07 Set UN LIBRO SULLA PRUDENZA
Stavo tenendo una lezione agli ospiti di una mia comunità therapeutic e uno di loro mi chiese quale sarebbe stato l’argomento del mio prossimo libro. Gli dissi che mi ero imbarcato nell’impresa di esaminare cosa significasse vivere prudentemente. Il giovane con il dissenso dipinto in volto, scosse la testa e mi disse. «Una pessima idea, chi mai in questa società desidera essere prudente? La vita sarebbe un tormento, frenata in ogni scelta e azione». E continuò: «È più facile vivere in modo spontaneo, senza sapere quello che si fa ed evitare di spremersi la testa in congetture come se fosse un limone. Mi piace una mente spontanea, libera».
È vero che vivere con prudenza richiede un certo sforzo, comporta difficoltà notevoli, che esamineremo. Il tema centrale di questo libro è che i vantaggi sono di gran lunga superiori, se si vive con la scorta della prudenza. Vivere prudentemente è liberatorio e fonte di serenità. Non è un peso, ma un alleggerimento. Persegue il bene che alleggerisce la mente e scarta il male che l’appesantisce. La persona saggia è libera, lo stolto no.
Quindi la scelta sta nel decidere se vivere essendo consapevoli delle nostre azioni o no. Il rischio di molti sta proprio nel vivere istintivamente o come si suole dire emotivamente: la loro mente si esime dal pensare, vagliare i pensieri che diventano poi azioni, scelte. Non è difficile capire che la prudenza nelle nostre azioni dà senso, energia, mentre la sua assenza ci riserva incertezza, superficialità. Essere prudenti significa essere mentalmente attivi e non passivi. Non è poco.
Mentre la vita è piena di dubbi, ci chiediamo se stiamo facendo bene e facciamo progetti, nella nostra mente c’è una risorsa che ci suggerisce cosa fare: è la Prudenza. Questo libro l’ho scritto proprio per parlare di questa qualità umana. Si tratta di consigli, esperienze, testimonianze che suggeriscono come sviluppare l’intelligenza valutativa. Non ne sentiamo il bisogno? Sbagliamo: basta verificare i nostri comportamenti per capirlo.
Facciamoci alcune domande. I nostri rapporti con gli altri funzionano? Comunichiamo con chiarezza di linguaggio? Le scelte che facciamo sono in perseguimento del nostro bene e di quello degli altri? I nostri silenzi comunicano qualcosa? Le nostre emozioni negative sono ridimensionate dal buonsenso? Le persone che frequentiamo ci cercano, stanno volentieri con noi? E ancora: la stupidità, la falsità, il pettegolezzo, l’invidia, l’ingenuità sono abitudini che portiamo appresso inconsciamente?
Quante domande che comporta la prudenza. Cerco di riflettere su di esse e su altre perché voglio rimettere al centro della vita questa virtù ormai declassata, consapevole che è e rimane indispensabile a tutti. Il rischio sta nel pensare di possederla come fosse un qualcosa di ereditato, ricevuto da qualcuno che ci ha accolto e accompagnato fin dall’inizio la nostra piccola storia. Non è un’eredità, ma un talento acquisito lentamente attraverso la riflessione, le scelte e le azioni.
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