20 Lug La paura emozione comune
Il sentimento della paura quindi è presente in tutti e ha una sola spiegazione: indica il
limite della nostra conoscenza sul presente e futuro. Possiamo pensare di avere una
giornata, una settimana, un mese sereni, ma il dubbio ritorna. Spesso ci affidiamo alla
nostra immaginazione per accendere luci che rischiarino ombre future. Oppure al contrario
ricorriamo ai film dell’orrore, alla cronaca nera, ai romanzi di avventura per anestetizzare
la paura. Non serve. Ci vorrebbe invece la necessaria prudenza nell’analizzare i problemi.
I film horror servono a soddisfare il bisogno dei consumatori che sono alla ricerca di una
catarsi dalle paure reali. Si pensi alla paura del buio, che è alla base della trama di molti
film. È una paura diffusa, basta pensare quando sentiamo un rumore di notte e subito
accendiamo la luce. La paura del buio non è paura dell’oscurità, ma una preoccupazione
relativa ai pericoli che potrebbero essere nascosti nelle tenebre. Gli sceneggiatori dei film
dell’orrore sanno benissimo che le paure vendono.
Fin da piccoli i nostri genitori ci hanno presentato il buio in modo negativo: “Non uscire di
casa se c’è buio; la strada per andare dall’amico è buia, può esserci qualche balordo, non
andare”. Ne consegue che quando camminiamo di notte in una strada buia non si ha
paura della strada o del buio, ma si ha paura di incontrare qualcuno che ci faccia del male.
Non è pertanto un pericolo imminente, ma la possibilità di un pericolo che ci fa provare
paura. Possibilità non è certezza, e, nella maggior parte dei casi, la probabilità che ci
succeda qualcosa di brutto tende allo zero, ma la parte razionale del nostro cervello in
questi casi rimane spenta. Per prevenire questa paura basterebbe evitare di ricordare certi
fatti avvenuti in luoghi bui o smettere di associare il buio al male. Tatto e prudenza!
Un’altra paura è quella di rimanere bloccati in ascensore o chiusi in una stanza. Molti
ascensori proprio per dare l’illusione di uno spazio maggiore contengono uno specchio.
Anche in questo caso la probabilità di un blocco dell’ascensore è molto bassa, così come
è bassa la probabilità di essere chiusi in una stanza. Ma l’essere umano è irrazionale e
continua a usare schemi mentali di questo tipo. Un ragazzo mi confidò che la madre, tutte
le volte che saliva in ascensore, lo pregava di prendere le scale, ricordando che due anni
prima era rimasta bloccata in un ascensore per due ore. Racconti che turbavano il figlio:
bisogna essere prudenti nel raccontare i nostri traumi agli altri.
Conosco persone che mai farebbero un viaggio in aereo per paura. Una paura che cresce
con il tempo. Questo tipo di paura va affrontata con il primo volo e in seguito continuando
a volare. Di qui la necessità di convincere i ragazzi e gli adulti che hanno paura di
prendere l’aereo a fare viaggi. Un rischio esiste in effetti, ma basta un po’ di coraggio
iniziale per superarlo. La vita è fatta di rischi; l’importante è non farli diventare reali con la
fantasia.
Esiste, come sappiamo, anche la paura di amare, di aprirsi e di affidarsi agli altri; svelare
loro i nostri difetti e debolezze, togliere ogni maschera e mostrarci per quello che siamo
davvero. Ciò a causa delle esperienze passate: relazioni precedenti finite male creano
paura di nuove delusioni, scatenando meccanismi di difesa, di autotutela. Si erige pertanto
uno scudo che ci impedisce il nuovo incontro. Fuggiamo, evitiamo l’altra persona per
paura di soffrire. La paura di amare la si cura con una scorta di buon senso e prudenza,
frequentando e conoscendo nuove persone senza pregiudizi. Si tratta di pulire la mente
dai ricordi e metterla in funzione per il nuovo. Per depotenziare questa paura, servono
prudenza e pazienza. E non bruciare le tappe.
Accettiamo quindi questa nostra fragilità, la paura. Vigiliamo sulle difficoltà, sulle perdite,
incognite, sofferenze che la vita ci riserva. È utile ricordare che la paura, nonostante tutto,
ci offre la possibilità di conoscere una parte di noi che forse, in passato, abbiamo
sottovalutato. “Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama
ieri, l’altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e,
principalmente, vivere. (Dalai Lama). La paura purtroppo fa sì che la nostra mente si
occupi dei soli due giorni in cui non possiamo far niente: ieri e domani.
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