Perché alcuni ragazzi si drogano?

Perché alcuni ragazzi si drogano?

Un adolescente spesso assume droga per evitare una condizione fisica o mentale
indesiderata. La droga, qualunque essa sia, interferisce non solo sulla fisiologia
dell’organismo, ma anche e soprattutto sulla mente che registra la sensazione piacevole
data dalla droga, associandola al momento in cui è stata assunta.
Quindi sarà la mente stessa a indurre la persona a nuove assunzioni ogni volta che dovrà
affrontare situazioni simili a quella registrata, seguendo un meccanismo inconscio di
stimolo-risposta. Questo è l’inizio della dipendenza. L’adolescenza non è solo uno spazio
di transizione psicologica, ma va compresa anche dal punto di vista neurobiologico: dai 13
ai 22 anni all’incirca il cervello si modella e assume la struttura adulta, acquisendo le
competenze cognitive, relazionali e affettive che resteranno sostanzialmente stabili nel
resto della vita. Ecco perché gli adolescenti sono le persone più esposte all’incontro con le
sostanze e al rischio di dipendenza.


Le tensioni emotive

Inoltre, gli adolescenti che hanno scarsa fiducia nelle proprie capacità e possibilità e non si
sentono in grado di rispondere alle richieste esterne possono soffrire cronicamente di
disforia e tensione emotiva, che possono esercitare effetti negativi sia a livello cognitivo
sia nelle relazioni interpersonali.
Questi ragazzi possono ricorrere all’uso di sostanze per migliorare le loro performance in
tutti i campi. C’è una condizione di vulnerabilità adolescenziale narcisistica che i genitori
tendono a descrivere come transitoria e che quindi basta attendere. Ciò può essere vero,
si analizza la mente dell’adolescente in evoluzione. Se però la mente subisce alterazioni
significative dovute alle sostanze stupefacenti, allora l’attesa passiva è rischiosa.
Il disagio e l’autoterapia

Non tutti gli adolescenti che usano sostanze diventano effettivamente dipendenti, ma
spesso sono in cerca di un’autoterapia soprattutto per contrastare il senso di disagio
emotivo e sociale, cercando seppur in maniera illusoria di stare meglio, una sorta di
anestesia del dolore e del senso di vulnerabilità interiore. L’adolescenza è l’età in cui
problemi che si presentano sembrano invincibili. Le sostanze servano anche a lenire
pertanto la sofferenza psichica di un insuccesso scolastico, di una perdita affettiva, di
un’incomprensione familiare. Del resto, per alcuni ragazzi il consumo di sostanze si
colloca in una fase della loro crescita con accentuati cedimenti cognitivi e volitivi. La droga
assicura loro un falso rinforzo psichico. Si sentono sicuri e forti per qualche ora, ma poi
terminato l’effetto le loro fragilità riemergono. Di qui la catena delle dipendenze.
Illusione d’onnipotenza

L’adolescente vive la droga come se non fosse tale; usa la sostanza ma sdrammatizza
sulle conseguenze possibili, non si ritiene in alcun modo tossicodipendente. La sostanza è
una via per sperimentare, per trasgredire. Usa la sostanza come se potesse essere l’unico
modo per provare benessere. Alla base c’è un’illusione di onnipotenza: l’adolescente si
sente potente, in grado di gestire le situazioni in cui si trova e in particolare quelle che lo
mettono a disagio. La sostanza è usata come rituale di iniziazione per entrare in un gruppo
o più genericamente per integrarsi. Oppure diviene un mezzo per piacersi di più, per
sentirsi se stesso.


Percezione fittizia del mondo

La scelta della sostanza, a volte, avviene in base alla finalità che gli adolescenti vogliono
raggiungere e in base alla compensazione che mettono in atto. L’assunzione di sostanze
può essere considerata una finzione concreta poiché viene offerta al ragazzo una “reale
percezione fittizia” del mondo: è, cioè, una percezione effimera che dura il tempo
dell’effetto della sostanza e che finisce e scompare quando l’effetto cessa, per lasciare
posto al malessere e spesso ai vissuti down correlati alle sostanze. Si parla di finzione
perché il ragazzo sa bene che le sensazioni gradevoli sono dovute alle sostanze stesse,
ma si comporta “come se” queste sensazioni fossero reali. Molte ricerche hanno rilevato
come comportamenti quali bere alcolici e fumare cannabis vengano percepiti dagli
adolescenti come gesti emancipatori, che avvicinano al mondo degli adulti, portando i
ragazzi che li mettono in atto ad assumere un ruolo di leader tra i coetanei.

Carenza di dialogo in famiglia

Come detto in precedenza, gli adulti di riferimento, primi fra tutti i genitori, dovrebbero
essere in grado di lasciare una strada aperta al dialogo, nel rispetto di tempi e modalità dei
ragazzi. I genitori devono adottare un linguaggio appropriato, evitare paternali, giudizi
categorici o minacce. I ragazzi spesso non riescono a decifrare il loro mondo interiore e
cercano modi semplici e immediati per mettere a tacere sensazioni sgradevoli. I genitori
presenti, aperti e in equilibrio possono rappresentare il primo argine alla loro “tempesta
emotiva” e affiancare i ragazzi in questo compito così complesso. Importante che sia il
ragazzo a comunicare il disagio in atto, trovando nei genitori un rispettoso ascolto. Non
basta però un solo confronto, ma è necessario un dialogo permanente sul problema.

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