07 Ago QUEL PICCOLO MONDO DI IERI : Il molita o arrotino
L’opinione di Don Chino
2018-10-24 16:29:19
“I ricordi che ci riportano nel passato hanno qualcosa
da suggerirci, da insegnarci. Conservano esperienze, desideri raggiunti, ideali
che solo il futuro ha potuto accertare. Nel mio piccolo mondo di ieri, povero
di cose e ricco d’umano, ho conosciuto persone, vissuto fatti che hanno
lasciato in me il desiderio di correre verso il futuro con in mano la fiaccola
accesa.” Don Chino
Pezzoli
Molita o Arrotino
Lungo le strade dei paesi gridava: “El molita”. Un uomo con i baffi, barba
incolta, capelli arruffati, mani callose che conduceva una bicicletta che sulla
ruota davanti era applicata una ruota in pietra (la mola), azionata dal
movimento dei pedali. Questo artigiano della strada, avvicinava con maestria
alla mola i coltelli, le asce, le roncole e li affilava.
Il
molita di buon mattino arrivava in paese e si collocava sempre allo stesso
posto. Le prime clienti erano le casalinghe con coltelli da cucina e forbici,
poi gli uomini con scuri, falci, roncole per essere affilati. L’uomo che
azionava la mola prima di eseguire il lavoro pattuiva il prezzo. Un vero e
proprio contratto verbale non sempre facile. Le donne riuscivano meglio degli
uomini in questa trattativa. Quelle giovani e carine ancora di più.
Allora
gli utensili da taglio periodicamente si affilavano. Si faceva in modo che gli
utensili durassero e fossero efficienti da cedere poi ai figli, ai nipoti. La
riparazione allora apparteneva al modo di pensare, di conservare anche un
modesto coltello. Era un vanto possedere una scure o una falce appartenente ai
nonni, ai bisnonni.
Il molita era un artigiano esperto che conosceva e valorizzava il metallo e
consigliava il cliente come far durare a lungo l’affilatura. Si vantava della
sua arte, di mettere a nuovo ogni tipo di lama come forbici di grandi
o piccole dimensioni o prodotti d’acciaio come le forbici da seta dal filo
particolarmente sottile come i coltelli da prosciutto.
Noi bambini osservavamo con gli occhi
sbarrati la mola girante che sprigionava scintille a contatto dell’oggetto
metallico affilato e, con stupore, contavamo le gocce d’acqua che bagnavano
lentamente la mola, servivano per non danneggiare il metallo. La presenza di
noi bambini gli era gradita forse perché con le nostro chiasso pubblicizzava la
sua presenza.
I grandi lo chiamavano per nome e non
gli risparmiavano battute spiritose e anche critiche sull’utensile affilato. La sua perentoria affermazione non
si faceva attendere: “Se non taglia, riportamelo”. All’onestà dell’arrotino faceva
purtroppo seguito la furbizia del cliente che contestava l’affilatura per
ottenere un piccolo sconto.
Il giorno del molita per le casalinghe era
il giorno propizio per uscire di casa, d’avvolgere in un asciugamano gli
utensili d’affilare e speditamente raggiungere quest’uomo che non sollevava mai
lo sguardo dalla sua mola, se non alla loro vista. Per queste, l’uomo della
mola diventava l’apoteosi del maschio, il messaggero che portava qualche nuova
notizia dei paesi vicini. La curiosità a quei tempi, si appagava anche
incontrando il forestiero.
Da molti
decenni questo personaggio “El molita” non c’è più, l’utensile che non taglia o
si cambia o lo si manda ad affilare in qualche officina. Riservare un piccolo
ricordo e merito a questo artigiano del passato è doveroso, se non altro per
aver facilitato e alleggerito in passato il lavoro della casalinga, del
falegname, del macellaio, del boscaiolo con le sue pazienti affilature. Con lui
è uscito di scena un modesto artigiano che lavorava per pochi soldi e con tanta
passione.
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