QUELLA COSCIENZA CHE NON C’E’

QUELLA COSCIENZA CHE NON C’E’

Pensaci Su…
2017-02-24 13:32:12

Non ne possiamo più di ladri arroganti che gridano ai quattro venti di essere onesti, di avere le mani pulite mentre occultano

Non ne possiamo più di ladri arroganti che
gridano ai quattro venti di essere onesti, di avere le mani pulite  mentre occultano  la coscienza sporca.  Noi che ogni giorno dobbiamo lottare per
assicurare ai più poveri un piatto, un letto e un tetto, rimaniamo amareggiati
di fronte ai soldi e beni avuti attraverso raggiri chiamati affari,
classificati favori.  Poi con il
maltolto, i novelli ricchi epuloni 
(gratta e vinci) possono acquistare ville, aprire conti bancari ovunque,
coprire di diamanti le amanti, essere corteggiati e vezzeggiati da un codazzo
di baciapile. I grandi nel portafoglio, si sentono famosi, attirano le
telecamere, fanno sapere che la loro disonestà è condivisa da molti o meglio
praticata come normalità.  I poveri no, i
poveri disoccupati  passano le loro
giornate chiedendo umilmente un posto di lavoro, qualche occupazione
giornaliera per avere in tasca il necessario per comperare la pasta, il riso,
un paia di scarpe per il bambino. 

C’è
bisogno di moralità?

Si va dicendo che c’è bisogno di moralità. Più
che di moralità, nella nostra società, c’è bisogno d’uguaglianza. L’uguaglianza
è un valore che parte dalla coscienza personale e investe quella sociale.  Certo, la coscienza va educata attraverso
alcuni valori che rendono possibile la vita e la qualità della stessa. Quando
viene meno un modo di pensare morale, il costume si corrompe e non può esserci
una convivenza che tende al bene di tutti. Le stesse leggi senza il sostegno di
una coscienza personale vengono trasgredite e le iniziative punitive per correggere
i reati, brancolano in ogni direzione alla mercé delle opinioni politiche
divergenti. La moralità sociale sta nell’incontro, nel dialogo, tra coscienza
individuale e le norme legislative che rendono il bene del singolo un bene
comune, un costume di convivenza, un metodo di onestà.

Un
pensiero debole e confuso

Ne consegue che la crisi morale va cercata
nella nostra formazione culturale, in quel pensiero debole e confuso che priva
la mente di un codice valoriale che orienta e qualifica le scelte, le azioni,
il bene comune da conseguire. L’uomo del nostro tempo, si chiede: “Che cos’è il
bene e che cos’è il male?”. In questa domanda è presente il desiderio diffuso:
sapere che cosa dobbiamo considerare virtù e che cosa vizio. Tutti vorremmo
trovare un punto sicuro, un ancoraggio, una guida. La magistratura non può
sopperire alla formazione della coscienza: essa ha bisogno che il bene e il
male abbiano dei “custodi”, dei garanti. Ha bisogno di ambienti educativi che
formino il pensiero al sentimento dell’amore, della  fraternità, della condivisione o
uguaglianza.  I media hanno una forte
incidenza sul pensiero etico dei giovani e degli adulti. E’ giunto quindi il
momento di educare le coscienze, di mettere nell’anima messaggi positivi spesso
svalutati dal mercato delle opinioni.

I
buoni esempi contano

E’ giunto il momento di buttare nel cuore
dell’uomo esempi, testimonianze di bontà, di altruismo, di dono, di onestà
soprattutto. Sono valori e vissuti che illuminano la mente e rendono possibile
la moralità personale e sociale, la rettitudine, la convivenza, l’uguaglianza. La
moralità di un popolo risiede nella mente dell’uomo per poi diffondersi,
spandersi. E’ dal di dentro dell’uomo che nasce il male e il bene. E’
sorprendente rilevare come il male della disonesta abbia coinvolto tante
persone insospettabili. Ciò sta a dire che il “virus” della cupidigia penetra
nella mente e mette fuori uso la coscienza, il buon senso, quella onorabilità e
dignità che l’uomo maturo deve portare appresso. 

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