non lo metterebbe più in croce. Lo inviterebbe a cena, lo ascolterebbe e gli
riderebbe dietro le spalle”. Oggi quindi sarebbe ancor peggio: la gente lo
lascerebbe parlare per poi deriderlo perché è “esagerato” nel dare all’uomo i
suoi valori. Questo è il rischio che
stiamo correndo nel grigiore dei nostri giorni. Sappiamo che il Signore è
vicino, ci parla, ci ascolta, noi però siamo ciechi e sordi, annulliamo questa
presenza. Perché l’uomo ha bisogno di Dio? A questa domanda ci può essere una
triplice risposta, la prima filosofica, la seconda molto più concreta, la terza
vera.
La prima
risposta. Chi è
propenso a disquisizioni filosofiche, più o meno sottili, pensa che “l’uomo cerchi Dio per colmare la sua
incomprensione dell’infinito”. Ci sono momenti in cui naturalmente siamo
confrontati con la nostra limitatezza spazio-temporale: di fronte a un cielo
stellato non è possibile non annegare nell’immensità di ciò che ci circonda.
Sui banchi di scuola la poetica dell’infinito ci ha accompagnato nei nostri
studi, da Leopardi a Ungaretti. Tutto ciò è molto sensato, ma non spiega il
bisogno di Dio.
La seconda
risposta. “L’’uomo non cercherebbe Dio se non ci fossero
la morte e il dolore”, in altri termini, non ci sarebbe la religione se non
ci fossero sofferenza e paura della fine. Ovviamente, se l’uomo fosse immortale
non avrebbe bisogno di cercare qualcuno sopra di sé; anche nella lotta contro
il dolore fisico e psichico probabilmente preferirebbe rivolgersi a qualcosa di
più immediato e umano (come la medicina) e solo in casi estremi giungerebbe a
ricercare un essere superiore. Senza la morte, probabilmente l’uomo si
sentirebbe Dio.
Nelle
società occidentali questo accade già: l’illusione di una felicità perenne,
spesso rende molti giovani e adulti insensibili ai problemi religiosi; spesso
solo i vecchi riempiono le chiese e, come tutti sanno, non è raro il caso di
persone che si avvicinano alla fede in tarda età, quando lo spettro della fine
incomincia a riempire i loro giorni e le loro notti. Ho sempre ritenuto queste
conversioni un po’ patetiche: la paura non è fede.
La terza
risposta. “L’uomo
cerca Dio, lo vuole vicino per capire il senso del suo vivere”. Cioè, vuole comprendere le motivazioni
profonde che reggono e danno valore all’esistenza, la gioia da conseguire, la
fame d’amore che porta in sé, la voglia d’eternità che porta appresso. Il Dio
che l’uomo vuole vicino non è né uno scienziato che gli spiega l’universo né un
filosofo o uno psicologo che gli fa elaborare il dolore e la morte. È un Dio
vivo che cammina insieme con lui e con lui costruisce la sua piccola storia
fatta d’incontri, di scelte, di speranza nella vita che va oltre la vita.
Per
accorgerci che Dio è con noi e invitarlo a restare perché si fa sera, occorre
cercarlo sempre. Forse è questa la grande “follia”, per usare un termine
pascaliano. Il cercare, infatti, è faticoso, esige pazienza, impegno,
dedizione. L’uomo però è distratto, purtroppo non ha tempo di arrampicarsi sul
sicomoro come Zaccheo per vedere il Signore che passa. Preferisce aggrapparsi
agli interrogativi dei saccenti di questo mondo, che scagliano dubbi e
incertezze sul fatto che Dio sia con noi. Rompe questo indugio umano il poeta
Tagore: “Non finirò mai di cercarti sino
al mattino in cui rinascerò. Entrerò in una nuova vita, una nuova visione
apparirà al mio sguardo, nuovo diventerò a quella nuova luce, mi legherò a Te
in una nuova unione. Non finirò mai di cercarti”.
Mi affascina
l’idea di un Dio che cammina al mio fianco e che mi suggerisce di non
affannarmi, non preoccuparmi e stressarmi eccessivamente per il cibo e il
vestito. Gli do fiducia, disponibilità, abbandono, mentre gli dico: “Resta con
me Signore perché si fa sera”. Allora anche se le ombre del dolore e della
morte scendessero sono più sicuro, non ho più paura e dico con il salmista: “Se dovessi
camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu Signore sei
con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza”.
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