07 Ago Un Grazie ad Enrico Letta
L’opinione di Don Chino
2014-02-20 20:27:52
Papa Francesco, sempre sensibile e attento, telefona a Enrico Letta per ringraziarlo. Un gesto che merita rilievo. Nella telefonata del papa è presente un sentimento comune a tanti italiani: riconoscere a Letta il lavoro politico fatto con dignità e umiltà, qualità umane, quest’ultime, rare nella nostra società
Che cosa ci lascia Letta in eredità in nove mesi di
Governo? A me sembra, prima di tutto, quel atteggiamento composto e silenzioso,
dopo una rinuncia imposta da tatticismi politici poco democratici. Il suo silenzio è per le persone attente
eloquente, più delle parole. Vuole dire a noi che siamo soliti ricevere una
fiumana di parole, contestazioni, grillate che quello di Enrico Letta era un
servizio politico, non una ostentazione di potere. Il potere, di solito, prende
la testa e sappiamo benissimo quali sono le reazioni al momento della
perdita. Il silenzio di questo ex
presidente del Consiglio ci insegna che qualsiasi potere è come una bolla di
sapone: c’è e non c’è più. Non vale quindi la pena investire sul potere, ma
solo sui propri valori umani, morali e spirituali. Ciò è necessario per non
logorare la propria salute fisica e mentale. A me piaceva Letta per il suo
atteggiamento possibilista, controllato. Presentava i suoi obiettivi da raggiungere
e faceva anche capire le difficoltà da superare. Ispirava al cittadino comune
fiducia per la sua dignità e moralità, qualità molto importanti in una società
di palloni gonfiati. Non entro in merito sulle modalità della sostituzione del
leader che ha fatto pensare a molti di noi alle strategie di mercato quando si
vuole sostituire un prodotto o lanciarne un altro. Lo rimpiangeremo questo presidente. Sì,
perché nel ridisegnare gli assetti istituzionali, per non dire economici e
sociali, di un paese non si può certo sperare di ottenere qualcosa di sensato
procedendo a colpi di “schiacciasassi”, ha detto qualcuno. Ma questo è un male
tutto italiano. L’attesa messianica di un leader di ventura, dell’uomo nuovo
estraneo “agli intrighi di palazzo” e capace perciò proporre soluzioni
istantanee è ormai il messianismo dei nostri tempi. Enrico Letta lo si accusa di non aver avuto
l’immediata capacità decisionale, di intervenire per attuare velocemente le
riforme. Si proponeva di fare le riforme
attraverso interventi normativi, non per mezzo di grandi riforme epocali,
facendo prevalere l’esigenza dell’efficacia di un partito sulle decisione
parlamentari. Mi ha fatto male sapere che Enrico Letta ha trattenuto a stento
le lacrime quando ha lasciato così immeritatamente l’incarico e mi ha commosso
la sua passeggiata silenziosa per le strade di Trastevere, con la mano sulla
spalla del figlio. Posso dire che abbiamo bisogno, mai come oggi, di persone
con qualità umane e politiche come Enrico Letta? Sono questi esempi che contano
e che vanno fatti conoscere specialmente alle nuove generazioni dei politici
che spesso mettono in mostra la loro immagine e sfornano promesse a buon
mercato. Sarà il tempo a farci capire il valore di un uomo che ha servito lo
Stato con tanto entusiasmo e serietà. Per ora voglio solo dire a Enrico Letta
che anche questa esperienza politica ha certamente arricchito la sua vita, le
sue potenzialità, la sua saggezza. Vada avanti, non perda la speranza. Anche il tempo, per nostra fortuna, è galantuomo.
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