07 Ago NATALE: Cari giovani, non scappate via da Dio
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L’opinione di Don Chino
2014-12-22 16:38:33
Gabriele mi manda un messaggio sul telefonino: “La realtà non finisce dove arriva il nostro sguardo: al di là degli avvenimenti, sopra di noi, c’è qualcuno”.
Gabriele mi manda un messaggio sul telefonino: “La realtà non finisce dove arriva il nostro sguardo: al di là degli avvenimenti, sopra di noi, c’è qualcuno”. Gli ho risposto di accorciare le distanze, di mettersi in ascolto e si sarebbe accorto che Dio non è lontano, lassù, ma vicino. Tutti i giovani, prima o poi, si fanno alcune domande: “Se Dio esiste, perché non si fa vedere? Perché non interviene liberando l’uomo dalla violenza, dalla sofferenza?”. Se non trovano risposte rifiutano Dio, lo ritengono un rompiscatole, inutile. Ricordo quanto mi confidava Rudy, un giovane di 22 anni: “Personalmente non credo in Dio, ma se per caso ci fosse, mi lasci stare”.
La fede in crisi. F. Nietzsche racconta di un folle che in luminoso mattino accese una lanterna e corse al mercato per gridare a tutti: “Io cerco Dio, io cerco Dio!”. Siccome in quel posto c’erano molte persone che non credevano in Dio, si fecero una grande risata. Uno chiese: “Si è dunque perduto Dio?”. E un altro: “Si è nascosto? Ha paura dell’uomo?”. E tutti ridevano e beffeggiavano il folle. Quel pazzo li fulminò con lo sguardo e gridò: ”Dov’è andato Dio? Velo dico io! Noi l’abbiamo ucciso, voi ed io! Noi siamo i suoi assassini!”. Nietzsche, con questo racconto, voleva dimostrare che solo un pazzo poteva ancora cercare Dio, gli altri no, gli altri ne fanno a meno… Io sono convinto, cari amici, che non dovete avere fretta a liquidare Dio dalla nostra vita. Se siete seri, continuate a lasciare la porta aperta, ponetevi delle domande, cercate delle risposte. Anche perché Dio non muore il giorno in cui voi decidete di non credere in lui, ma siete voi a morire quando la vostra vita non sarà raggiunta, rafforzata, rinnovata da lui
L’iniziativa di Dio. Se volete incominciare a credere dovete essere spontanei, sinceri e buttare sul piatto tutto ciò che siete e che avete. Se temete di essere “fregati”, la fede non fa per voi. Se pensate che uno possa credere senza che qualcosa cambi nella sua vita, non farete mai il salto decisivo. Dovete superare certe difese, imporvi nuovi pensieri, progettarvi in modo diverso, recuperare voi stessi, perché vivete troppo “fuori di voi” e siete sballottati qua e là, come burattini, dalla società dei consumi, del divertimento. Qualcuno ha detto che non è vero che i giovani d’oggi non credono in Dio, ma solamente si dimenticano di lui, come ci si dimentica un ombrello…In parte è vero, anche se non si tratta di una dimenticanza, ma di uno “spostamento” da Dio verso alcuni idoli. Il primo di questi è il culto dell’io, cioè la sicurezza che se Dio muore, nasce l’uomo capace di sostituirlo. Sappiamo come e che cosa sa fare l’uomo quando si erge a divinità. Credo però che le diverse sconfitte che l’uomo subisce lo stiano ridimensionando. Infatti, in questi ultimi tempi, il bisogno di credere è presente, specie in voi giovani, dopo la caduta delle ideologie che avrebbero dovuto cambiare le società.
Dio che seduce. Oggi la medicina progredisce, ottiene risultati straordinari. Un computer può scandagliare ogni vostra fibra e scoprire il male nascosto, può persino prevedere in anticipo una anomalia fetale, un disturbo fisico. Al computer sfuggono però i sentimenti, le paure, i complessi, gli enigmi dello spirito. Se volete sottoporre alla radiografia la vostra psiche dovete andare da uno psichiatra: con il suo aiuto potete conoscere le cause nascoste dei disturbi psichici, dei comportamenti anomali. C’è però qualcosa d’altro che sfugge sia al computer che alla scienza, qualcosa che costituisce la parte più profonda e preziosa di voi: la forza interiore che determina le vostre scelte, il senso della vostra vita. Voi non siete solamente un insieme di fibre e di cellule o il risultato di alcuni comportamenti, ma persone che decidono quale donna o uomo volete diventare. La fede fa parte di questa scelta profonda che dà qualità, spessore alla vita e che sfugge alle radiografie e alle analisi precise.
Fede e la vita. Viviamo in un periodo in cui le parole si sprecano: tutto è diventato importante, di tutto ci si deve interessare. In realtà, poche cose fanno presa su di voi: vi siete abituati a ridimensionare ogni cosa, a livellare tutto, ad accostarvi ad ogni avvenimento solo per pochi istanti, quanto dura un’emozione. In questo modo spesso trattate anche la fede, che vi va stretta, scomoda. Forse pensate di abbandonarla o l’avete già fatto, così come state lasciando tante cose di quando eravate bambini. Vi chiedo soltanto di non avere fretta a mettere la fede tra le cose da mandare in solaio. Anche perché, vi ricorda F, Dostoevskij: “Se l’uomo rigetta Dio, s’inginocchia davanti a un idolo di legno o di oro o immaginario”. Credo che non ci sia bisogno di dimostrare la verità di questa affermazione. Credere vuol dire, prima di tutto, che è Dio a prendere l’iniziativa, è lui che ha scelto per primo d’aprirsi a voi, di farvi partecipi della sua presenza e quindi il vostro credere è soprattutto risposta a una chiamata o accoglienza di un amore. Si presentò a Gesù un giovane, uno dei tanti che l’aveva ascoltato per chiedergli che cosa doveva fare per salvarsi. Gesù gli rispose di cambiare vita. Il giovane alla richiesta di abbandonare i suoi idoli e comodità, decise di scappare. Rimanete vicino al Signore, cari ragazzi e giovani, se non volete essere tristi.
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