16 Lug La pazienza
Il sociologo Francesco Alberoni nel suo interessante libro Ottimismo sostiene che questa
qualità umana è il presupposto per capire come agire diversamente.
Quasi tutti i problemi si possono risolvere con un atteggiamento positivo, paziente,
accettando la sfida, il rischio, con animo sereno. Ottimismo e pazienza tuttavia convivono
per dare speranza o capacità di superarci, di migliorarci. Operano insieme per farci fare
quel passo importante di attendere qualcosa in più che dà un senso pieno alla vita. Le
riflessioni che seguono lo attestano.
Di fronte ai contrattempi la pazienza ci vuole. Spesso la fretta della vita quotidiana, il
lavoro, la famiglia, gli impegni domestici ci mettono a dura prova imponendoci ritmi di
attività che spesso finiscono col superare la nostra umana sopportazione ed espongono il
corpo e la psiche ad alti livelli di stress. Ne consegue la perdita della pazienza e
l’insorgere di sintomi evidenti che generano stanchezza mentale, sfiducia in ciò che si fa.
La fretta compromette la speranza che promuove una vita serena capace di affrontare i
contrattempi, comprendere il significato di ogni attimo, sognare un futuro possibile. Se
vogliamo essere sereni, la pazienza è una qualità umana fondamentale. Del resto è
possibile continuare a fare tutto (o quasi) quel che si è fatto fino a quel momento, ma con
una scorta interiore, un impianto difensivo alla portata di ciascuno di noi, che ci può
aiutare: la santa pazienza come la chiamavano i nostri nonni.
La pazienza non ha nulla a che vedere con la passività o la rassegnazione, ma al contrario
è una disposizione attiva, segno di grande potere, una pratica emotiva liberatoria che ci
aiuta ad aspettare, osservare, e decidere come agire al meglio. Non è solo una forma di
attesa, ma è un duro lavoro che si effettua dentro di noi mentre aspettiamo. Non è un
ignorare i problemi, i contrattempi, ma concedersi del tempo, laddove possibile, per
affrontarli con maggiore lucidità ed evitare azioni avventate. Consiste pertanto nella
capacità di dilatare nel tempo la gratificazione al fine di ottenerne un risultato più certo. Un
modo di calmare la mente quando si è sotto stress. Questo freno mentale ci vuole. Avere
pazienza, infatti, non significa trattenersi, perché questa modalità interiore crea tensione, inibisce ed eleva ulteriormente l’aggressività latente. La persona paziente dev’essere libera interiormente per valutare i pro e i contro di ogni scelta importante.
La pazienza può essere paragonata a una forma di compassione, un conciliarsi con i
propri limiti, evitando di cadere nelle trappole del decisionismo. Spesso, infatti, quando si è
in preda all’impazienza si finisce per commettere azioni di cui a posteriori ci si può pentire
amaramente. La pazienza è anche legata alla fiducia, alla fede, alla speranza, alla
motivazione, alla persistenza. Non è un’azione, ma uno stato mentale e come stato
mentale va elaborato con saggezza. Fa bene a tutti riservarci un momento d’attesa, di
riflessione prima di agire, per evitare la frustrazione. Se siamo precipitosi nel soddisfare i
nostri desideri e le aspettative e poi non vengono esauditi sorge in noi la frustrazione.
La frustrazione è una sensazione di agitazione, malessere, fastidio, intolleranza che ha a
che fare con l’incapacità di rimandare la gratificazione. La società in cui oggi viviamo con i
suoi ritmi sempre più frenetici ci sta abituando, spesso erroneamente, a ottenere tutto e
subito, e magari anche senza sforzo. Questo, alla lunga, ci disabitua alla pazienza, alla
perseveranza, all’impegno e ai risultati differiti nel tempo e ci procura frustrazione.
Ancora, la frustrazione è uno stato d’animo d’impotenza che spesso inquina la speranza.
La frustrazione viene definita come quello stato emotivo che nasce in conseguenza di
un mancato soddisfacimento di uno scopo, di un bisogno o di un desiderio: nel momento
in cui il piacere viene negato ecco qui che fa capolino la frustrazione. Uno stato d’animo
che pensiamo di anestetizzarlo riservando i nostri desideri da realizzare nel futuro
immediato, ma purtroppo ci sentiamo più impazienti, meno tolleranti e di cattivo umore.
Tale disposizione interiore non solo nuoce alla salute personale, ma rischia di danneggiare
le relazioni con gli altri e non ci mette nella condizione di contrastare i momenti difficili e gli
imprevisti che la vita ci “spara” addosso. Nei momenti difficili abbiamo a che fare con la
nostra stabilità psichica interiore, non dipende dalle persone che abbiamo intorno, da quel
che stiamo facendo e nemmeno dal luogo in cui siamo. Adottare quindi la pazienza può
essere emotivamente liberatorio, in quanto implica una dinamica interiore attiva,
costruttiva che lenisce la stessa frustrazione.
La pazienza è foriera di saggezza. Coltivare la pazienza non significa essere disposti a
tutti, farsi prevaricare o sfruttare dagli altri. Al contrario, la pazienza conduce al porre dei
limiti perché fondandosi sulla interiorità consente di nutrire uno sguardo ampio sulle
situazioni e scegliere le giuste azioni. Senza dubbio esistono tratti di personalità che ci
predispongono verso maggiore o minore pazienza, nonostante ciò ci si può allenare.
Ciascuno può crearsi la sua palestra interiore ovunque e in qualunque momento: meditare
sulle scelte, sui rischi e pervenire a quella saggezza umana capace di contrastare gli
tsunami della vita. La preghiera di Tommaso Moro esprime la forza di questa virtù:
“Signore, che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, che io
possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, che io possa avere
soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere”.
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