La pazienza

Il sociologo Francesco Alberoni nel suo interessante libro Ottimismo sostiene che questa qualità umana è il presupposto per capire come agire diversamente.
Quasi tutti i problemi si possono risolvere con un atteggiamento positivo, paziente, accettando la sfida, il rischio, con animo sereno.
Ottimismo e pazienza tuttavia convivono per dare speranza o capacità di superarci, di migliorarci. Operano insieme per farci fare quel passo importante di attendere qualcosa in più che dà un senso pieno alla vita. Le riflessioni che seguono lo attestano.
Di fronte ai contrattempi la pazienza ci vuole. Spesso la fretta della vita quotidiana, il lavoro, la famiglia, gli impegni domestici ci mettono a dura prova imponendoci ritmi di attività che spesso finiscono col superare la nostra umana sopportazione ed espongono il corpo e la psiche ad alti livelli di stress. Ne consegue la perdita della pazienza e l’insorgere di sintomi evidenti che generano stanchezza mentale, sfiducia in ciò che si fa.
La fretta compromette la speranza che promuove una vita serena capace di affrontare i contrattempi, comprendere il significato di ogni attimo, sognare un futuro possibile. Se vogliamo essere sereni, la pazienza è una qualità umana fondamentale. Del resto è possibile continuare a fare tutto (o quasi) quel che si è fatto fino a quel momento, ma con una scorta interiore, un impianto difensivo alla portata di ciascuno di noi, che ci può aiutare: la santa pazienza come la chiamavano i nostri nonni.
La pazienza non ha nulla a che vedere con la passività o la rassegnazione, ma al contrario è una disposizione attiva, segno di grande potere, una pratica emotiva liberatoria che ci aiuta ad aspettare, osservare, e decidere come agire al meglio.
Non è solo una forma di attesa, ma è un duro lavoro che si effettua dentro di noi mentre aspettiamo. Non è un ignorare i problemi, i contrattempi, ma concedersi del tempo, laddove possibile, per affrontarli con maggiore lucidità ed evitare azioni avventate. Consiste pertanto nella capacità di dilatare nel tempo la gratificazione al fine di ottenerne un risultato più certo. Un modo di calmare la mente quando si è sotto stress. Questo freno mentale ci vuole. Avere pazienza, infatti, non significa trattenersi, perché questa modalità interiore crea tensione, inibisce ed eleva ulteriormente l’aggressività latente. La persona paziente dev’essere libera interiormente per valutare i pro e i contro di ogni scelta importante.
La pazienza può essere paragonata a una forma di compassione, un conciliarsi con i propri limiti, evitando di cadere nelle trappole del decisionismo. Spesso, infatti, quando si è in preda all’impazienza si finisce per commettere azioni di cui a posteriori ci si può pentire amaramente.
La pazienza è anche legata alla fiducia, alla fede, alla speranza, alla motivazione, alla persistenza. Non è un’azione, ma uno stato mentale e come stato mentale va elaborato con saggezza. Fa bene a tutti riservarci un momento d’attesa, di riflessione prima di agire, per evitare la frustrazione. Se siamo precipitosi nel soddisfare i nostri desideri e le aspettative e poi non vengono esauditi sorge in noi la frustrazione.
La frustrazione è una sensazione di agitazione, malessere, fastidio, intolleranza che ha a che fare con l’incapacità di rimandare la gratificazione.
La società in cui oggi viviamo con i suoi ritmi sempre più frenetici ci sta abituando, spesso erroneamente, a ottenere tutto e subito, e magari anche senza sforzo. Questo, alla lunga, ci disabitua alla pazienza, alla perseveranza, all’impegno e ai risultati differiti nel tempo e ci procura frustrazione.
Ancora, la frustrazione è uno stato d’animo d’impotenza che spesso inquina la speranza.
La frustrazione viene definita come quello stato emotivo che nasce in conseguenza di un mancato soddisfacimento di uno scopo, di un bisogno o di un desiderio: nel momento in cui il piacere viene negato ecco qui che fa capolino la frustrazione. Uno stato d’animo che pensiamo di anestetizzarlo riservando i nostri desideri da realizzare nel futuro immediato, ma purtroppo ci sentiamo più impazienti, meno tolleranti e di cattivo umore.
Tale disposizione interiore non solo nuoce alla salute personale, ma rischia di danneggiare le relazioni con gli altri e non ci mette nella condizione di contrastare i momenti difficili e gli imprevisti che la vita ci “spara” addosso. Nei momenti difficili abbiamo a che fare con la nostra stabilità psichica interiore, non dipende dalle persone che abbiamo intorno, da quel che stiamo facendo e nemmeno dal luogo in cui siamo. Adottare quindi la pazienza può essere emotivamente liberatorio, in quanto implica una dinamica interiore attiva, costruttiva che lenisce la stessa frustrazione.
La pazienza è foriera di saggezza. Coltivare la pazienza non significa essere disposti a
tutti, farsi prevaricare o sfruttare dagli altri. Al contrario, la pazienza conduce al porre dei limiti perché fondandosi sulla interiorità consente di nutrire uno sguardo ampio sulle situazioni e scegliere le giuste azioni. Senza dubbio esistono tratti di personalità che ci predispongono verso maggiore o minore pazienza, nonostante ciò ci si può allenare.
Ciascuno può crearsi la sua palestra interiore ovunque e in qualunque momento: meditare sulle scelte, sui rischi e pervenire a quella saggezza umana capace di contrastare gli tsunami della vita.
La preghiera di Tommaso Moro esprime la forza di questa virtù: “Signore, che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, che io possa avere soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere”.