11 Set QUEL PICCOLO MONDO DI IERI Come si curavano le malattie
“I ricordi che ci riportano nel passato hanno qualcosa da suggerirci, da insegnarci. Conservano esperienze, desideri raggiunti, ideali che solo il futuro ha potuto accertare. Nel mio piccolo mondo di ieri, povero di cose e ricco d’umano, ho conosciuto persone, vissuto fatti che hanno lasciato in me il desiderio di correre verso il futuro con in mano la fiaccola accesa.” Don Chino Pezzoli
Come si curavano alcune malattie
I nostri bisnonni e nonni curavano le persone malate di fuoco di Sant’Antonio. L’arte l’avevano appresa dai loro vecchi. Il paziente, si metteva vicino a una stufa a legna con il fuoco acceso, l’anziano o l’anziana faceva il segno della croce, diceva per tre volte, soffiando nella ferita e poi nel fuoco acceso: “Fuoco non salire che ti conosco che dalle pietre esci e col vento ti spengo”. Per altre tre volte sputava sulla ferita e poi sul fuoco e questa volta diceva “Fuoco non salire che ti conosco che dalle pietre esci e con l’acqua ti spengo” e poi si rifaceva il segno della croce. Questo per tre giorni.
Per curare il mal di stomaco, le nonne e le mamme preparavano con la crusca una specie di polenta bollente che avvolgevano in una federa da cuscino e poi quando raggiungeva il calore idoneo l’appoggiava sullo stomaco del paziente, recitavano alcune preghiere ai santi, alla madonna e lo stomaco tornava a posto. Spiegavano poi ai nipoti che i santi invocati facevano la parte più importante: pulivano lo stomaco.
Quando uno prendeva una storta, le nonne e le mamme, pestavano lardo e prezzemolo fini fini, appoggiavano il trito sul piede del paziente e lo fasciavano con una benda e dopo qualche giorno di fasciatura la storta guariva. Se qualcuno soffriva di mal di testa o aveva la febbre alta, la nonna o la mamma tagliava a fette le patate, le appoggiava sulla fronte, gli fasciava la testa per fare abbassare la febbre. Si abbassava? Pare di sì.
Se una spina di rovo si ficcava in un dito la nonna o la mamma preparava acqua bollente salata, quando poi la temperatura lo acconsentiva, faceva mettere il dito dell’infortunato in acqua e sale così che la spina usciva assieme al pus. Se necessitava qualche intervento in più, disinfettava un ago da cucito appoggiando la punta sulla fiamma della candela e lentamente e con competenza azionava con l’ago la spina nel dito per farla uscire.
Si curava invece alcune malattie con le erbe che le nonne e nonni conoscevano bene. Si facevano decotti, tisane cotte o crude nelle varie necessità. I fiori di sambuco, essiccati all’ombra in estate, venivano usati bolliti nel latte e farina per gli impacchi contro il mal di denti. Come diuretico e depuratore del sangue si usava la gramigna e la bardana.
Una delle piante più usate nei tempi antichi era sicuramente la malva contro le malattie infiammatorie come le irritazioni del tubo digerente, degli organi urinari e delle vie respiratorie. Le foglie del rovo essiccate bollite nell’acqua si usavano nelle diarree e nelle infiammazioni della bocca.
Le foglie di ortica contenevano proprietà molteplici: contro la diarrea, il diabete, il colesterolo, il reumatismo, l’artrite. Si aveva tanta attenzione per i parassiti intestinali, specie nei bambini. Venivano combattuti con l’aglio, conosciuto già 30 secoli a.C. Contro il raffreddore e l’influenza si facevano i fumenti, cioè si bruciava in una bacinella una pianta chiamata elicriso e anche il timo, si aspirava il fumo sotto un asciugamano. Si facevano decotti con alloro e fiori di tiglio, aggiungendo fiori di biancospino ritenuti tonici, cardiaci.
Quando necessitava curare i foruncoli si usava fare impacchi di foglie di rimiscia cotte sulla brace, oleate e poste calde sulla parte con i foruncoli. Il lattice di colore arancione della celidonia veniva usato per distruggere porri e verruche. Altri metodi venivano usati in certe circostanze, per esempio si metteva gli escrementi caldi delle mucche sulle ferite e pare fossero efficaci, forse proprio perché contenevano le proprietà di tante erbe digerite.
Allora non c’erano medicine e perciò si usavano metodi naturali tramandati di generazione in generazione. Oggi per guarire un mal di testa basta una semplice pastiglia, ma i nostri nonni e bisnonni erano capaci benissimo di curarsi da soli con l’aiuto di quello che offriva la natura.
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